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Pesticidi nelle acque: Legambiente lancia l’allarme

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TROVATI 61 PESTICIDI, PRESENTI NEL 73% DI FIUMI E LAGHI, A CONCENTRAZIONI CHE SUPERANO I LIVELLI ACCETTABILI

MILANO – I dati pubblicati oggi da ISPRA – l’agenzia nazionale per la protezione dell’ambiente – sulla presenza di pesticidi nelle acque italiane sono più di un campanello d’allarme: l’agricoltura italiana nel suo complesso vede crescere in modo molto preoccupante il proprio peso sull’ambiente e sulla salute, attraverso un uso indiscriminato di prodotti chimici. Nel 2013 le vendite erano scese sotto le 120.000 tonnellate, ma gli anni 2014 e 2015 hanno segnato una vistosa impennata, con una crescita superiore al 10%, che ha portato l’Italia a consolidare la propria posizione al vertice della classifica dei Paesi che consumano più pesticidi in Europa. Secondo i dati Eurostat, infatti, l’Italia impiega oltre il 40% di fitofarmaci in più rispetto alla Francia, sebbene il Paese d’Oltralpe abbia il doppio delle superfici agricole.

 

 

 

 

 

 

 

 

Si tratta di una tendenza che ha pesanti ricadute sia sulla salute dei consumatori che sull’ambiente, in particolare sull’inquinamento di acque e suolo, ma anche sulla reputazione vantata dal Made in Italy agroalimentare italiano: «È scorretto affermare che i pesticidi servono a debellare i nemici naturali delle colture: la verità è che essi servono fondamentalmente a intossicare l’ambiente in cui vengono impiegati – dichiara Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia – Uno studio del Centro Comune di Ricerca di Ispra, infatti, rivela che nell’impiego di insetticidi soltanto lo 0,1 per cento dei principi attivi usati nei campi raggiungono l’obiettivo per cui sono stati usati, il resto è destinato a raggiungere le acque superficiali e le falde: gli agricoltori pagano prezzi salatissimi semplicemente per inquinare l’ambiente in cui lavorano!»

La Lombardia non fa eccezione rispetto alle tendenze che ISPRA ha indagato con la sua rete di monitoraggio in tutta Italia. Di 320 punti di prelievo su fiumi e laghi lombardi, ben 234 (il 73,1%) sono contaminati da pesticidi, appartenenti a 61 sostanze tra principi attivi e molecole ancora attive derivanti dalla loro parziale degradazione. Pesticidi anche nelle acque sotterranee: precisamente, su 474 punti di monitoraggio della falda, ne sono stati trovati inquinati ben 125, oltre il 26%. E non parliamo solo di tracce: nella maggior parte dei casi, i referti analitici riportano livelli di contaminazione superiori agli Standard di Qualità Ambientale. Anzi la Lombardia è la regione che batte tutte le altre, quanto a superamenti dei livelli considerati accettabili: si misurano concentrazioni di pesticidi superiori alle soglie in ben 158 punti della rete di monitoraggio delle acque superficiali, quindi quasi il 50% dei punti di prelievo, e in 50 di quella per le acque di falda. Situazioni in cui, dunque, è seriamente minacciata la salute umana e dell’ambiente. 

«Da troppo tempo il settore agricolo è considerato una specie di ‘zona franca’ rispetto all’applicazione di norme adeguatamente severe per la protezione dell’ambiente e delle acque: una situazione che non siamo più disposti ad accettare – dichiara Barbara Meggetto (nella foto sopra), presidente di Legambiente Lombardia – Chiediamo all’assessore regionale Rolfi un deciso intervento. In una regione ad alta intensità agricola e zootecnica come la Lombardia è arrivato il momento di mettere un argine alle incursioni dell’agroindustria sui campi i cui prodotti sono destinati a diventare alimenti. È ora di finirla con un modello agricolo che dipende così fortemente da prodotti chimici inquinanti. Occorre dimostrare nei fatti di avere a cuore la qualità dei prodotti e la salute dei cittadini, a partire da quelli più esposti a sostanze chimiche tossiche, che sono gli agricoltori stessi».

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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