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Dall'archivio:

Radici in crescita, sequenza giornaliera degli accadimenti, di Ivan D’Agostini- 7 e 8 aprile

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Setteaprile

 

Piove in trasferta, piove fuori dal “vassoio” piove di sera, una sera che là, dentro, forse al tiepido al caldo dell’interno, non sembra neppure sera, una notte, ora; visto che la penombra sta avvolgendo il tutto già da ieri mattina. Tapparelle abbassate, rade, che così la luce filtra, leggera e morbida. Un chiarore che s’infila tra le stecche di legno consunte dal caldo e dall’afa di tante estati, tante anche se poi quel tante è a sproposito usato, perché saranno si è no cinquanta estati e inverni che hanno ghermito il legno scheggiando e usurandone le fibre, scomponendo le molecole delle tinture, quel grigio perlaceo reso opaco dal sole; quindi tra una riga e l’altra il sole, meglio il bagliore tenta di diffondersi all’interno dei locali.

 

Un duraturo e mobile lampo che percorre il pavimento, il nocciola sabbia di quel finto pavimento; pellicola che ricopre a stento la vecchia graniglia lasciando tracce degli originali passaggi dei primitivi muri che separavano lo spazio interno.

 

Una folgore percorre i piani dei grandi tavoli scivolando sui teli antipolvere, quei teli recuperati dalle vecchie fiere di partito che il buon Remo ha recuperato dal pattume, sottratto all’immondizia (che sarebbe stato peccato gettare via al macero), percorre la carta bianca lasciata qua e là, in giro; si spinge anche sbattendo con forza sul soffitto, anche se alto, anche se profondo per quel piccolo locale, e rimbalza, capitombola e finisce poi tra la verzura delle mie piantine.

Si proprio là accanto al “vassoio”

 

Ottoaprile

Abbasso gli occhi e percorro il tempo, a tanto tempo fa.

Vado indietro, è domenica, Domenica di Pasqua, domenica di serenità, festa grande a Monte Martino con il Don Luigi che inneggia anche a canti quasi americani. Mi chiedo: “Ma che c’entra l’america con la spiritualità, che centra l’america con Gesù Cristo proprio io non capisco”. Ma il don è contento, e così e contenti i suoi fedeli, pazienza per le orecchie di tutti e per i musicanti che un pochino si ribellano.

E’ certamente un uomo buono e quello che fa lo fa in buona fede, una doppia Fede.

Ma un tentativo di aggiustamento delle tonalità, prima o poi dovremmo proprio tentare di farlo.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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