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Dall'archivio:

Pensieri Talebani (e non solo)-1, parliamo un po’ di pornografia…

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Vogliamo aprire un dibattito sulla pornografia. Ne abbiamo parlato tempo fa recensendo un saggio molto interessante del nostro compare talebano Fabrizio Fratus. Proseguiamo sulla base di alcuni interessanti contributi e riflessioni usciti di recente

Silvana de Mari su “la Verità” ha scritto di pornografia, il direttore di Ticino Notizie Fabrizio Provera mi ha segnalato il pezzo che qui riporto. La pornografia è un problema di tipo sociale molto sottostimato e con effetti diretti e indiretti sulle persone che ne fanno uso. È una droga, crea dipendenza. L’ideologia del godimento, scritto con lo psichiatra Paolo Cioni è l’unico testo a livello internazionale che presenta i danni del porno senza mai entrare in questioni morali.

Fabrizio Fratus

ATTENTI AL CERVELLO di Silvana De Mari, maggio 2018 (contributo precedente all’intervista sulla Verità)

Il nostro cervello emotivo non distingue tra vero e falso. Inoltre ha una memoria totale. Noi non siamo coscienti di tutto quello che abbiamo interiorizzato. Il nostro inconscio è stato quindi toccato, ispirato o inondato, da innumerevoli fattori di cui non siamo coscienti, visto che ce li siamo dimenticati, essendo la memoria del cervello razionale estremamente limitata, come ben sappiamo quando ci dimentichiamo lezioni studiate o appuntamenti. Dato che tutto quello che vediamo e ascoltiamo rischia di appiccicarsi sul nostro subconscio come una gomma da masticare sputata sotto le scarpe, prima di esporre il nostro cervello a roba che gli entra dentro, pensiamoci un attimo: che non sia un’operazione banale da fare a casaccio. Niente zapping, miriadi di immagini slegate, niente film dell’orrore, niente immagini splat. O se sì, allora non domandiamoci perché siamo sempre più cupi. Una delle cause della diffusione sempre più brillante della depressione è la pubblicità. Il nostro cervello razionale sa che la pubblicità è falsa, il nostro cervello emotivo non lo sa; il nostro cervello razionale magari è anche arrivato alla conclusione che è meglio prendere al supermercato i prodotti non reclamizzati: non hanno dovuto sottrarre dalla qualità i soldi del marketing. Il nostro cervello inconscio non lo sa e mi dà un barlume di contentezza quando compro il marchio, il brand in termini tecnici, riconosciuto. Non solo ma le ore e ore di pubblicità che ho interiorizzato hanno dato al mio cervello l’informazione, che a questo punto è fatta di granito, che la cosa importante sono le cose. Aver visto signore e signori squittire di felicità per il bucato più bianco, i denti bianchi, la pelle più liscia, l‘auto più assolutamente qualsiasi che ti stanno spacciando per unica al mondo, il divano sempre il saldo al 50%, ha piantato nella nostra mente come chiodi l’idea che tutto quello che conta sia tangibile, l’idea che solo quello che conta sia tangibile.
Un’infinita attenzione ai bambini. Un televisore spento, che viene acceso solo a una determinata ora per guardare quel determinato programma e spento subito dopo, può essere una buona soluzione. Quando guardiamo la televisione con i bambini, sempre, senza saltarne una, avvertiamo che le pubblicità sono fesserie. Non solo è quasi sicuramente falso che quel prodotto sia migliore degli altri, ma è sicuramente falso che sia così importante averlo. Tutte le volte che qualcuno sorride facendo una determinata azione, sta passando messaggio, sta programmando il nostro inconscio. Noi siamo normalmente e fisiologicamente portati a imitare le azioni delle persone che sorridono. Se quella roba li ha fatto così contento quel tizio là, magari fa contento anche me. Quindi si crea nel mio cervello una necessità inconscia a quell’oggetto. I terrificanti capricci che i bambini fanno per ottenere oggetti pubblicizzati da gente sorridente, sono semplicemente logici. La colpa è nostra che abbiamo permesso che il cervello dei nostri bambini fosse sguaiatamente esposto a una forma così plateale e brutale di controllo mentale. Nessuno fa pubblicità a come sia bello camminare che insieme al leggere è il più potente antistress, anche per la stimolazione bilaterale degli emisferi che si ha in queste due attività.  Con l’unica eccezione della Chicco, nessuno fa più pubblicità a quanto sia bello avere un bimbo che arriva a scombinarti la vita e a darle un senso, nessuna pubblicità ti avverte che è meglio morire a casa propria circondato da gente che ti ama e non in una casa di riposo circondato da persone per i quali sei un lavoro. Se te lo dicessero in tempo, verso i 20 anni, uno farebbe anche in tempo a crearsi una vita dove uno o più pargoli vengono a scombinare tutto e dove ci sarà qualcuno a tenerti la mano quando muori. Nella civile Svezia, che è considerata una specie di faro di civiltà, i cui bizzarri accademici dominano la cultura mondiale con il loro bizzarro premio nobel,  le persone muoiono sole: l’80% di loro ha raggiunto questo strepitoso traguardo. Per fortuna l’eutanasia e il suicidio assistito sono una conquista assodata. Come sia bello volersi bene, come siano belle le stelle, che potenza dia pregare non fa parte del messaggio pubblicitario, quindi si diffonde sempre di più l’uso degli alcolici pesanti tra giovanissimi, un fenomeno oggi abituale che fino a 50 anni fa era presente solo in situazioni estreme.

Una volta passati da homo sapiens a homo videns non c’è più mediazione della coscienza e la narrazione visiva entra come un terrorista dentro all’inconscio, modificando assetto di neurotrasmettitori e circuiti neuronali.

Tutte le narrazioni gratuite, che si ottengono senza sforzo, creano dipendenza: calcio, serie televisiva, altro tipo di intrattenimento.

Tra tutti i tipi di narrazione visuale quella che crea dipendenza in maniera più violenta e tragica e la pornografia.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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