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Ristoranti/2, venerdì 15 Io apro: ribellione contro il Dpcm, locali aperti

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MILANO – Da Milano a Roma, da Bologna a Napoli, da Torino al nord est.

Sono ormai centinaia i ristoratori che hanno aderito all’appello per la disobbedienza civile “Io Apro”. A capeggiarli sono Antonio Alfieri, che gestisce SenzaScampo, Il Caminetto e La Filatteria 1.0 a Sassuolo; Umberto Carriera della Grande Bellezza a Pesaro; Momi di Tito Baracca a Firenze. Il riferimento è a Winston Churchill: “Se due persone fumano sotto il cartello ‘Divieto di fumare’ gli fai la multa, se venti persone fumano sotto il cartello ‘Divieto di fumare’ chiedi loro di spostarsi, se duecento persone fumano sotto il cartello ‘Divieto di fumare’ togli il cartello”. Appuntamento quindi a venerdì 15, quando tante serrande resteranno alzate, a prescindere dalla cabala dei colori.

Ne parla in un bel servizio Alessandra Meldolesu sul sito www.reportergourmet.com. Ne riportiamo uno stralcio dell’intervista.

Alfieri, ci può descrivere la condizione reale dei ristoratori? I ristori le sono arrivati? Lei personalmente quanto perde? È recentissima la protesta della FIPE sulla mancata erogazione della cassa integrazione.

Parlo del mio caso, che è quello che conosco. Siamo rimasti completamente chiusi per 6 mesi, perché posizionandoci su una fascia medio alta, non lavoriamo a mezzogiorno, non facciamo delivery né asporto. Quindi su 3 locali abbiamo perso 580mila euro di fatturato. Ad oggi sono arrivati 28200 euro di ristori, 9000 la prima volta, il resto la seconda. Per quanto riguarda la cassa integrazione, i miei dipendenti stanno ancora aspettando l’ultima settimana di ottobre. Quindi come primo invio cosa riceveranno, 100 o 200 euro? Ma i miei conti posso farli in fretta: solo di affitto spendo 8400 euro al mese, poi ci sono le bollette anche da fermo e arriviamo a 11 mila, senza contare tari e altre tasse, commercialisti, banche e tutto il resto. Ci sono state misure sugli affitti, è vero, che però vanno anticipati, mentre i contributi dei dipendenti sono stati posticipati. Per fortuna nel mio casi i proprietari dei muri si sono mostrati solidali. E la mia banca è il fornitore. Non abbiamo potuto accedere ai finanziamenti perché non hanno tolto la manleva; ora poi al minimo rosso sei segnalato. Ma c’è anche chi è stato più sfortunato. Penso agli “esodati”, coloro che ad aprile 2019, mese su cui si parametrano le misure, non avevano ancora aperto. A loro non è andato nulla, come pure all’indotto, che è stato totalmente ignorato.

Cosa succederà il giorno 15?

Venerdì, sabato e domenica saranno le tre giornate della ristorazione: se riusciamo a reggere, lunedì saremo in centinaia di migliaia. Non si tratta solo di restare aperti, ma di avviare un dialogo importante per ottenere un sostegno concreto. Fioccheranno le multe? Ce ne faremo carico con i nostri legali, anche se dovessero colpire gli ospiti. E in ogni caso preferisco pagare qualche multa, magari fra due anni, che scomparire. Momi è aperto da due mesi e mezzo, ha ricevuto 8 sanzioni e ne ha pagate 2 o 3, le altre andrà a discuterle a suo tempo. Personalmente non dormo da quattro giorni, passo le notti a inserire i dati e a lanciare messaggi. Perché sono consapevole che esponendomi rischio, ma resto convinto che sia una battaglia giusta per il nostro settore.

SITUAZIONE A ROMA DOPO NUOVO DPCM DEL 18 OTTOBRE
BAR CHIUSURA CHIUSURE ESERCIZI ESERCIZIO
ATTIVITA’ COMMERCIALE COMMERCIALI
GESTORE GESTORI LOCALE LOCALI
CRISI DEL COMMERCIO E RISTORAZIONE

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