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Più acqua nel lago Maggiore: scongiurata la crisi idrica, la soddisfazione del Parco Ticino

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MAGENTA – Contrariamente agli ultimi anni, e nonostante le alte temperature, quella del 2019 non sarà un’estate segnata dall’ennesima crisi idrica: c’è acqua sufficiente per rispondere alle necessità irrigue e di produzione energetica senza mettere in crisi il Ticino.

Ad oggi, infatti, il Lago Maggiore ha riserve d’acqua superiori all’anno scorso di 81 milioni di mc e il Fiume Ticino ha una portata di deflusso di 14 mc/sec in più, sempre rispetto allo scorso anno.

L’abbondanza di risorse idriche è dovuta principalmente alle scelte fatte dal tavolo tecnico appositamente costituito dalla Autorità di Bacino del fiume Po che da quest’anno ha permesso di alzare il livello massimo di contenimento della risorsa idrica nel Lago Maggiore da 1,25 m. a 1,35 m sullo zero idrometrico di Sesto Calende invece del livello di 1,00 m come richiesto dalla Svizzera e da alcuni Comuni piemontesi con in testa il comune di Verbania.

“Questa maggiore possibilità di accumulo – spiega il direttore del Parco del Ticino, Claudio Peja – ha permesso di conservare oltre 5 miliardi di metri cubi d’acqua da aprile a oggi che, nel caso si fosse accettato il livello di 1,00 m, il gestore della diga avrebbe avuto l’obbligo di fare defluire indipendentemente dalla situazione generale. L’andamento di quest’anno e questi dati confermano ulteriormente come la posizione del Parco, sostenuta da anni, sia l’unica che garantisca la riserva d’acqua, permettendo di non perdere a causa della siccità valori ambientali ed economici importanti e, soprattutto, senza provocare alcun effetto negativo e non aumentando, come sostenuto da alcuni, il rischio di esondazione del Lago. Questo è un ulteriore elemento di riflessione per cui sarebbe opportuno fin dall’anno prossimo alzare il livello di contenimento idrico a 1,50 m sullo zero idrometrico di Sesto Calende tutto l’anno , come è stato dal 2007 al 2013 e come richiesto dal Parco da anni e ultimamente condiviso da sempre più soggetti partecipanti al tavolo tecnico”.

Analizzando i dati del 2018, anno fortemente critico, se si fosse tenuto anche solo il livello di 1,35 m le riserve idriche in più sarebbero state oltre 900 milioni di mc rispetto al livello di 1,25 m applicato quell’anno e 3,1 miliardi rispetto al livello di 1,00 m. richiesto, come già detto dalla Svizzera e da alcuni Comuni piemontesi.

“La conclusione logica– conclude Claudio Peja – è che alla fine deve prevalere la logica di garantire interessi collettivi , in particolare la conservazione dell’ambiente naturale, le produzioni agricole ed energetiche e più in generale la salute pubblica”.

“Il Parco continuerà essere promotore di tutte le azioni necessarie per mantenere il Lago alla massima possibilità di riserva idrica – aggiunge il vice presidente del Parco, Cristina Chiappa- per essere in grado di affrontare ogni eventuale momento di siccità che si verificasse. Questo anche nella logica di una situazione di cambiamento climatico che pone come primo problema mondiale la disponibilità della risorsa idrica. Si spera che tutti gli attori coinvolti prendano atto di una situazione che ha dimostrato come il mantenimento del Lago a livelli superiori non solo non aumenta i rischi idraulici ma garantisca la vita degli ecosistemi , la salvaguarda delle attività produttive e ludiche così che non venga più messo in discussione”.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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