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Pensieri Talebani- Carola e quella destra complessata

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Un fantasma si aggira nella politica italiana.
Un mondo da sempre diviso su tutto e specializzato in un atavico scissionismo, risalente, restando solo ai tempi recenti, allo scioglimento del MSI-DN voluto da Gianfranco Fini a Fiuggi, riesce a ricompattarsi ormai solo nella critica a Salvini.
Incapaci di vedere il bicchiere ‘mezzo pieno’, i suoi esponenti sono sempre pronti a offrirsi come portatori di mirabolanti ricette per risolvere i problemi dell’Italia.
Molto più modestamente, però, si tratta spesso solo di persone affette da un irrefrenabile desiderio di marginalità.
Una sorta di agorafobia politica che li fa patologicamente timorosi dei vasti spazi aperti, garantiti ora  grazie  alla Lega di Salvini – che ha travolto tutti i precedenti steccati ideologici – raccogliendo un travolgente consenso trasversale ai vecchi partiti tradizionali.
Perennemente nostalgici della riserva indiana dove vivevano in stato d’assedio e in cui erano costretti a muoversi con circospezione cercano di costruire muri (ideologici) non più per rintuzzare assalti ma per celarvisi.
In questo scenario ecco anche il levarsi, in un cacofonico concerto di voci stonate, di canti anche da ‘destra’ in appoggio persino della scafista tedesca Carola Rakete, celebrata come eroina dagli immigrazionisti tutti, per la quale non poteva mancare naturalmente anche l’intervento di un parroco di periferia, perfetto esponente della Chiesa Bergogliana.
Nell’estremo lembo lombardo della pianura Padana che  si protende verso l’Emilia, infatti, a Pieve Porto Morone, un certo don Roberto Beretta, parroco della provincia pavese, aveva programmato per venerdì 12 luglio, alle 8 e 30 nella chiesa del paese, una messa  “per Carola Rackete e tutte le donne di coraggio che mettono la Legge di Dio prima della legge degli uomini”.
Questo intrepido pretino, che ha poi fatto peraltro prontamente retromarcia dopo una dura presa di posizione del ministro leghista Gian Marco Centinaio, probabilmente annoiato dal prendersi cura delle sole anime dei suoi compaesani, era alla ricerca di una facile notorietà e quale miglior strumento se non sfruttare a suo beneficio l’ondata emotiva legata alla rastascafista.
Il campo, infatti, ormai si divide ormai nettamente in due: da una parte chi combatte il piano di deportazione delle popolazioni del Terzo mondo verso l’Europa e gli Stati Uniti e dall’altro invece chi ne è complice.
Non c’è spazio per posizioni intermedie di sognatori visionari perennemente alla ricerca di una impossibile via intermedia.
Peraltro si vedono negli interventi a favore della trafficante tedesca da parte di non immigrazionisti neanche tanto velati complessi d’inferiorità.
Forse per eccesso di vanità, per il desiderio di esprimere tesi ‘intelligenti’ e non scontate chi apprezza Carola Rakete al di fuori della sua area politica diviene – forse senza neppure accorgersene –  a tutti gli effetti solo un servo sciocco degli immigrazionisti.
Chi decanta il coraggio o la coerenza di una che di suo sapeva di non rischiare nulla (neppure in termini economici) a parte il fatto che non sembra neppure conoscere cosa sia il coraggio (di cui evidentemente parla a vanvera) esprime solo una posizione grottesca, anziché cavalleresca come vorrebbe far apparire, portando acqua al mulino di chi insidia la Patria.
Purtroppo alcuni commenti in questo senso provengono da esponenti del postneofascismo: quel mondo in putrefazione ormai privo di riferimenti politici da seguire e da tempo ormai alla ricerca di ‘santoni’, di ‘guru’ in grado di esorcizzarne le nevrosi anche a costo poi di ‘sgureggiare’ un po’ troppo.
La migliore risposta a chi esprime appoggi o apprezzamenti alla trafficante di uomini tedesca resta quella che ci ha dato un ‘idraulico’ dopo la Beffa di Lampedusa (lancio di mutande sporche contro la ONG spagnola Open Arms): “Chi solidarizza con gli scafisti/schiavisti al di fuori della loro area politica, ci sembra soprattutto voglia mendicare una facile visibilità che non porterà a nulla se non provocare divisioni.”
Una solidarietà peraltro piuttosto miope, con trafficanti di uomini che violano sistematicamente le leggi per evidenti interessi economici (come denunciato a più riprese dall’Ammiraglio libico Ayoub Kassem), che agiscono peraltro al riparo di una formidabile rete di complicità che spazia in Italia, come dimostrano i fatti, dalla politica alla magistratura.
Gianluca Castro
da www.iltalebano.com

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