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Rigenerazione urbana: con la nuova legge zero burocrazia per il recupero delle cascine abbandonate

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MILANO –  “Il recupero a burocrazia zero delle cascine lombarde dismesse e’ una opportunita’ straordinaria per
il nostro territorio. Offrira’ la possibilita’ di valorizzare un patrimonio senza eguali in Europa garantendo la
multifunzionalita’ che e’ propria dell’agricoltura moderna. Gli edifici agricoli sono spesso abbandonati a causa della evoluzione produttiva e normativa di una attivita’ sempre piu’ avanzata sotto il profilo tecnologico”.

Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi Fabio Rolfi, commentando l’approvazione da parte del Consiglio della nuova legge sulla rigenerazione urbana, che contiene anche un
articolo riguardante la semplificazione normativa per il recupero delle cascine dismesse in Lombardia.

“E’ auspicabile – ha aggiunto Rolfi – il recupero attraverso l’attivita’ agricola, ma bisogna essere realisti e prendere atto che una cascina viene dismessa quando non e’ piu’ utile. Per recuperare questo patrimonio bisogna pensare ad ampliare la possibilita’ di utilizzo con attivita’ compatibili con il contesto
agricolo. Le cascine abbandonate in Lombardia potranno per esempio ospitare attivita’ ricettive, centri ippici, attivita’ residenziali e di piccolo commercio. Questo potra’ creare indotto e posti lavoro e rendera’ le nostre campagne fruibili anche a un piu’ ampio turismo rurale come gia’ avviene in altre regioni italiane. Stiamo cercando di dare un futuro a un patrimonio significativo oggi fatiscente, abbandonato e privo di una chiara
funzionalita’”.

Si stima che gli edifici rurali abbandonati nella nostra regione siano circa 30.000. Grazie alla nuova norma, il recupero di questi immobili verra’ riconosciuto come un’attivita’ di pubblico interesse, per ragioni storiche, culturali e territoriali. Si potra’ dunque realizzare in deroga ai Pgt e ai piani territoriali attraverso una delibera comunale semplificata. Sara’ possibile ampliare la superficie lorda del 20% e cambiare la destinazione
d’uso, con alcune preclusioni: la media e grande distribuzione commerciale e la destinazione produttivo-industriali, per salvaguardare la storia degli edifici. Il tutto con il limite di non interferire con l’attivita’ agricola esistente e limitando l’impatto ai soli edifici rurali dismessi da almeno tre anni ed esistenti alla data di approvazione della legge.

“Si tratta di una norma che vuole valorizzare le aree agricole. Ricordo che sara’ comunque il Comune ad avere voce in capitolo sugli interventi, che dovranno essere approvati attraverso una delibera. Questo mette al riparo da interventi scriteriati e tutela l’autonomia decisionale degli enti locali. La norma mira a rivalutare il patrimonio esistente. Salvaguarda quindi le aree agricole da nuove edificazioni e di conseguenza dal cemento” conclude Rolfi.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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