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Parco Ticino, al via il protetto ResQ per la salvaguaria della quercia

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MAGENTA – Il deperimento della quercia è dovuto alla genetica degli individui, oppure è legato al microambiente in cui si è insediata la pianta? La disponibilità idrica nel sottosuolo o gli effetti di eventi climatici estremi di questi ultimi anni condizionano il deperimento?   Sono due dei molteplici  quesiti a cui  un team di ricercatori cercherà di dare risposta attraverso l’attività di campo prevista dal progetto ResQ Deperimento della quercia nei boschi planiziali: studio multidisciplinare per la selezione di risorse genetiche resistenti. Dopo una fase preliminare necessaria per selezionare i siti idonei alla ricerca, questa settimana sono in corso  le prime attività di campo presso il Parco del Ticino, nelle località  La Fagiana di Magenta  e Geraci di Motta Visconti.
 Ben cinque team di ricerca da questa settimana sono coinvolti nel progetto: ecologi, dendrocronologi, ecofisiologi, botanici, fitopatologhi e genetisti facenti parte dell’Università degli Studi di Pavia, dell’Università degli Studi della Basilicata e dell’Istituto di Bioscienze e BioRisorse del CNR, coordinati dalla professoressa Paola Nola dell’Università di Pavia. Scopo del progetto è comprendere le origini del deperimento della specie vegetale Quercus robur (Farnia) utilizzando i diversi ambiti di ricerca dei laboratori coinvolti, selezionando coppie di farnie formate da un albero sano e uno fortemente compromesso. E’ possibile seguire il lavoro dei ricercatori in tempo reale e rimanere informati sugli sviluppi e sui risultati della ricerca attraverso i canali social del progetto ResQ attivi: FacebookInstagram e Twitter.
“Siamo felici di mettere a disposizione i nostri boschi come laboratorio per uno studio così importante – afferma la Presidente del Parco del Ticino, Cristina Chiappa -, la farnia è la specie cardine delle foreste che un tempo coprivano tutta la Pianura Padana. Nel Parco del Ticino vivono ancora oggi i lembi più estesi di questa antica foresta”.
“I problemi fitosanitari dei nostri boschi sono certamente da mettere in relazione al più grande tema della crisi climatica, su cui il Parco è molto impegnato – aggiunge il consigliere dell’Ente magentino Massimo Braghieri – . Abbiamo anche una tradizione nella ricerca delle cause del deperimento della quercia, che da noi risalgono ai primi anni duemila. Lo studio rientra in questo solco e, con tecniche all’avanguardia,  si propone di approfondire la conoscenza di alcuni aspetti ancora oscuri. Confidiamo si possano trovare nuovi strumenti per la conservazione della specie”.
“Deperimento della quercia nei boschi planiziali: studio multidisciplinare per la selezione di risorse genetiche resistenti” è un progetto co-finanziato da Regione Lombardia Direzione generale Agricoltura, alimentazione e sistemi verdi nell’ambito del bando per il finanziamento di progetti di ricerca in campo agricolo e forestale.

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