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Referendum, est Ticino: volano i piccoli comuni. Bernate e Boffa da record

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Dove c’è ancora l’idem sentire di una comunità, la gente ha risposto. Più indietro Abbiategrasso, mentre Magenta e Corbetta sono sui livelli della media regionale. La nostra analisi, a dispetto dei gufi

MAGENTA – Ben al di sopra del 38% , dato della media regionale. E’ questa la sintesi dei dati sulla affluenza alle urne per referendum per l’autonomia della Lombardia che arriva dall’est Ticino. Nei territori del Magentino, Abbiatense e Castanese, infatti, fatta eccezione per i due comuni capofila di Magenta e Bià, altrove la partecipazione c’è stata.

A Bernate Ticino, per esempio si è sfiorato il 50%. Il dato del 49,87% in ogni caso, non è l’unico ad essere significativo. Ma resta comunque un piccolo record per il centro con poco più di 3 mila abitanti e governato per il secondo mandato di fila da Aldo Chiaromonte, sindaco del centrodestra.  

 

Ad Arconate si è sfondato il muro del 45%, molto alta l’adesione anche Boffalora sopra Ticino con il 48,8% – le lettere pubblicate e distribuite porta a porta a spese dal sindaco Curzio Trezzani (nella foto in basso versione Che il primo da sinistra) hanno dato l’esito sperato in termini di informazione e relativa partecipazione al voto – ma anche altrove le statistiche hanno fatto segnare una netta inversione di tendenza rispetto all’area più conurbata con la metropoli milanese.

A Marcallo con Casone, feudo leghista, superato il 42%, bene anche ad Ossona 43%, Robecchetto con Induno 44%, Inveruno 43%, e Robecco sul Naviglio 41%. Anche a Mesero, paese  dalla lunga tradizione di sinistra, si va sopra al 40% (40,67%).

Tiene bene Castano Primo con il 41,09%. Sono i centri più popolosi a scendere sotto la soglia del quaranta per cento. A Magenta con il 38,66% e Corbetta al 38% il dato è  comunque assolutamente in linea con quello regionale. Un po’ più giù Bià. Nella ‘Città del Leone’ si scivola, infatti,  al 34,46%.

Questi numeri, comunque, al di là della fredda contabilità ci restituiscono anche lo spaccato di una società in cui dove c’è il senso di comunità, c’è anche il senso di responsabilità che è anche senso civico. E quindi il voto inteso come partecipazione non è mancato.

E non è certo un caso, allora, che nei Comuni di più piccole dimensioni la partecipazione sia stata maggiore. Altrove, quell’idem sentire, non c’è.  Ad Abbiategrasso, proviamo a dare una lettura sociologica del fenomeno, città che è cresciuta parecchio negli ultimi anni e che veleggia sopra le 33 mila unità,  anche il voto è stato ben al di sotto della media regionale.

I detrattori del referendum diranno che comunque si tratta di un ben misera consolazione visto che nessuno Comune ha sfondato la soglia del 50% + 1 degli aventi diritto al voto. 

Noi rispondiamo ricordando che a Magenta, tanto per fare un esempio, al ballottaggio per il Sindaco – ossia la figura più prossima ai cittadini e che anche secondo recenti indagini demoscopiche, seppur in un clima di sfiducia crescente, resta pur sempre un punto di riferimento per molti – dello scorso giugno, a votare sono andati il 48% degli aventi diritto al voto. 

Quindi, il risultato di questo referendum al di là della strumentalizzazione politica che qualcuno ha voluto dare a tutti costi e degli inguaribili romantici del Regno delle due Sicilie e dei Borboni, che ancora abbondano nonostante tutto, ha raggiunto un traguardo più che soddisfacente se letto alla luce del contesto attuale. 

Se poi qualcuno giudica tutto  – magari perché gli fa comodo – con il metro di giudizio degli anni Ottanta e Novanta quando a votare ci andavano oltre l’80% del corpo elettorale, beh allora questa è un’altra storia. Ma non è certamente quella di questi ultimi anni

F.V.

 

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