― pubblicità ―

Dall'archivio:

Pedopornografia, indagine della Procura di Milano: 81 indagati ‘insospettabili’

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 
MILANO -Migliaia e migliaia di scatti con bambini, anche piccolissimi, in pose molto esplicite. Video e foto che documentano violenze e torture su neonati di appena sei mesi. Nonostante conservassero uno sterimnato ‘archivio degli orrori’ nei loro telefoni e pc e partecipassero attivamente a chat su Telegram e Whatsapp con altri pedofili, il gip ha concesso i domiciliari a quattro milanesi arrestati una settimana fa nell’ambito della maxi inchiesta ‘Luna Park’, condotta dalla Polizia postale e coordinata dalla Procura di Milano.

Oltre a loro, altri 81 italiani sono stati identificati, 71 dei quali del tutto insospettabili. Tra questi, anche un ottico napoletano di 71 anni, a capo di un gruppo tra i più attivi, e un ragazzo di 22 anni della provincia di Venezia, anche lui coordinatore di una fitta rete di follower e amanti del sesso con minori. Le loro case e i loro uffici, in diverse 53 province e 18 regioni, sono stati perquisiti, tutto il materiale informatico è stato sequestrato e analizzato dagli agenti della Postale, guidati da Rocco Nardulli, che per mesi si sono finti anche loro dei pedofli e si sono introdotti in siti e gruppi che, come scatole cinesi, si ramificavano e si facevano sempre più “espliciti ed esclusivi”.
Per una ventina persone, poi, tra cui i quattro milanesi, si sono aperte le porte del carcere. Per poco, però, perché il gip ha ritenuto che le esigenze cautelari a loro carico fossero rispettate anche se facevano rientro a casa e restavano lontani dalla rete. Per un quinto uomo, arrestato a Pavia, invece, il giudice ha deciso di non applicare alcuna misura cautelare.
“Ci sono caduto una volta e poi ancora e ancora”. “Non faccio certe cose, ero solo curioso”. Sono questi le frasi, ricorrenti, che i 5 uomini, di diverse età ed estrazione sociale, hanno pronunciato negli interrogatori di garanzia davanti ai giudici di Milano, Pavia e Varese. Hanno provato ad alleggerire la loro posizione, ma le prove a loro carico sono tante e pesanti. Non è ancora chiaro, però, dove siano state commesse le violenze immortalate nei video né come i pedofili siano entrati in possesso di tutte quelle immagini “aberranti” che documentano altrettanti “crimini contro l’umanità”, come non esitano a definirli gli stessi investigatori.
A usufruire di quegli scatti pieni di violenza e dolore erano operai, impiegati, farmacisti, medici, imprenditori, disoccupati, commercianti e perfino un professore. Anche l’età variava molto: si va da un minimo di 18 anni a un massimo di 71, come nel caso dell’ottico napoletano, che addirittura amministrava un giro di pedofili. Una dolorosa ‘antologia di Spoon River’, piena di figure perfettamente integrate e stimate nelle loro comunità, ma con tante ombre e perversioni molto ben nascoste.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi