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Referendum: le ragioni del NO ma anche quelle del SI’

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“Abbiamo letto con grande interesse le riflessioni dell’amico e Consigliere regionale Luca Del Gobbo rispetto alle ragioni del NO rispetto al voto di questo referendum sul taglio dei parlamentari.

Indubbiamente l’amico Luca ha ragione ‘che la Democrazia non è un costo bensì un investimento’, così come, sul fatto che almeno all’apparenza, questo referendum appaia come un taglio secco, che però non incide sul bicameralismo perfetto e, di riflesso, sul funzionamento delle due camere del Parlamento. Insomma, uno slogan tout court. Qualche soldo risparmiato e nulla più. Tutto vero, come ha ragione quando afferma che si deve investire sulla qualità di chi fa politica.

Oggi, tuttavia,  verrebbe da dire, seguendo quest’ultima riflessione, che molto più di un terzo degli attuali parlamentari non dovrebbero sedere, né a Montecitorio, né tanto meno a Palazzo Madama. Alcuni farebbero fatica a trovare spazio tra gli scranni di qualche Consiglio comunale in paesi di provincia.

 

Per questo da parte del sottoscritto, penso che tra domenica e lunedì si dovrà votare soprattutto secondo coscienza e che la verità non stia solo dalla parte del NO, come riportato stamani anche in un altro interessante  commento di Pasquale Viespoli, pubblicato su Barbadillo.it.

Senz’ombra di dubbio, siamo convinti, infatti, che le ragioni del SI’ se non poi accompagnate da una riforma costituzionale che porti alla creazione di un’unica camera e, possibilmente, dall’elezione diretta del Presidente della Repubblica, servirà solo a rendere più complicata la competizione all’interno ai partiti per accedere alla cosiddetta ‘casta’. Si risparmieranno un po’ di soldi ma non è questa la questione di fondo, se poi non si andrà avanti con una riforma compiuta del sistema parlamentare.

Detto questo è altrettanto fuor di discussione che l’attuale legge elettorale risulta essere un abominio per le rappresentanze territoriali. E questo in maniera del tutto indipendente da quanto si andrà a votare tra domenica e lunedì. Sono i partiti, e solo loro, ad aver paracadutato spesso illustri conosciuti sui nostri territori, oppure, personaggi che fanno fatica solo a trovare la strada per venire ad Abbiategrasso o a Magenta.  Pensiamo a Michela Vittoria Brambilla o a Ignazio La Russa, tanto per rimanere nel novero del Centrodestra: che cosa hanno combinato finora per l’est Ticino in questa Legislatura ? Zero al quoto direbbe mio nonno.

Ma la questione è anche più drammatica se si allarga il discorso. Abbiamo nell’area dell’Ovest Milanese altri rappresentanti parlamentari che quando arrivano nella capitale, fanno fatica, se non proprio non rispondono, ai loro interlocutori. Quasi fossero inghiottiti dalla politica romana e dai suoi vizi. Perdono il contatto con il loro elettorato, si muovono come cani sciolti all’interno del loro partito, cercando unicamente di difendere i loro privilegi. E’ una storia che oggettivamente si è ripetuta parecchie volte. E continua a ripetersi.

Così come è fin troppo evidente anche agli occhi di uno sprovveduto l’incapacità di ‘fare squadra’ di chi è stato eletto in questa zona. Portiamo due esempi che sono lì da vedere. Torniamo indietro di un po’ di anni.

 

La vecchia Pretura di Abbiategrasso

Era la fine del 1999, inizio 2000 e in ballo c’era la difesa della storica e gloriosa ex Pretura di Abbiategrasso. Sul fronte della Giustizia nelle altre regioni, specie al Sud, i parlamentari sanno fare lobby in modo positivo, a difesa dei propri concittadini sanno coalizzarsi andando al di là delle bandiere di partito. Da noi ognuno andò anche allora in ordine sparso. E lì fu l’inizio della fine. Con un progressivo smantellamento degli uffici giudiziari sul territorio. Pensiamo anche a strutture moderne e all’avanguardia come quella di Legnano.  Potremmo parlare di Salute ma invece preferiamo indugiare sulla storia infinita della Vigevano Malpensa.

Ebbene, quando vennero eccepiti i primi vizi presso il Ministero dell’Ambiente il governo non era quello attuale, bensì l’inedito esecutivo Lega Cinque Stelle. Che i Pentastellati siano contro lo sviluppo e per quello che, concedeteci, una battuta, è il progetto della ‘decrescita infelice’, è cosa ormai notoria. Ma ci chiediamo dove fossero allora i parlamentari e ministri leghisti che avrebbero dovuto presidiare quella che per l’est Ticino è un’opera strategica da anni e che ormai rischia di essere superata dal tempo. Tutto questo per dire che senza essere fan – lungi da noi dei grillini – comprendiamo benissimo chi incazzato ma adeguatamente informato – quindi non in maniera demagogica –  domenica e lunedì nell’urna voterà SI’.

Si torna allora al discorso di partenza che bene ha messo in evidenza sempre l’amico Del Gobbo, la formazione di una classe politica competente.  Che si voti SI’ o che si voti NO è un passaggio ineludibile. Così come il rischio di una politica, ormai sempre più autoreferenziale. Personalmente, infatti, siamo convinti che a maggiore ragione, con il condizionamento COVID che la farà da padrone, sarà piuttosto bassa la percentuale dei votanti alla consultazione referendaria, quanto meno, in quelle Regioni in cui non ci sarà appunto l’effetto trascinamento delle Regionali. Altrove pensare di superare il 50% + 1 degli aventi diritto al voto – in questo caso trattandosi di referendum confermativo la soglia non ha valore ai fini della validità del quesito – sarà un’autentica chimera. E questa ancora una volta che vinca il SI’ o il NO’ sarà la vera sconfitta della Democrazia e della politica. Riportare la gente ad interessarsi alla vita della cosa pubblica è la vera sfida da vincere, per tutti”.

Fabrizio Valenti

 

 

 

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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