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Dall'archivio:

Quando Andrea Pinketts venne a Mesero e alla Bullona, a parlarci di angeli e puttane

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Primavera 2006. Mentre voi amanti della vita comoda eravate docilmente sotto le coperte, nel pieno d’una domenica notte che marciava svelta verso l’alba scialbamente triste del lunedì (C’ero io e c’era sotto chi faceva rumore/ Non potevo né restare nel letto né far finta di uscire/ Non sapevo se aggrapparmi al cuscino e continuare a crederci/ Oppure arrendermi all’alba pallida e critica delle 13), noi renitenti alla pace, all’epoca molto più di oggi, passammo da una pizzeria ad un bar, da un bar ad un cocktail bar, da una telecamera di frazione al Trottoir di Milano, dove col mio sodale Cristiano Ateri varcammo scintillanti la soglia attorno alla mezzanotte, già palesemente ebbri e fuori dall’etilicamente corretto.

Reggevi l’immancabile Cuba Libre, sigaro tra i denti, cappello a larghe falde, giacca sgargiante e immancabile puttana tra le braccia. Che poi, puttana.. ‘Graziosa’.

C’inchiniamo riverenti, e verso l’1.30 non trovo di meglio che sussurrarti all’orecchio ‘Cazzo Maestro, ti manca solo di inventare un personaggio come l’Alligatore di Massimo Carlotto’. Sguardo corrugato, ma comprensivo. Eravamo ubriachi come una squadra di rugby di etilisti incalliti. Non sare(m)mo mai stati modelli di vita familiare, ma quanto meno siamo sempre stati sinceri nel guardare alle nostre miserie e alla nostra inquietudine. Portandocele allegramente a spasso.

Di quella notte resta- credo- qualche traccia di gomma consunta e cerchione maciullato dalle parti di Gaggiano, ed un ritorno via SS 494 Vecchia Vigevanese avventuroso come il passaggio di Mosè tra le acque.

Passano gli anni, bastava poco per vederti seduto al Trottoir, dove t’omaggiavamo regolarmente. E dove generalmente ci cagavi se appresso c’era qualche bella figa, il maschile- come genere- ti è sempre piaciuto solo come espressione di vita delinquenziale, avventurosa o giù di lì.

Viene l’autunno 2016, un sabato di novembre. Il funambolico, superlativo assessore alla Cultura di Mesero, Federico Scarioni, organizza una serata destinata a restare scritta negli annales de la rumenta.

M’invento titolo e intro: Emanuele Torreggiani vs Pinketts, e siccome a cospetto di due giganti potevo solo abbinare i 100 e passa chili della mia mole, m’invento la figura dell’Introducente all’Introduttore. Introducente me medesimo, introduttore ET, forse l’unico- assieme a Pietrangelo Buttafuoco- che permane a quei livelli così altamente siderali di scrittura.

‘Fabri dobbiamo passare a prenderlo presto, ovviamente al Trottoir, sta pigliando delle pastiglie forti e deve fermarsi a pisciare ogni 15 minuti’. Fosse solo quello..

Si parte. Siamo al Trottoir per le 16.30. Omaggiamo il Maestro, che ingolla una serena birra media. Si parte. Prima tappa un bar sui Navigli. ‘Aspetta che scendo, piscio e arrivo’.
Ci mancherebbe. On the road to Mesero, tappa a Cisliano, aperta campagna.

‘Cazzo fermati qua, ai tempi del Liceo scopavo una bellissima ragazza di queste parti che faceva il Linguistico con me.’

‘Era molto bella e molto ricca?’, gli chiedo.

‘Sì, ricchissima’

‘Si chiamava Isabella?’

‘Sì..’

‘E abitava in una grande cascina..’

‘Sì cazzo, la conosci??’

‘E’ una mia cugina di secondo grado..’

‘Ah cazzo, complimenti. Veramente una figa imperiale, la tua cuginetta’.

E via, una bella pisciata novembrina davanti a un cancello in ferro.

Nel mentre, rischiamo di tardare. Squilla il cellulare, è l’amico Lele Cavallotti, a Mesero in impaziente attesa.

‘Ma dove cazzo siete?’
‘Maestro è il camerata Cavallotti, tranquillizzalo..’
‘Ciao camerata, tranquillo, stiamo arrivando, ho appena finito di pisciare’.

Il resto è storia, riservata a chi c’era, mentre una valanga di pirla rimasero al bar o a tenere in mano la fidanzatina, mentre Lele Torreggiani e Andrea Pinketts discettavano di Bukovski, Simenon, Hemingway, Chandler. Di vita, crimine e anime costantemente impegnate ad ispezionare il buio.

Andrea G. Pinketts venne a trovarci una sera anche in cascina Bullona, nella vallata di Magenta, assieme a Cesare NaiCamilla Lorenza Maria Giocondi, Marco Invernizzi ed ancora Emanuele.

Si trovava decisamente bene, con noi. Etilisti, rurali, campagnoli, colti ma con l’odore di merda non sotto il naso ma sotto le suole, in fondo fascisti come lo era stato lui e la sua santa mamma, che lo fece scrivere sul Secolo d’Italia (sotto falso nome) raccomandandolo al senatore Franco Servello.

‘E’ che sono contento, Luana, sarai una pornostar della madonna, ma hai il senso della frase’

‘Il sesso, per quanto problematico, non rompe i coglioni. Li usa’

‘Non farmi incazzare, continua.
Se l’è succhiata fino a ingoiarsela.
Mi stai dicendo che si è suicidata facendo un pompino a una freccia?’

‘Peccato Leona, domani parto. Vado una settimana a Trento. Ho una vecchia zia che mi vuole nominare nel suo testamento e..
Ma come? Non mi avevi detto di aver già ereditato da tua zia?
Quella era un’altra. Le zie del Signore sono infinite’.

Quando capirete che il nostro Bukowski meneghino e metropolitano viveva tra Buonarroti e piazza XXIV Maggio, e non ve ne siete accorti, non rimarremo affatto stupiti. Mentre cincischiate per andare in una Spa con la fidanzata, mentre state attenti a quello che dite, a non eccedere mai troppo in amicizia od amore, mentre state sempre indietro di un bicchiere o di un cocktail, mentre cercate l’agiatezza della vita che vi consentirà di andare la domenica al centro commerciale o all’Apple Store, beh allora ricordate che le vostre vite di merda prenderanno senso solo quando vi imbatterete nella scrittura di quelli come Andrea G. Pinketts (che non morirà mai, come accade ad ogni grande artista della parola), che bruciano sino all’ultima goccia di sangue o sudore per nutrire quel demone, fatto di buio, inquietudine e del più sfrenato romanticismo (noi puttanieri siamo gli ultimi, veri romantici, capaci di cose che i vostri fidanzatini azzimati e con il collo di camicia perfettamente inamidato non sapranno mai neppure immaginare di potervi dire), per farvi vivere almeno qualche minuto emozionante.

Perché sebbene quelli come Pinketts paiono immersi nel caldo sulfureo di diavoli e puttane, saranno sempre gli unici- assieme a quei vecchi preti alla don Camillo- a potervi parlare di che materia sono fatti gli angeli. E il Paradiso.

M’inchino a te che occhieggi dalla mia vecchia casa con travi in legno, Maestro. Ogni mattina passo davanti alle tue dediche appoggiate sul quadretto in legno antico, vicino alla porta, pensando alla modestia del ‘personale umano’ che mi accingo ad incontrare. E ti penso, come ti penserò sempre.

Tanto, anche se purtroppo non sempre, qualche incontro aggraziato (e qualche autentica Dea) ci viene ancora concesso, sebbene sempre più di rado.

So long per te, un lungo Gin Tonic questa notte, prima di rincasare. E l’auspicio di calze scure ed occhi scuri di femmina, d’immensità prossima al vuoto. O all’immenso, che poi è lo stesso.

Fabrizio Provera

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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