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Pensieri Talebani- In Alto Adige il miglior vaccino è la malattia, di Claudio Risè

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È la regione meno immunizzata ma più sana d’Italia. Tante mamme ricorrono a una soluzione antica (e naturale) preferita rispetto ai farmaci delle multinazionali per “mitridatizzare” i figli. E oltre il confine del Brennero non esistono tutti gli obblighi introdotti qui.

Certo, la produzione di vaccini (come la fabbricazione di bambini) è uno dei pochi business in continua ascesa: anche da qui (non solo dalla Scienza) deriva oggi il suo potere. Questo però è solo un aspetto della questione. Ce ne sono altri, utili per orientarsi. Il principale è ricordare l’antico e giustificato terrore dell’uomo: “l’altro essere umano, la sua vicinanza, perfino il suo respiro, potrebbe uccidermi. Come faccio a proteggermi? ” È da questo timore che nasce l’antica ricerca dell’immunità, di cui il vaccino è fra le ultime interpretazioni.
Neppure così recente e moderna, del resto. Già nel I° secolo prima di Cristo, Mitridate re del Ponto, si autoimmunizzava assumendo ogni giorno piccole quantità di veleno perché temeva di venire avvelenato dalla madre. Ci sono già gli ingredienti principali di tutta la storia: la paura della morte, il veleno assunto per evitarla, la tecnica per dosarlo bene. Wolfgang Amadeus Mozart lo raccontò nell’opera Mitridate, scritta a 14 anni, dove uno dei pezzi principali è proprio”: “Il destin che mi minaccia”: la paura, motore di tutte le fantasie di Im-munità. La quale, naturalmente, va nella direzione contraria rispetto alla Co-munità: lo stare insieme e sentirsi parte della società senza timore, e, magari addirittura con allegria. Come lo stesso Mozart arriva a fare, più tardi, nel Flauto Magico.

Le paure vengono poi nutrite dalle fantasie paranoidi dell’assoluta sicurezza: mito irrealistico e quindi produttore di ansia. La fiducia nella comunità potrebbe essere una cura migliore; ma non ha però la pretesa di fare sparire la malattia dalla faccia della terra. 

Su questo aspetto ho un ricordo personale, di una dozzina di anni fa, della mia casa altoatesina (la regione meno vaccinata d’Italia, e la più sana per le relative malattie), con un bambino con la pelle macchiata dal morbillo (mio figlio minore), e altri bimbi, tra i quali uno gravemente disabile (il medico aveva volentieri rilasciato la necessaria autorizzazione), che giocano allegramente con lui. Attorno un paio di mamme, che hanno portato i figli alla festicciola virale, perché si ammalassero direttamente, anziché passare da un potente vaccino di fabbrica, somministrato anche allora dallo Stato assieme ad altri, alcuni dei quali ritenuti dalle mamme del tutto inutili.
Non era un gruppo di pazze stravaganti, ma semplici donne del paese, simili alle tante altre che nella provincia di Bolzano preferiscono da sempre immunizzare dalle malattie infantili i loro figli attraverso la via diretta della malattia, piuttosto che quella del vaccino di fabbrica, ritenuto meno affidabile di quello naturale, e anche meno efficace dal punto di vista dell’immunità. Ad esempio, mi spiegarono le donne, la mamma vaccinata non passa con l’allattamento l’immunità al figlio, mentre quella che in passato ha avuto il morbillo sì.

 

 

 

 

 

 

 

Del resto la maggioranza dei sud tirolesi preferisce che i bambini attraversino le diverse malattie (con l’ovvia eccezione della poliomielite e difterite-tetano-pertosse). Lo considera un’esperienza di rafforzamento fisico e psichico che va accolta e accompagnata affettuosamente dalla famiglia, il medico e la comunità; non banalizzata in una routine di somministrazioni burocratiche e impersonali, prive di contenuti affettivi, psicologici e simbolici.

 

 

 

“Tutti le abbiamo fatte”, dicono orgogliosi donne e uomini, sicuri che essere passati direttamente per febbri, esantemi e qualche dolore li abbia resi più forti. Anche se non usano questo termine un po’ tecnico, è piuttosto chiaro che per loro si tratta di un “passaggio iniziatico” importante, che vogliono trasmettere ai loro figli nello stesso modo e con lo stesso valore. Del resto Bronislaw Malinowski, autore di saggi insuperati nella materia, abitava al di là del bosco dietro casa. Psicologia e antropologia hanno poi dimostrato come questi attraversamenti contribuiscano a formare la personalità e a garantire il benessere fisico ad essa legato.
D’altra parte non è un caso se appena passato il confine del Brennero, in Austria, Germania e poi in quasi tutta Europa non c’è obbligo vaccinale, e in nessun Paese comunque quello di fare tutti e 12 vaccini dell’Italia, (di cui molti durante l’allattamento).
Ad esempio il Robert Kock Institute di Berlino ha fatto una ricerca triennale su 18 mila giovani da cui è risultato che i ragazzi non vaccinati hanno minori probabilità di ammalarsi rispetto ai vaccinati, soprattutto riguardo ad allergie, malattie autoimmunitarie, intolleranze, dislessie. Da un punto di vista psicologico sono tutte “malattie dell’Io”, dove il soggetto fatica ad affermare se stesso verso l’ambiente. La ricerca quantitativa dimostra che l’Io vaccinato è un Io indebolito.
Particolarmente difficili da difendere sono poi le sette vaccinazioni in una volta: il bambino non fa mai sette malattie contemporaneamente, il suo organismo non è fatto per questo. Ogni vaccino provoca una malattia, anche se in forma attenuata: farne sette in contemporanea, poco dopo la nascita è per il bambino uno stress innaturale, oltretutto inutile perché non c’è tutto questo rischio di contagio multiplo. Infatti nessun Paese europeo lo fa, tranne la Francia di Emmanuel Macron, che l’ha introdotta da pochi mesi tra feroci polemiche, compreso l’accusa di “crimine contro l’umanità”, e una critica forte anche dalla rivista Nature (https://www.nature.com/articles/d41586-018-00660-y ).
Il fatto è che ogni malattia è personale, anche se si diffonde in modo epidemico: ogni medico e terapeuta lo sa, o dovrebbe saperlo (come del resto anche ogni malato). Non si può curare con procedure e somministrazioni di massa se non in caso di epidemie conclamate che qui non ci sono. Il vaccino, spesso utile, deve essere dato però per decisione individuale del medico, d’accordo con la famiglia e somministrato individualmente. E l’accordo della comunità è indispensabile anche all’efficacia della cura, che comprende fattori più complessi del puro dato biologico. Tutto ciò rischia però di essere travolto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che in accordo con la Global Health Security Agenda prevede più di 120 nuovi vaccini nei prossimi anni.

L’Italia poi, in questa vicenda ha svolto un inedito ruolo di rompighiaccio. Nel 2014 il ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, va negli USA accompagnata dal presidente dell’Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA), e l’Italia viene nominata addirittura capofila per le strategie vaccinali a livello mondiale della Global Health Security Agenda, GHSA, con la presenza e benedizione di Obama. Nel luglio 2017 Lorenzin fa votare in Italia la prima vaccinazione totale obbligatoria d’Europa: non proprio uno scherzo. Intanto le vaccinazioni entrano nella campagna per la presidenza USA, con la Clinton che vuole renderle obbligatorie in ogni Stato e Trump che chiede una commissione d’inchiesta sui danni da essi provocati; divenuto presidente la insedia. Tre giorni prima delle elezioni Obama ha firmato con Bill Gates l’accordo anticipato per la GHSA, il cui l’obiettivo principale è la vaccinazione di tutta la popolazione mondiale, iniziando dal morbillo. Nel 2017 l’obiettivo è confermato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In luglio viene eletto Presidente in Francia Emmanuel Macron, il cui governo decide di rendere obbligatoria la vaccinazione per 11 malattie, prima inesistente. L’Immunitas ha sferrato il suo attacco globale alla Communitas, che risponde con sovranismo e populismo. 
Per capire quanto si tratti di cura della salute, e quanto di affari e geopolitica più o meno camuffata e eseguita con gesti autoritari, persone e popolazioni devono poter partecipare, discutere e approvare le decisioni del potere, non esserne solo l’oggetto passivo. Altrimenti non si fidano. E hanno ragione.

Claudio Risè, da www.iltalebano.com

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