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Rescaldina vuole ‘spegnere’ l’inceneritore di ACCAM

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RESCALDINA – Spegnimento abbiamo detto e spegnimento confermiamo. La giunta comunale di Rescaldina del sindaco Gilles Ielo, sulla questione del futuro degli inceneritori Accam  sollevata da una mozione del consigliere del “Movimento Cinquestelle” Massimo Oggioni, ha espresso un orientamento che non si presta a fraintendimenti. La problematica ha tenuto banco nel corso dell’ultima assemblea civica rescaldinese che si è svolta a porte chiuse in ottemperanza alle disposizioni emanate dall’autorità riguardo alla gestione dell’ emergenza covid19. Oggioni ripercorre la vicenda partendo dal 14 gennaio scorso, data in cui un incendio che si è sviluppato intorno alla 1.30 del mattino ha portato a una perdita d’olio ed è stato domato in un paio d’ore da un intervento congiunto dei Vigili del fuoco di Varese, Como e Milano. Le turbine che permettono di produrre energia elettrica hanno subito un pesante danneggiamento bloccando di fatto l’impianto. Che, per essere ripristinato nella sua funzionalità piena, esige ora, come specifica la mozione di Oggioni, un milione e 400 mila Euro tra turbine, riparazioni di caldaie delle due linee, ripristini elettrici, forni e altre voci. Ma vi è di più. Questo stop di Accam ha indotto naturalmente i comuni a doversi rivolgere ad altri impianti per i quali, specifica nel documento, “stiamo sostenendo maggiori costi di trasporto rispetto e subendo il differenziale tariffario rispetto a quello praticato ai soci, cui vanno sommati quelli per l’acquisto di energia elettrica essendone sospesa la produzione e quelli derivanti dai mancati incassi dovuti al mancato trattamento dei rifiuti ospedalieri e speciali autorizzati”.

 

 Il consigliere di Cinquestelle, prendendo spunto dall’attuale assetto delle cose, riporta l’orologio indietro di qualche tempo per ricordare che “studi epidemiologici, seppure discutibili, hanno certificato l’inceneritore come responsabile di almeno venti ricoveri l’anno per patologie cardiovascolari”. Ma in campo entrano poi altre problematiche quali il guasto del 15 marzo 2018 con forti emissioni di polveri definita dalla stessa Arpa “allarmante”, lo smaltimento di “eco balle” di provenienza dalla Campania, lo sviluppo di vicende giudiziarie che hanno visto protagonista parte del consiglio di amministrazione, i posticipi della data di chiusura “senza – dice la mozione – alcuna prospettiva di piano industriale e senza nessun progetto di salvaguardia dei lavoratori della società”. Sulla base di tutte queste considerazioni Oggioni ha formulato la sua richiesta: il sindaco di Rescaldina si attivi nell’assemblea dei soci per far raggiungere l’obiettivo della dismissione dell’impianto di incenerimento “per la tutela della salute dei cittadini e nell’interesse economico pubblico”. Una strada che, dice il vicesindaco Enrico Rudoni in rappresentanza della giunta, il comune si era già impegnato a intraprendere a suo tempo come anche ha ricordato lo stesso Oggioni nel suo documento. “Il nostro orientamento – dice – è sempre lo stesso, chiusura dell’impianto dal 2022, riteniamo che i costi dell’impianto superino ormai i benefici e quindi il nostro agire sarà lungo questa strada”.

Cristiano Comelli

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