Seimarzo
Un attimo e sei la’, la’ dove lo spazio non c’è, sei coperto d’oro, brilla la tua pelle e il capo vaga con il pensiero tuo, Ti porta. Ti accompagna nei giri del mondo, pensi ed ecco in un baleno sei arrivato.
Ah come sarebbe bello se davvero questo incantesimo, presente e reale solo nei sogni, si avverasse, come sarebbe bello se quell’accozzaglia di cose, di frasi tritte e ritritte, di argomenti falsi, dei soldi, dell’arrivismo che se non arriviamo prima noi ci fregano il posto, del parcheggio fregato al vecchietto, del carrello della spesa rubato al marocchino, tanto l’è un barbun!
Niente, ancora niente, sta’ pazienza che forse mi scappa; la terra è scura, le tre, uniche e raminghe foglioline stanno crescendo, poco a poco, s’allungano, come le giornate ora; si piegano, a quel vento che ogni tanto irrompe nelle valli, il colore teme di sbiadire, con il sole che stenta, oggi, ad uscire tra le nuvole. Nuvole che adombrano la giornata, come quelle del mio cielo, che ancora non vuole essere terso, anche se nell’animo mio le cose sono chiare. Sei marzo, non una ma cento mille e ancor di più giornate che s’affacceranno ancora all’orizzonte, la terra riarsa chiama l’acqua.