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Dall'archivio:

Quelle magliette rosse e quei morti da lasciare in pace

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Due Settembre 2015. E’ la data di morte del piccolo Aylan Kurdi (foto ANSA), bimbo siriano di soli tre anni, morto sulla spiaggia di Bodrum, paradiso turistico della Turchia frequentato dai ricconi. L’immagine del piccolo profugo siriano, ancora con la maglietta rossa e i pantaloncini scuri, le scarpe allacciate ha fatto il giro del mondo. Uno scatto, quello di corpicino composto, delicato, che è diventata il volto della tragedia dei migranti. Una tragedia, beninteso, che va avanti senza sosta. Ora quella maglietta rossa sabato è diventata il simbolo di una certa parte politica che si oppone al governo in carica. Alle ultime scelte –  che potranno non piacere ma restano comunque legittime – operate dal ministro dell’Interno Matteo Salvini in materia di difesa dei confini.

Spiace, soprattutto a chi come il sottoscritto è papà di due bambine, assistere a questa strumentalizzazione dell’immagine del piccolo Aylan.

Perché la prima domanda spontanea (direbbe qualcuno) che sorge è la seguente: “Sono trascorsi quasi tre anni da quella tragedia consumatasi sulla spiaggia turca, quanti, casi come quelli del piccolo bimbo siriano si sono ripetuti in questi mesi?”. Tanti, tantissimi, troppi. 

Senza dimenticare un’altra tragedia più sottile, non meno grave, quella dei minori stranieri, ma che non trova adeguato risalto sulla nostra cronaca. 

I minori non accompagnati nel nostro Paese sono 18.300, ospitati dal sistema accoglienza in Italia nel 2017, quasi la metà in Sicilia (43%) e solo il 3% in affido, oltre 1.200 hanno meno di 14 anni e ben 2.400 si sono resi irreperibili nel corso del 2017 (con buona possibilità che siano finiti nelle mani della malavita organizzata se non peggio).

Una percentuale in costante crescita rispetto al numero complessivo degli sbarchi: sopra il 13% nel 2016 e il 2017, salita al 15% nel 2018 (2.171 su 14.330 persone sbarcata fino al primo giugno 2018) dati ufficiali forniti da Save The Children  per approfondimenti vedi anche  https://www.savethechildren.it/press/minori-stranieri-non-accompagnati-18300-ospitati-nel-sistema-di-accoglienza-italia-nel-2017-la

Di tutto questo, così come degli altri bambini migranti morti dopo il 2 settembre 2015, il sistema mediatico del pensiero unico dominante non se ne occupa o in minima parte.  C’è quasi un’assuefazione alla morte, salvo, poi riaccendersi in determinate situazioni, dove fa gioco alla strumentalizzazione politica. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi chiedo allora quanti di quelli scesi nelle piazze italiane sabato con la maglietta rossa lo abbiano fatto convintamente perché così non si può andare avanti, o semplicemente, perché indossare la maglietta rossa, significa andare contro Salvini e compagnia.  La domanda è legittima, e obiettivamente amareggia ancora di più, perché questo è un gioco macabro, che coinvolge poveri bambini innocenti. 

Non sappiamo onestamente se la strada imboccata da Salvini alla fine porterà  risultati concreti, a giudicare di come in questa Europa ognuno continua a farsi bellamente gli affari suoi. 

Una sola cosa, però, è certa: il modello d’accoglienza europea finora in voga e che gioca allo scaricabarile sull’Italia ha fallito sotto tutti i punti di vista. 

E’ necessario cambiare registro al più presto. Da qualche parte bisognerà pur incominciare. Anche alzando la voce, possibilmente senza magliette rosse e lasciando soprattutto riposare in pace i morti. 

Fabrizio Valenti

 

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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