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Quali Certificazioni eco-bio cercare in etichetta?

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Nel presentare la cosmesi eco-bio abbiamo accennato al mondo delle Certificazioni che possono aiutarci nella scelta dei prodotti da acquistare qualora si desideri privilegiare cosmetici più naturali, ecosostenibili e di origine biologica. Si tratta purtroppo di un mondo molto complesso per la mancanza, diversamente dal settore agro-alimentare, di una normativa europea che disciplini l’uso degli ingredienti biologici in ambito cosmetico. Ecco perché entrano in gioco le Certificazioni, che sono frutto di un processo volontario al quale si può sottoporre un’azienda cosmetica per tutti o parte dei propri prodotti, e gli Enti certificatori, che redigono gli Standard ai quali attenersi e ne verificano il rispetto nel tempo.

Le Certificazioni ad oggi si sono sviluppate sia a livello internazionale che nazionale, e sono veramente molteplici, ma noi ricorderemo solo le più diffuse in Italia. In Europa, dal 1 settembre 2009, è entrato in vigore lo Standard Cosmos International che prevede due livelli di certificazione: una per il prodotto naturale ed una per il prodotto e/o ingrediente biologico. Il marchio Cosmos Natural garantisce l’utilizzo di almeno il 98% di ingredienti di origine naturale, non necessariamente biologici, mentre il marchio Cosmos Organic garantisce l’utilizzo di una percentuale minima di ingredienti biologici (almeno il 10% per i prodotti da risciacquo ed almeno il 20% per tutti gli altri prodotti). Sempre a livello europeo agisce NaTrue, la Certificazione internazionale nata per iniziativa di alcuni Enti certificatori nazionali che hanno ideato uno Standard molto restrittivo e rigoroso con lo scopo di riconoscere la vera cosmesi naturale e biologica.

Natrue classifica gli ingredienti cosmetici in 3 categorie: Sostanze naturali (non sottoposte a trattamenti chimici), Sostanze natural-identiche (sostanze naturali manipolate con semplici metodi di trasformazione) e Sostanze natural-simili (sostanze naturali modificate con trattamenti chimici). Le certificazioni previste da NaTrue sono di tre tipologie:Cosmetici biologici (con un minimo del 95% di ingredienti biologici), Cosmetici naturali con componente biologica (con un minimo del 70% di ingredienti biologici) e Cosmetici naturali. In Italia invece agiscono più enti certificatori tra i quali ricordiamo: ICEA, CCPB e AIAB.

ICEA che, dal 1 gennaio 2017,certifica secondo lo Standard Cosmos International, pur mantenendo le certificazioni rilasciate in precedenza sulla base di un Disciplinare privato, che si distinguono in Cosmesi Naturale (in cui le materie prime non devono essere biologiche) ed Eco-bio Cosmesi (in cui le materie prime vegetali devono provenireda agricoltura biologica certificata).

CCPB, riconosciuto dal Ministero dell’Agricoltura, che offre due diverse tipologie di certificazione: per prodotti naturali e per prodotti biologici. La Certificazione bioè rilasciata per prodotti contenenti un minimo del 95% di ingredienti biologici nella cui produzione non sono stati utilizzati derivati di origine petrolifera, paraffine, formaldeide e coloranti di origine sintetica.

Ed infine AIAB che rappresenta il precursore della cosmesi biologica in Italia e garantisce che gli operatori aderenti rispettino un Disciplinare privato specifico. Tra i principi cardine da rispettare: una lista di prodotti ammessi e non ammessi ed un insieme di buone pratiche, quali l’assenza di materie prime non vegetali allergizzanti e irritanti o ritenute dannose per la salute dell’uomo, l’utilizzo di prodotti completamente OGM free, l’assenza di sperimentazione animale, l’utilizzo di prodotti agricoli e zootecnici provenienti da agricoltura biologica certificata, l’assenza di materiali non sostenibili dal punto di vista ecologico, sia nel prodotto che nell’imballaggio.

In Francia agisce Ecocert, il primo organismo di certificazione a sviluppare standard per la produzione di “cosmetici naturali e biologici”, che propone due livelli di certificazione: ORGANIC(solo per cosmetici biologici) e NATURAL(solo per cosmetici naturali).

Per il rilascio dell’etichetta cosmetica biologica (ORGANIC) si prescrive un minimo del 10% di tutti gli ingredienti provenienti da agricoltura biologica. Per il rilascio dell’etichetta cosmetica naturale (NATURAL) si prescrive un minimo di 5% di tutti gli ingredienti provenienti da agricoltura biologica.In Germania opera BDIH, l’associazione delle imprese industriali e commerciali per prodotti farmaceutici, articoli salutari, alimenti integrativi e prodotti per l’igiene personale, il cui gruppo di lavoro sulla cosmetica naturale ha elaborato la direttiva “cosmetica naturale controllata”, secondo la quale, dal gennaio 2001, i prodotti cosmetici naturali conformi alla direttiva possono  essere contrassegnati con il marchio di controllo dell’associazione. La direttiva descrive gli standard da rispettare che si riferiscono all’estrazione, alla produzione delle materie prime ed alla loro lavorazione.

In UK troviamo invece Soil Association, l’ente di certificazione indipendente cui è affidata l’attività ispettiva ed il rilascio delle certificazioni biologiche per le aziende agricole e le imprese che soddisfano gli standard. In ambito cosmetico, dal 31 dicembre 2016, applica lo Standard Cosmos International. Infine negli USA l’ente di riferimento più influente è USDA (United States Department of Agriculture), nato per gli alimenti bio,trova applicazione nel campo della cosmesi biologica. Due i livelli di certificazione: “100 percent Organic ” per i cosmetici che contengono unicamente ingredienti di origine biologica, che possono esporre l’etichetta USDA Organic, e “Organic”, per i cosmetici che devono contenere almeno il 95% di ingredienti bio organici. Detto ciò, vi devo anche dire che non tuttele aziende che operano nel settore cosmetico posseggono (per una precisa scelta aziendale, per lo più di natura economica) una Certificazione eco-bio, pur proponendo prodotti ecosostenibili.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma allora che fare? Ahimè, l’unica soluzione è imparare a leggere (e comprendere) sempre l’INCI prima di comprare, ma ne parleremo nel prossimo futuro.

 

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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