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Parlare a sproposito, ovvero, l’arte del non tacere. A cura di Laura Giulia D’Orso

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Se mai dovessi malauguratamente cimentarmi su quale sia l’errore più frequente, quello che maggiormente è commesso dalle persone o dal genere umano, non avrei dubbi: è quello di parlare a sproposito, di dire o scrivere sciocchezze, di sentirsi competenti sempre e comunque o, come si diceva una volta a Roma, di “aprì bocca e daje fiato”.
Mi sovviene che probabilmente solo Barbie possa passare cambiandosi il vestitino da “cowgirl a chef”, da “siamo tutti allenatori” a “siamo tutti virologi” da “medici a strateghi militari e generali di corpi d’armata” … Barbie dico, non voi della televisione e dei giornali del mainstream.
Scriveva nel 1771 l’autore de L’Arte di Tacere, l’Abate Dinourat che la frenesia di scrivere e di parlare a sproposito di governo, religione, salute e dinari si è diffusa come un’epidemia che ha colpito un gran numero di menti.

 

Sia ignoranti che eruditi e professori e giornalisti oggi sono caduti in una sorta di delirio, come chiamare altrimenti queste opere televisive e cartacee da cui oggi siamo subissati, dalle quali sono banditi verità e ragionamento, e che contengono soltanto sarcasmo, ipotesi congetture e racconti più o meno scandalosi?

L’Arte di Tacere è un libriccino di poche pagine che si può leggere in una serata ma è anche uno scrigno ricco di momenti illuminanti. La sua attualità è così evidente, anche a distanza di circa 250 anni dalla sua pubblicazione, che davvero sarebbe lettura utile per tutti, specie oggi che nel “mondo dei social” ognuno sembra avere una verità da dire o scrivere.
Un certo Umberto Eco, all’Università di Torino, insignito della laurea honoris cause in Comunicazione e cultura dei media, nel 2015 disse che “i social media ed alcuni programmi televisivi hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli. Prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività, ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli”.
L’Abate Dinouart consigliava vivamente: “è bene parlare solo quando si abbia da dire qualcosa che valga più del silenzio”. Perché, come scriveva Dinouart “il silenzio è necessario in molte occasioni; la sincerità lo è sempre.”
L’Arte di Tacere dell’Abate Dinourat, edito da Sellerio, un capolavoro, è una breve lettura divertente e intelligente, ricca di insegnamenti di buon senso validi in passato come oggi e che saranno validi anche in futuro.
Parafrasando alcune parole di Dinourat e immaginando l’autore come nostro contemporaneo e fruitore del web e della televisione: “quando si scrive un post è necessaria una grande attenzione, conviene riflettere a lungo e poi ripensare ancora per non doversi pentire quando non si potrà più impedire che si propaghi.”
Certamente l’Abate non sarebbe stato un idiota né del web né dei dibattiti televisivi, ammesso che avesse mai voluto parteciparcisi!

 

Laura Giulia D’Orso

 

 

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