Sotto il portico di una vecchia
cascina da tempo abbandonata
una vanga una falce due stivali
un rastrello un sacco marciscente
con la scritta urea varie ruote
di cui una ad una parete di mattoni
rossi appesa di nafta un bidone
rovesciato gomme piene di fango
di trattori un pezzo di aratro
arrugginito lì un nido di rondini
lì lucertole striscianti sopra
memorie di fatiche antiche ricordi
di braccia muscolose e di sudori
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A mio suocero
Una bella tua fotografia colorata
lì tu seduto nel giardino sorridente
il glicine ancor non mostra i suoi
colori che ricordo vivi ben fissati
in un tuo quadro or ben guardando
quel sorriso mi domando quali fosser
in quel momento i tuoi pensieri
i lavori agricoli da tempo smessi
quei cari campi percorsi a piedi
o con il trattore le risaie il biondo
grano l’aprirsi delle spighe di frumento?
Quel cielo quelle piante quei fiori
quei colori lo scorrer dell’acqua nei fossati?
Ricordi attimi vissuti credo nella
mente ancor ben presenti poi nel tempo
amorevolmente con il pennello disegnati
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Il vecchio mulino
L’aia è sparita ma il mulino povero
rude mostra alla vista le sue da tempo
sofferenze che ferma la rugginosa ruota
semidistrutte pale il tetto scoperchiato
più le rondini un dì compagne lì vi fanno
il nido le macine non più lucenti di verde
patinate e pende su un lato la tramoggia
muri cadenti rovinati rovi e sterpi la fanno
ora da padroni segno di vita lo strisciare
solo di lucertole e ramarri voci suoni persi
allor lo scorrer forte dell’acqua del ruscello
quell’andirivieni dall’aia dall’essiccatoio
di chicchi cariche carriole poi mani sapienti
la danzante tramoggia alimentare bello delle
macine quel girar girare quel nascere di sotto
poi di fine sottil bianca o gialla buona farina
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Frammenti
Quel canto del gallo nel mattino
e l’acqua quasi gelida del catino
poi l’uovo sbattuto col marsala
un canestro una fetta di torta
e un panino il giardino delle
suore l’asilo una bella compagnia
lì d’uva americana un pergolato
e la zuppa o la minestra della
nonna viene un canto lontano nella
sera e l’abbaiar dei cani la notte
ecco il saluto da lontano dalla luna:
frammenti d’un tempo mio da bambino!
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La fienagione un tempo
Al sole essiccava a far fieno
l’erba di fresco tagliata lì
smossa da mossi bastoni da mani
sapienti la calura pone una tregua
di bologna frittata stracchino panini
tre sorsate di vino il fiaschetto
rimosso dalla gelida corrente acqua
del fosso e quel carro tirato
da un timido bove i forconi quello
a riempire il fienile che arricchito
sorride quel lavoro benedice il suono
di una nel vespro campana lontana
sento ancora il profumo di quel fieno
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Gesti allora familiari
Farina di granturco grezza
più cicoria di fresco triturata
per le starnazzanti oche ecco
il lor pastone dal pollaio un primo
coccodè poi un secondo e un terzo
una mano raccoglie nel pollaio
bianche uova al tatto ancora calde
nella stalla le pezzate la bigie
s’offron generose alla mungitura
e quel bidone pronto a raccoglier
quello candido spumeggiante latte
partito la sera giunto all’indomani
dall’Oltrepo il carro carico di uva
ecco il rito della pigiatura lavati
i piedi lì alla vicina tromba su e giù
quel rito cadenzato e il lento nascer
del rosso mosto nella solida di legno
vasca mosto pronto a fermentare dei tini
gesti di un tempo di una gioventù perduta!
GIUSEPPE GIANPAOLO CASARINI