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Paralimpiadi/2: Simone Barlaam e le ‘due facce della medaglia’

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

TOKYO CASSINETTA Oltre a quello dell’abbiatense Alberto Amodeo, c’è ovviamente da festeggiare il rientro in Italia- e nello specifico a Cassinetta- di Simone Barlaam.

Il 21enne, accreditato di grandi possibilità di medaglia alla vigilia di queste Paralimpiadi vissute purtroppo e ancora una volta nel segno del Covid, ha raccolto una messe di risultati: un oro, due argenti (individuale e di staffetta), bronzo (ancora in staffetta).

Con la beffa che l’argento nei 100 farfalla si sarebbe potuto tramutare in ore, se il vincitore australiano non fosse stato ‘riclassificato’ proprio alla vigilia dei Giochi.

Ma tant’è: i risultati del Cannibale (gentile) sono stati sensazionali. E ovviamente celano migliaia di ore impiegate negli allenamenti e nella preparazione, che in questa particolare occasione è stata ancora più ardua e complessa.

Ed è a queste difficoltà che Simone ha fatto coraggiosamente e intelligententemente riferimento nel lungo post pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Un testo che racchiude gioie ed anche dolori, che sono l’essenza dello sport e ovviamente anche della vita. A soli 21 anni, Simone può sin da ora guardare alle Paralimpiadi di Parigi 2024 (più agevoli, un’ora e mezza di volo da Malpensa.. E speriamo con tutto il contorno di pubblico possibile), mentre naturalmente attendiamo tutti i festeggiamenti del caso. Se li merita, dal primo all’ultimo.

Buona lettura, bentornato campione.

 

LE DUE FACCE DELLA MEDAGLIA
Scrivo queste righe sul volo di ritorno da Tokyo mentre rifletto su ciò che ho appena vissuto.
Questa mia prima rocambolesca Paralimpiade si è conclusa con molte soddisfazioni ma altrettante delusioni. Nonostante ciò io sono contento di come è andata e di ciò che ho imparato grazie ad essa.
In questo mio piccolo racconto non mi soffermerò sui risultati sportivi, ma sul percorso umano che mi ha portato fino a Tokyo.
Questo anno e mezzo di preparazione è stato estenuante sia fisicamente che mentalmente. Ho vissuto con la costante premura di fare tutto alla perfezione dimenticandomi però di ciò che veramente fa la differenza: divertirsi e godersi il quotidiano.
Con il timore del contagio mi sono isolato dal mondo, marginalizzando tutte le persone a cui voglio bene. Per questo vi chiedo scusa e non vedo l’ora di riabbracciarvi uno ad uno.
Ho passato tanti momenti soli ed anche molto tristi durante i quali mi sono scontrato con colui che veramente è l’avversario più temibile, dentro e fuori dalla vasca: me stesso. Penso che molti di voi purtroppo capiscano cosa intendo. Questa pandemia ci ha messo faccia a faccia con il nostro io e con la nostra fragile natura umana.
Ho imparato a conoscermi più a fondo ed ho riscoperto il vero valore delle persone e della socialità. Ho capito che questo mondo è pieno di persone fantastiche e generose, sempre pronte ad aiutarti.
Perciò, prima di salutarvi permettetemi di ringraziare qualcuno di questi esseri umani straordinari.
Primo tra tutti grazie Max.
Grazie per aver sempre creduto in me e per aver sofferto ed esserti sacrificato durante questi mesi infiniti tanto quanto noi. So che ce ne diciamo di cotte e di crude ma senza di te tutto ciò non sarebbe mai stato possibile.
Grazie Michi, che come Max hai sacrificato la tua quotidianità per mettere noi atleti nelle condizioni di raggiungere i nostri sogni rimanendo purtroppo molto spesso nell’ombra.
Grazie ai miei compagni di fatiche per avermi aiutato ed esserci sempre stati quando ne avevo bisogno.
Grazie al mio grandissimo amico, nonché mentore Federico per avermi fatto crescere come atleta e come persona.
Grazie a Micaela Fantoni e a Luca Cavaggioni. Il vostro contributo è stato fondamentale in questo percorso sportivo ed umano.
Grazie alla mia società, la POLHA-VARESE Associazione Polisportiva Disabili per tutto ciò che fa giorno dopo giorno per noi atleti.
Grazie a tutti i membri della FINP Federazione Italiana Nuoto Paralimpico e del Comitato Italiano Paralimpico che specialmente nei momenti difficili ci sono sempre stati per me, anche con una semplice parola di conforto. Sembra scontato ma non lo è affatto.
Grazie a tutto il team di dmtc che mi ha seguito, supportato e sopportato come solo loro sanno fare.
Grazie a tutti coloro che, anche con un semplice gesto, mi hanno aiutato e sostenuto.
Ed infine grazie alla mia famiglia, per avermi accompagnato in questo folle percorso che agli occhi di molti non avrebbe mai portato a tutto ciò. Vi voglio bene.
Adesso è tempo per un po’ di meritate vacanze per ricaricare a pieno le batterie verso nuovi obiettivi!

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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