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Riaprire si può: la politica deve dare speranza, e non Speranza.. di Andrea Pasini

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Il governo Draghi affronterà il tema delle riaperture. Secondo diverse fonti di governo, riprese da Ansa, si sta valutando la possibilità di dare il via libera ad alcune attività già dalla fine di aprile.

Un’accelerazione molto attesa che non sembra però convincere tutti i membri di questo esecutivo a “larghissime intese”.

Il ministro della Salute, Roberto Speranza, rimasto saldamente al suo posto nonostante la cacciate di Giuseppe Conte, ancora una volta, dalle pagine di Repubblica, ha attaccato Matteo Salvini per la sua posizione pro riaperture. «Trovo incomprensibile ha affermato il ministro l’atteggiamento di chi sta al governo e si comporta come se fosse all’ opposizione, con l’obiettivo mal celato di raccattare qualche voto sulle difficoltà vere di tante persone. A quelle persone non dobbiamo vendere illusioni, ma dare risposte concrete: significa sostegni e costruzione di un percorso di graduale riapertura».
Parla di illusioni, il ministro Speranza. Di fare campagna politica stando saldamente all’interno del governo. Ancora una volta la sinistra attacca chi si batte per il bene dei cittadini.

Matteo Salvini si sta dimostrando attento ai bisogni del popolo che è chiamato a difendere. Da Fazio, Roberto Speranza si è
definito un «realista» in risposta a chi lo ha accusato di essere «ultra rigorista». Chiedere che le attività vengano riaperte in sicurezza non significa sminuire la situazione attuale. Chi vuole tornare a lavorare non lo chiede per capriccio, ma perché ha bisogno di tornare a guadagnare per vivere degnamente e onestamente. Con tutto il rispetto per chi in questa pandemia ha perso una persona cara.

Come ha detto Massimiliano Fedriga, «le istituzioni devono muoversi insieme con i cittadini, oggi esiste uno scollamento tra una fetta importante della popolazione e le istituzioni». La politica torni a rivestire il
suo ruolo. Sia la voce del popolo, non di un gruppo di “esperti” che giocano con le vite di milioni di persone.

Salvini ha giustamente spiegato che «dove la situazione sanitaria è sotto controllo credo non sia un diritto ma sia un dovere riaprire attività economiche, sociali, sportive, culturali».

Non solo, il capo della Lega ha aggiunto: «Che si possa riaprire tutto a giugno è un obiettivo e un auspicio comune. Però siamo ad aprile, laddove la situazione è sotto controllo non puoi chiedere altri mesi di chiusure e di sacrifici, quando altri Paesi europei sono già aperti da tempo».

Vaccinazioni e riaperture. Lo ha spiegato anche il premier Draghi. La ricetta per far ripartire l’Italia è semplice. Perché continuiamo a girarci attorno? Speranza giustifica l’averci tenuto per oltre un anno in lockdown – schiavi di questa Italia arlecchino – facendo l’esempio della Sardegna, passata da bianca a rossa. Non si accorge che l’unica cosa che dimostra questo cambio di colore dell’isola una delle regioni
con meno vittime e meno contagi d’Italia è solo la dimostrazione del fallimento della sua politica «realista»?

Lo hanno capito anche i suoi compagni di partito. Nel Pd il numero di deputati a favore delle riaperture è in aumento. Così come tra le file di Italia Viva. Persino Vincenzo De Luca, diventato celebre per i suoi
discorsi in tv al grido di “chiudiamo tutto”, ha espresso «solidarietà a quelli che vivono un sentimento di rabbia e anche di rivolta». Aggiungendo poi: «Se stanno tutti a passeggio credo che si possa garantire l’accesso a un teatro, in un museo, con la metà dei posti disponibili, in un ristorante con i controlli».

Riaprire è, e deve essere, una priorità. Pensiamo al turismo, alla stagione estiva che si fa sempre più vicina. Diamo a tutte le persone che lavorano in questo settore, vessate da oltre un anno, la possibilità di aprire le
prenotazioni e accogliere nuovamente i turisti. La Grecia lo sta facendo, perché noi no? Finiamola con le chiacchiere inutili. Invece di puntare il dito, troviamo soluzioni concrete. Riaprire si può e non si tratta di una battaglia politica, ma di un dovere verso l’Italia. La sinistra non vuole rendersi conto che il popolo ha raggiunto e superato il limite massimo di sopportazione e che a breve probabilmente scoppieranno delle serie rivolte popolari.

Andrea Pasini – Trezzano Sul Naviglio

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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