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Pensieri Talebani- Perché (Super) Mario Draghi NON convince Vincenzo Sofo

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L’eurodeputato Sofo si smarca da Salvini: “Operazione Draghi non mi convince”
Le ragioni dell’europarlamentare leghista: “Grande reset della politica italiana, operazione simile a quella legata a Mario Monti”
Di Vincenzo Sofo, 8 Febbraio 2021  Da www.barbadillo.it
Da tempo sottolineo i limiti del populismo e sostengo la necessità per la destra di fare un salto di qualità e di maturità, sottolineando l’importanza di raccogliere la sfida europea (sia perchè dimensione fondamentale della nostra identità sia perchè Brexit e Covid danno l’opportunità di provare a cambiarne i paradigmi) ed essendo stato tra i primissimi nella Lega ad aver aperto al Recovery Fund. Nonché qualche mese fa, su Il Talebano, intervenni dicendo che Salvini e Meloni avrebbero dovuto studiare – soprattutto dopo gli esiti dell’avventura gialloverde – una strategia che consentisse loro non solo di vincere le elezioni ma di poter gestire solidamente un’eventuale azione di governo. E che questa strategia avrebbe probabilmente incrociato nel suo percorso la figura di Draghi. Tuttavia se ora ci troviamo a parlare di Draghi non è certo frutto di questo percorso.
A inquietarmi dunque non è Draghi in sé. Che sarebbe potuto pure essere una soluzione condivisibile, considerando la necessità di un compromesso e di un punto di contatto con quel sistema con il quale volenti o nolenti – visto il debito pubblico che ci ritroviamo – dobbiamo fare i conti. A inquietarmi è piuttosto l’operazione che ha fatto scendere improvvisamente dal cielo Draghi, per i seguenti motivi:
1. LA SIMILITUDINE CON L’OPERAZIONE MONTI
Torniamo al 2011. C’era la crisi economica e l’UE decise di prendere al balzo l’occasione per obbligare alcuni Stati membri a interventi di “ristrutturazione” delle proprie economie. Il governo Berlusconi fu messo sotto pressione. Fu invocata l’unità nazionale. Apparve Monti, spinto da cancellerie straniere, UE e sistema finanziario. Ad aprirgli la porta fu il Presidente della Repubblica e tutti i media iniziarono a cantare in coro il Laudato si’ dicendo che sarebbe stato il salvatore della Patria, che o lui o la catastrofe. Quasi tutti i partiti si inchinarono per accoglierlo e gli affidarono il sostegno del Parlamento, sedotti da uno spread che calava e dei sondaggi sul gradimento alti. Iniziò l’austerity tanto richiesta dall’UE. E sappiamo come andò a finire. Dieci anni dopo, lo spartito è simile: crisi economica, preghiera di unità nazionale, la spinta da parte di cancellerie straniere, UE e sistema finanziario, il ruolo del Presidente della Repubblica, l’osannazione mediatica, la discesa dello spread, i sondaggi che raccontano un’estasi popolare. I partiti che si inchinano.
2. IL RUOLO DI BERLINO E BRUXELLES
La verità è che la UE ha deciso di cogliere l’occasione del Covid, come confermato dalla stessa Von Der Leyen nel discorso fatto a settembre al Parlamento Europeo, sfruttando l’ineluttabile necessità di risorse da parte degli Stati nazionali per vincolarli sempre di più al rispetto delle linee indicate da Bruxelles, le famose condizionalità. Come ho spiegato in un precedente articolo (per leggerlo, clicca qui) per farlo è necessario favorire nei principali paesi membri una situazione politica che garantisca per i prossimi anni l’allineamento dei Governi a queste indicazioni, che servono in primis alla Germania – azionista di maggioranza dell’UE – da un lato per omogeneizzare il mercato europeo, spazio commerciale fondamentale per l’export teutonico, minimizzando il rischio di doversi accollare le conseguenze dei debiti pubblici dei Paesi più in sofferenza e dall’altro accelerare il percorso di integrazione europea. Da qui nasce la crisi di governo scatenata da Renzi e che ha portato all’apparizione di Draghi, la quale dunque non è, come tutti raccontano, conseguenza bensì causa della crisi alla quale abbiamo assistito. Solo che, pur ritenendo la dimensione europea fondamentale per restare centrali negli scenari geopolitici futuri, prima di procedere con questa accelerazione bisogna chiarire quale tipo di Europa si vuole costruire. Perchè, così come il Piano Marshall ha conseguenze ancora oggi sulla politica interna ed estera del nostro Paese, il Recovery Fund avrà conseguenze politiche (oltre che economiche) su di noi per i prossimi 50 anni. E la direzione proposta dall’UE fino a oggi è stata molto lontana dalla visione di Europa propria della destra.
3. IL GRANDE RESET DELLA POLITICA ITALIANA
l’Huffington Post ha definito l’avvento di Draghi come “il grande reset” della politica italiana. Sempre come spiegavo nell’articolo che potete leggere cliccando qui, in effetti il vero obiettivo è lo scombussolamento del quadro politico italiano. Quando all’indomani delle elezioni politiche del 2018 tutti i giornali annunciavano l’inizio di una fase di bipolarismo populista dominato dalla dialettica Lega-5 Stelle, su Il Talebano spiegammo che al contrario l’esito di quelle elezioni che diedero vita al governo gialloverde avrebbe fatto scattare un’operazione per ricostituire un grande partito di centro che, unitamente al ripristino di una legge elettorale di tipo proporzionale, avrebbe consentito di rompere lo schema nascente per creare un tripolarismo Destra-Centro-Sinistra che avrebbe garantito alle forze cosiddette moderate di mantenere le redini del governo nonostante gli elevati consensi elettorali delle forze cosiddette sovraniste. Fino a ieri Forza Italia e PD sono stati imprigionati nell’alleanza rispettivamente con Salvini e il 5 Stelle, anche a causa di una sorta di ombrello protettivo dato da Trump. Ma tutti sanno che entrambi i partiti in queste alleanze ci stavano malvolentieri. Così con l’avvento di Biden ha dato l’occasione per scardinare queste alleanze, affondare grillismo e salvinismo e permettere un avvicinamento di FI e PD che sgretoli centrodestra e centrosinistra per spianare la strada al centro (stessa cosa che, con metodi diversi, in Francia è stata fatta con Macron). Non è un caso che ad affondare Conte sia stato Renzi, uomo vicino a Biden, ex PD con molti suoi uomini ancora all’interno dei democratici e in ottimi rapporti con Berlusconi.
4. LA SOVRANITÀ’ POPOLARE
L’operazione Draghi potrebbe ricordare molto quel che accadeva nell’antica Roma quando, in tempo di emergenza, ci si affidava a un “dictator” eletto dal senato, il quale ne definiva chiaramente la missione e i limiti temporali. E come detto in precedenza, in quest’ottica una figura come Draghi sarebbe potuto pure essere condivisibile ma come risultato di un accordo tra le forze presenti in Parlamento, maturato nell’ambito di un programma chiaro di una serie di azioni da intraprendere per uscire dalla crisi individuate e condivise da tutti. Qui invece siamo di fronte a una nomina imposta dall’alto. E per giunta con una delega in bianco. Abbiamo salutato l’avvento del governo Draghi senza avere alcuna informazione circa la natura della sua missione. Pensando che l’unico compito di un governo sia quello di spendere bene dei soldi che miracolosamente ci piovono dall’alto, come se fosse un amministratore di condominio. Dimenticandoci – dramma tipico nostrano che ha fatto sprofondare geopoliticamente l’Italia – che la contabilità è solo una delle scelte politiche che deve compiere chi governa una Nazione.
5. LA DELEGA IN BIANCO
Nulla viene detto agli italiani delle intenzioni di Draghi in termini di politica estera, politica sociale, politica per il Mezzogiorno, politica migratoria, politica demografica, politica culturale, politica etica, ecc. Non si sa nulla. Viene solo detto, agli italiani, di fare un atto di fede. Promettendo, come stanno facendo affannosamente i media, che Draghi non sarà come Monti. Eppure la genesi di questo governo è la stessa. E lo stesso Monti, sul Corriere, ha salutato entusiasta questa soluzione spiegando che è l’unico modo per far sì che in Italia si compia quella “ristrutturazione” pretesa dall’UE. I media allora si affannano a specificare che però Monti è venuto per tagliare mentre Draghi per spendere. Vero, peccato che questa spesa non sia gratis, come ci ricorda continuamente la UE: in cambio, bisogna mettersi in riga con i desiderata comunitari. Di fronte a tutto ciò, non capisco come le forze politiche, custodi di quella sovranità popolare che è principio fondante della democrazia, possano accettare così serenamente che tale principio sia nuovamente calpestato, dando pericolosamente seguito a quel precedente di Monti che si era detto sarebbe dovuto essere unico e irripetibile. Di fatto autodecretandosi inutili, disposte a farsi da parte o a cambiare in un batter d’occhio le loro posizioni quando c’è da fare sul serio. Come ammettendo di essere solo un intermezzo circense tra un tempo e l’altro di una tragedia. Peraltro, come ha fatto notare sempre l’Huffington Post – attivismo sponsor del nuovo governo – si arriverebbe al paradosso che forze politiche che non sono d’accordo tra loro su nulla, improvvisamente si troverebbero tutte d’accordo con Draghi. Tanto per capirci, si sta imponendo un’unione alla Frankestein tra:
chi vuole tenere Quota 100 con quelli chi vuole abolirla;
chi difende il Reddito di Cittadinanza e chi ne vuole l’abolizione;
chi vuole contrastare l’immigrazione clandestina e chi vuole favorirla;
chi è contro il monopolio delle rivendicazioni Lgbt e chi ne è lo sponsor;
chi è contro l’applicazione della direttiva Bolkestein e chi no;
chi combatte contro la svendita dei nostri asset e chi ne è il promotore;
eccetera
Tutti temi ben presenti nell’agenda UE e sui quali peraltro ancora non si sa che cosa voglia fare Draghi. A quale tipo di azione di governo può condurci un minestrone del genere?
6. L’ASSENZA DI QUALCUNO CHE SORVEGLI
La condizione sulla quale è stata lanciata l’operazione Draghi è l’auspicio di un’ammucchiata con dentro tutti. Ossia un governo di maggioranza totale senza dunque alcuno che si mettesse a fare opposizione. Eppure quello dell’opposizione è un ruolo imprescindibile per il funzionamento stesso del meccanismo della democrazia, precisamente quello che la distingue da un sistema autoritario-dittatoriale (che si collega al famoso discorso sullo Stato di Diritto tanto sbandierato dalla stessa UE per attaccare Ungheria, Polonia e compagnia). Accettare volontariamente la soppressione di questa funzione significa per le forze politiche abdicare al ruolo di tutela della sovranità popolare, cosa che costituisce la natura imprescindibile del mandato che è stato loro affidato dai cittadini con le elezioni. Ecco perchè, soprattutto in un momento in cui a causa dell’emergenza si è scelto come nell’antica Roma di dare mandato a un commissario per risolvere la crisi, è più che mai necessario che qualcuno abbia il coraggio di rinunciare al fascino del potere per ricoprire il ruolo di opposizione. Che sorvegli che non si esca dai confini della gestione della crisi. E che protegga gli unici che, restando giù da questo bellissimo carro carnevalesco, non potranno che subire silenti le conseguenze (nel bene o nel male) delle politiche generate da questa operazione di palazzo: gli italiani.

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