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Dall'archivio:

Quei vecchi mestieri, di Giuseppe Casarini

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

Quei vecchi mestieri

 

Più non vedi nella piazza

il magnano quella fiamma

e la saldatrice e di stagno

la lucente avvolta matassa più

non accorron le antiche massaie

con i lor secchi rotti e ammaccate

padelle e più non senti nell’aria

le voci vocianti ad indicar mestiere

e prestante presenza di arrotini

ombrellai e anneriti spazzacamini

più non vedi lucenti coltelli

stecche rotte allor come nuove

son spariti i catramosi fumanti

camini e dimenticate  quelle

voci vocianti or  più non senti

come un tempo nelle vecchie

osterie quelle allusive boccacceste

ridanciane e  ammiccanti canzoni.

………………………………………………………………………………

Un cavallo e un vecchio contadino

 

Tutto attorno nuove costruzioni

qui un tempo vi eran le risaie

muovendo lento il passo sospira

i vecchio contadino la stalla

dei cavalli è vuota i muri son

cadenti appesi lì a una parete

impolverati finimenti testerie

redini cavezze cinghie sospira

il veccho contadino Furia quel

cavallo amato da tempo se ne è

andato ma la mente è piena di

ricordi che nella dura fatica

dei campi gi è stato per anni

fedele amico con lui s’affonda

ora nella risaia ora lo aiuta

nella aratura carri di fieno

pieni pannocchie di granturco

covoni di spighe di frumento

erba medica dal fresco taglio

profumata con il freddo il sole

il gelo la pioggia grandine neve

sempre aiuto e cara compagnia

di Giuseppe Casarini

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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