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Pensieri Talebani- La Destra culturale, l’identità.. e la rivolta in Iran

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In questi ultimi due decenni il mondo della destra politica si è frammentata tra coloro che inseguono una posizione intransigente ferma agli anni ’90 in antitesi a una Destra che cerca una nuova collocazione nella modernità.  La realtà è però un’altra, la mancanza di una capacità di elaborazione di idee nuove o aggiornate alla società in cui viviamo. Mentre per la prima volta nella storia della repubblica italiana una donna, pure di destra, si accinge a divenire capo del governo a destra si iniziano distinguo assolutamente pretestuosi.

Tra chi sostiene come FdI sia caduta in una trappola per cui ora al governo si dovrebbe occupare di situazioni talmente problematiche che farà una figuraccia sino a chi definisce FdI un nuovo cavallo di troia del sistema liberal-democratico .

Noi pensiamo diversamente, pensiamo che oggi FdI sia un partito in transizione, deve ancora formarsi in molte sue componenti. A fine 2012, circa 10 anni fa, si era costituito rapidamente solo per presentarsi alle politiche del 2013, perchè la prima regola in politica è esistere: al contrario l’azione nella società diviene quasi nulla. Ottenuto il risultato alle politiche del 2013 FdI ha proceduto alla creazione di una struttura basata su una percentuale del 3/4 % dei voti alle elezioni. Dopo le elezioni europee nel 2019 ecco il partito di Giorgia Meloni arrivare a oltre il 6% e quindi divenire un punto di riferimento forte a destra. I sondaggi hanno incominciato a gonfiarsi mentre al governo veniva sostituito Conte con Draghi verso un governo del presidente in cui la Meloni restava l’unica forza parlamentare di opposizione. In questo cammino durato 10 anni il partito di Giorgia Meloni non ha avuto il tempo di sviluppare elaborazioni culturali e ideologiche, ma ha agito nel contingente. A volte restando collegato a idee del passato, altre invece virando su quelle un po’ troppo moderniste.

Ma da chi è costituito il partito? In sostanza da tre anime differenti, alcuni vecchi dirigenti di Alleanza Nazionale, la dirigenza di Azione Giovani (è qui vi è una grande differenza generazionale molto importante) e un mondo precedentemente estraneo come quello arrivato da una parte di Forza Italia. Se si fosse letto il libro “Io sono Giorgia. Le mie radici le mie idee” si comprenderebbero bene le posizioni del Presidente di Fratelli d’Italia e del paese che sogna, idee con le “radici” ben impiantate nella tradizione della destra politica ma che guardano alla realtà del mondo moderno.

Tra le questioni da risolvere quanto prima vi è l’eterna posizione di contrasto a destra tra identitari e liberal-conservatori, i primi a difesa dell’autodeterminazione dei popoli e quindi la non intrusione nelle vicende di scontro per il potere nei paesi vicini e lontani. Dall’altra parte una componente, un po’ più vicina alle idee anglosassoni, per cui vi sia una civiltà superiore alle altre (quella occidentale) da promuovere nel resto del mondo come modello dominante. Proviamo a capire le due posizioni in relazione a quanto sta succedendo in Iran. Da una parte vi sono coloro che pensano vadano sostenute le rivolte di una parte delle donne che manifestano con gli studenti in quanto si ritiene la teocrazia iraniana nemica dell’occidente e della modernità e contro la libertà individuale delle persone. In opposizione a questa visione vi è il mondo identitario che al contrario sostiene come le rivolte siano in parte controllate da piccole Élite sostenute da forze esterne al paese iraniano (come avvenuto nel precedente decennio con le rivoluzioni arabe) e soprattutto pensa che l’Iran, paese con tradizioni millenarie, non si comprensibile agli occidentali modernisti.

Noi del Talebano siamo da sempre identitari e la nostra posizione si è più volte manifestata con posizioni ben definite. Anche per quanto riguarda la situazione in Iran la pensiamo in un modo preciso:

·         I paesi con storia millenaria e con usi e costumi hanno tutto il diritto di autodeterminarsi

·         La rivolta in Iran è di una parte minima della popolazione che vorrebbe promuovere un modello basato sulla libertà individuale in una società in cui tradizionalmente è la comunità a dominare usanze e costumi

·         La rivolta in atto equivale a quella che noi abbiamo chiamato secolarizzazione e che ha prodotto le diverse disfunzioni sociale come l’allontanamento dal Sacro, l’individualismo sfrenato basato sui diritti dell’individuo su quelli sociali, aborto indiscriminato, crisi della famiglia, crisi dell’identità sessuale, aumento di fobie e depressioni.

Con queste considerazioni non sosteniamo che il sistema iraniano sia migliore del nostro, sia più bello da vivere, ma che ogni popolazione ha un percorso differente e che la logica occidentale del progressismo economico, tecnologico, sociale come individuale sia un problema non solo per noi occidentali ma per tutto il mondo!
Fabrizio Fratus

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