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Pensieri Talebani – Isis e Afghanistan, il rischio di una nuova Siria

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Il mondo pensava erroneamente che l’esperienza legata allo “Stato Islamico” fosse conclusa con la disfatta territoriale avvenuta in Iraq e Siria ma, come più volte ho sottolineato, è sempre stata una convinzione sbagliata.

Nelle ultime ore i media descrivono la situazione afghana nominando l’Is – K quasi fosse un prodotto assolutamente innovativo.

L’Isis (Islamic State of Iraq e Siria) nasce con la denominazione al-Dawla al-Islāmiyya che letteralmente significa “Califfato Islamico”. Solo in un secondo momento è emerso al-Dawla al-Islāmiyya fī l-ʿIrāq wa l-Shām e ciò che dovrebbe colpirci è il nostro etnocentrismo. La seconda S di Isis, per le persone non “addette ai lavori”, è sempre stata confusa ed immaginata come attinente alla Siria. Invece, come specificato in arabo, Sham indica la regione geografica che comprende il sud della Turchia, la Siria, il Libano, Israele, la Giordania e la Palestina e che viene indicata come “Grande Siria” o “Levante”. Questa differenza apparentemente insignificante può essere semplicisticamente spiegata attraverso l’intenzione di costruire uno stato in una zona geografica carica di significati per l’Islam e non una dicitura territoriale. È innegabile che i confini degli stati moderni non siano infatti in nessun modo riconosciuti da chi combatte per l’instaurazione di un nuovo califfato.

Quanto appena descritto è utile a comprendere ed interiorizzare il concetto secondo cui un rinato stato islamico è ipotizzabile in qualsiasi parte del globo e che certe zone geografiche acquistino unicamente un carattere preferenziale.Is – K, alla luce di quanto detto, assume una veste assolutamente prevedibile. K si riferisce alla Provincia del Khorasan, area storica a cavallo dei territori iraniani e dell’Asia Centrale. Il termine significa “da dove arriva il sole”, un chiaro riferimento del non riconoscimento degli accordi di Sikes-Picot in quanto legato appunto alla formazione del Califfato siro-iracheno.Il gruppo non è “neonato”, ma era già presente: è stato sottovalutato perché sembrava ormai decimato dalla potenza talebana e dai raid statunitensi.Un dettaglio interessante per comprendere come non ci sia affiliazione tra Is – K e Talebani è appunto la liberazione dei prigionieri dalle carceri governative: i primi sono stati giustiziati dai secondi che venivano riportati in libertà per unirsi alla presa del paese.

Ad oggi è quindi facilmente intuibile quanto sia carico di significati la nomina di Shahab al Muhajir (probabilmente uno pseudonimo) come guida della provincia del Khorasan, un arabo probabilmente siriano capace di rievocare gli “splendori” del califfato di Al- Baghdadi e quindi adatto a richiamare alle armi chi ha combattuto precedentemente e che attualmente è “dormiente”.

I Talebani, assoluti protagonisti e vincitori, sono ovviamente irritati da questo “scippo” di visibilità mediatica. Sembra infatti che dietro agli attentati dinamitardi avvenuti nei pressi dell’aeroporto di Kabul ci sia Is – K. Non potrebbe essere altrimenti perché questa infiltrazione nel territorio afghano toglie od ostacola l’idea talebana di proporre un’immagine rassicurante di sé al mondo.

Molti osservatori hanno fin da subito ipotizzato che il tallone d’Achille talebano fosse la leadership interna una volta conclusasi l’evacuazione degli aventi diritto, ma la realtà si profila molto più complessa. In questo intricato scacchiere infatti bisognerà prevedere le intenzioni di Al Qaeda che negli ultimi anni ha cambiato i volti importanti al vertice dell’organizzazione e che saprà essere l’ago della bilancia. Molto “capitale umano” ha già abbandonato l’orbita qaedista per unirsi all’Is – K e questo sicuramente innervosisce i talebani.

Se, e sottolineo se, l’Is – K assumesse sempre maggiore peso negli equilibri afghani rischiamo di assistere ad una guerra fratricida come avvenuto in Siria dove sigle minori di miliziani furono assorbite dall’Isis oppure annientate come fossero forze ideologicamente contrapposte: l’adesione deve infatti essere cieca e totale.

Arianne Ghersi

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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