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Raul Silva Henriquez, il Cile di Pinochet e l’opposizione alla dittatura

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Cardinale cattolico nel Cile di Augusto Pinochet: una delle poche voci, all’interno della chiesa, che si opposero alla dittatura.
 

È l’11 settembre 1973: il generale Pinochet, con un golpe, destituisce il governo, democraticamente eletto, del socialista Salvador Allende. Il generale rimane in carica fino al 1990 e lascia dietro di sé migliaia di morti e desaparecidos.

Il cardinale Raúl Silva Henriquez fu una figura fondamentale dell’opposizione cilena ai militari. Vicino alla teologia della liberazione, diede apertamente aiuto a coloro che erano perseguitati dalla dittatura cilena.

La teologia della liberazione arrivó in America Latina negli anni’60, grazie alla pubblicazione dell’enciclica, di Giovanni XXIII, Pacem in Terris. Partita dal Nicaragua, toccò Perù, Haiti, Brasile e Salvador. In Cile, l’arcivescovo di Santiago Raul Silva Henriquez, ne fu uno degli interpreti più agguerriti. Non facendo mai mancare il suo appoggio ad Allende, ne appoggiò la riforma agraria (basata sul rifiuto della proprietà privata).

Raul Silva Henriquez divenne arcivescovo di Santiago del Cile nel 1961 e, nel 1962, Papa Giovanni XXIII lo nominò cardinale. Il primo di gennaio del 1976 il cardinale, mediante decreto arcivescovile, diede vita al Vicariato della solidarietà dell’Arcivescovato di Santiago. Il Vicariato rimpiazzava il Comitato di Cooperazione per la Pace, ma ne continuava il lavoro di difesa e promozione dei diritti umani.

Grazie a Raul Silva Henriquez, l’arcidiocesi di Santiago divenne un punto di riferimento per tutti gli oppositori della dittatura. Le famiglie perseguitate potevano avere assistenza legale e informazioni sui loro desaparecidos.

Raul Silva Henriquez si dimise nel 1983, per raggiunti limiti di età. La sua figura è rimasta nell’ombra a causa di Wojtyla e della sua cieca guerra alla teologia della liberazione.

[1] Nel capito V, Richaimi Pastorali, ai paragrafi 84-85, Rapporti fra cattolici e non cattolici in campo economico-sociale-politico, troviamo scritto quanto segue: “Va altresì tenuto presente che non si possono neppure identificare false dottrine filosofiche sulla natura, l’origine e il destino dell’universo e dell’uomo, con movimenti storici a finalità economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione. Giacché le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse; mentre i movimenti suddetti, agendo sulle situazioni storiche incessantemente evolventisi, non possono non subirne gli influssi e quindi non possono non andare soggetti a mutamenti anche profondi. Inoltre chi può negare che in quei movimenti, nella misura in cui sono conformi ai dettami della retta ragione e si fanno interpreti delle giuste aspirazioni della persona umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione?

Pertanto, può verificarsi che un avvicinamento o un incontro di ordine pratico, ieri ritenuto non opportuno o non fecondo, oggi invece lo sia o lo possa divenire domani. Decidere se tale momento è arrivato, come pure stabilire i modi e i gradi dell’eventuale consonanza di attività al raggiungimento di scopi economici, sociali, culturali, politici, onesti e utili al vero bene della comunità, sono problemi” che si possono risolvere soltanto con la virtù della prudenza, che è la guida delle virtù che regolano la vita morale, sia individuale che sociale. Perciò, da parte dei cattolici tale decisione spetta in primo luogo a coloro che vivono od operano nei settori specifici della convivenza, in cui quei problemi si pongono, sempre tuttavia in accordo con i principi del diritto naturale, con la dottrina sociale della Chiesa e con le direttive della autorità ecclesiastica. Non si deve, infatti, dimenticare che compete alla Chiesa il diritto e il dovere non solo di tutelare i principi dell’ordine etico e religioso, ma anche di intervenire autoritativamente presso i suoi figli nella sfera dell’ordine temporale, quando si tratta di giudicare dell’applicazione di quei principi ai casi concreti”.

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