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Riceviamo & Pubblichiamo. Medici di base ecco cosa non funziona. Ne parliamo con Ettore Fusco

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RICEVIAMO & PUBBLICHIAMO OPERA –  Questa richiesta nasce dall’esigenza di fare chiarezza e chiedere ai vari livelli istituzionali di mettere in atto azioni tempestive per fare fronte alla carenza di medici di medicina generale. Tale problema sta caratterizzando l’Italia intera ma quel che ci riguarda è il territorio lombardo, tanto nell’area metropolitana quanto nei piccoli comuni ed in particolare ci riferiamo alla nostra Città, Opera.

Secondo quanto diffuso dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale, nei prossimi cinque anni, su base nazionale, smetteranno di esercitare 14.908 medici di famiglia – circa il 53% del totale – con la conseguenza che circa 14 milioni di italiani rischiano di rimanere senza medico di base. La Fondazione Gimbe ha certificato, nel report 7/2019 dal titolo “Il definanziamento 2010-2019 del SSN”, che fra tagli e minori entrate il Sistema Sanitario Nazionale ha perso negli ultimi dieci anni 37 miliardi di euro, di cui circa 25 miliardi nel 2010-2015 per tagli conseguenti a varie manovre finanziarie ed oltre 12 miliardi nel 2015-2019, quando alla sanità sono state destinate meno risorse di quelle programmate per esigenze di finanza pubblica. I dati OCSE, aggiornati al luglio 2019, dimostrano che l’Italia si attesta sotto la media sia per la spesa sanitaria totale (3.428 dollari contro 3.980), sia per quella pubblica (2.545 contro 3.038), precedendo solo i Paesi dell’Europa orientale oltre a Spagna, Portogallo e Grecia. Nel periodo 2009-2018 l’incremento percentuale della spesa sanitaria pubblica si è attestato al 10%, rispetto a una media del 37%. Le regioni più penalizzate sono state proprio quelle, come la Lombardia, che hanno sempre avuto una programmazione finanziaria d’eccellenza, riconosciuta dalle principali agenzie internazionali di rating. La nostra regione, addirittura, pur avendo il bilancio sanitario più efficiente d’Italia, è quella che ha pagato il prezzo più alto.

Tutto ciò avvenuto nel silenzio più totale del Partito Democratico e di tutte quelle forze politiche che ora, come durante il periodo pandemico, gridano allo scandalo e cercano di addossare alla Lombardia tutte le colpe. Invece la programmazione delle borse di studio per il corso di formazione in medicina generale è definita a livello nazionale, di concerto fra il Ministero della Salute e il Ministero dell’Università e della Ricerca. I posti disponibili per i corsi di formazione assegnati alla Lombardia sono assolutamente insufficienti rispetto alle necessità: – 90 borse di studio per il triennio 2016/2019; – 100 borse di studio per il triennio 2017/2020; – 317 borse di studio per il triennio 2018/2021 a cui la Lombardia ne ha aggiunte ulteriori 35 con risorse proprie; – 313 borse di studio per il triennio 2019/2022; – 174 borse di studio per il triennio 2020/2023. Sin dal 2016, l’INPS allertava che il numero di MMG che andavano in pensione era tre volte superiore a quello che avrebbe preso servizio. A titolo esemplificativo, per il triennio 2017/2020, sono state finanziate 90 borse di studio: meno di 1/3 di quelle necessarie. Nelle due programmazioni triennali successive, grazie alla caparbietà di Regione Lombardia, si è riusciti ad ottenere un numero di borse di studio adeguato, per poi tornare – nella programmazione 2020/2023 – ad un numero inefficiente. È evidente come, ad eccezione degli anni 2018 e 2019, il Governo abbia sottofinanziato questi corsi di formazione, causando una diminuzione del 50% dei MMG formati rispetto al fabbisogno lombardo.

TELEMEDICINA

 

Intanto Regione Lombardia per sostenere i lombardi è intervenuta con delibera di Giunta regionale n.5004 del 5 luglio 2021 approvando le linee di sviluppo del corso di formazione in medicina generale, prevedendo l’attuazione del tirocinio professionalizzante. In questo modo, gli specializzandi potranno sostituire alcune attività teoriche con la pratica sul campo e la conseguente assegnazione di un massimo di 1.000 assisti. Un’iniziativa questa che permette di velocizzare ed efficientare il percorso formativo degli aspiranti medici di base e di potenziarne l’attività pratica. La stessa deliberazione intende promuovere la conciliazione della sostenibilità economica degli specializzandi con l’attività didattica. Con questo presupposto, infatti, allo specializzando che assume l’ambito carente o l’incarico temporaneo vengono riconosciuti gli stessi incentivi del MMG “titolare”, in particolare per quanto concerne la medicina di gruppo e per il personale di studio.

Dal Partito Democratico invece solo parole, Speranza è lo stesso Ministro che non ha perso occasione per attaccare ripetutamente la Lombardia durante il periodo pandemico. Ora fa lo stesso con i medici di medicina generale, senza risolvere il problema. Addirittura, Speranza e il Pd chiedono alla Lombardia di incrementare il numero di borse di studio attraverso risorse proprie. Fermo restando che la Lombardia finanzia lo Stato italiano con oltre 54 miliardi di euro di residuo fiscale, è impensabile che le risorse del Fondo Sanitario Nazionale assegnate alla nostra regione debbano andare ad ottemperare ad una mancanza dello Stato. Perché mai dovremmo tagliare sulle cure ai malati oncologici – per fare un esempio – per rimediare ad un’inadempienza statale?

Al Governo chiediamo, in primis, che ristabilisca un numero congruo di borse di studio che sia almeno al pari della programmazione 2019/2022 di 313 borse di studio. Successivamente, visto il periodo emergenziale in cui versano gli ambiti carenti, chiediamo di anticipare di qualche mese la fine del corso di specializzazione per i 379 tirocinanti, pur mantenendo il monte ore curriculare, e assegnare loro fino a 1.500 pazienti ciascuno. Inoltre, è necessario rivedere l’Accordo Collettivo Nazionale, dando ai MMG – sia in forma singola che associata (rete o cooperativa) – una premialità economica per quanti decidano di aumentare il proprio massimale di assistiti. Contestualmente occorre incentivare il lavoro in equipe multidisciplinare con infermieri, psicologi, assistenti sociali, ecc. e prevedere il supporto della telemedicina. È imprescindibile l’aumento della quota di assistiti per i medici in formazione, dagli attuali 650 ai 1.000, mantenendo la borsa di studio e che il Ministero confermi la scelta di Regione Lombardia. Chiediamo anche di semplificare il sistema di assegnazione degli ambiti carenti e di valutare una ridefinizione degli accessi alle facoltà di medicina, con particolare riferimento del numero chiuso. Infine, dopo un anno di pandemia che ha colpito duramente i nostri territori, chiediamo collaborazione e unitarietà a tutti i livelli istituzionali.

Con questa richiesta vogliamo anche dare voce ai nostri concittadini attraverso la Lega e le proprie sedi di rappresentanza: i consigli comunali. Chiediamo infatti al Commissario Straordinario del Comune di Opera che, nella sua reggenza del Consiglio comunale, si faccia portavoce degli operesi presso le istituzioni competenti.

Non è accettabile, da lombardi, assistere all’ennesimo taglio sulla sanità pubblica e dopo quanto è successo con covid-19 deve essere per tutti chiaro che è necessario tornare ad investire e non tagliare. Abbiamo inoltre visto che l’impatto del definanziamento di questi anni ha colpito più duramente la sanità territoriale e pertanto è ancora più inaccettabile che si vada a tagliare proprio in questo ambito.

Regione Lombardia ha dato un segnale forte con una delibera che mette in campo tutti gli strumenti in suo possesso per rafforzare e difendere la medicina territoriale e i medici di famiglia, inoltre anche il Consiglio Regionale ha approvato una mozione analoga che chiede i medesimi punti al Governo e sulla maggioranza dei punti il voto per parti separate è avvenuto all’unanimità. Roma non potrà non ascoltare le richieste lombarde dopo che anche il nostro Consiglio Comunale, attraverso il Commissario prefettizio, come tante altre centinaia di comuni si sarà adoperato nel votare convintamente questa mozione che non solo è un atto dovuto ai nostri cittadini, dopo questo anno e mezzo terribile, ma è soprattutto un modo per farci rialzare la testa e dare alla Lombardia, prima e più importante regione d’Italia, lo strumento per fare valere le proprie ragioni”.

 

*Ettore Fusco, già Sindaco di Opera

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