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Papa Francesco e il viaggio in CIle

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Il vicario di Cristo, per i fedeli cristiano-cattolici, è in visita pastorale in Cile. Accoglienza pessima: chiese vandalizzate e date alle fiamme, dalla rivolta dei Mapuche ed accuse di pedofilia ai vescovi locali.

La protesta contro Bergoglio è sfociata nell’attacco di chiese cattoliche, nella capitale, Santiago del Cile. L’accusa al governo cileno è quella di aver speso 10milioni di pesos, per il Papa: di cui solo il 30% vengono dal Vaticano, il resto dallo Stato, in un paese afflitto dalla povertà. Sembra che il suolo dove Bergoglio ha celebrato la messa fosse stato espropriato al popolo Mapuche, all’inizio del XIX sec..

Inoltre, in via cautelativa, prima della visita di Bergoglio, è stata arrestata Francisca Linconao, leader Mapuche. Ingrid Conojeros, portavoce del popolo indigeno, ha dichiarato: “Nessuno ha chiesto al nostro popolo il permesso di celebrare la messa, su quello che rivendichiamo come nostro territorio. La giustizia per noi verrà sempre applicata in maniera diversa”.

A quanto risulta, gli autori dei roghi alle chiese pare siano gli appartenenti al gruppo Wam (Weichan Auka Mapu), l’ala radicale dei Mapuche. I manifesti, di chi protestava, nella zona Sud di Santiago del Cile, così recitavano: “Date fuoco alle chiese, Papa Francesco non sei il benvenuto in Araucania”. Zona sottratta ai Mapuche, dove le discriminazioni agli indigeni sono continue. Hugo Alcaman, presidente dell’Enama, associazione che difende a livello legale i Mapuche, ha dichiarato: “Praticamente, come popolo, i Mapuche non esistono”.

Parte delle rivendicazioni, infatti, sembra riguardino la proprietà delle terre: in particolare quelle del comune di Villarica, ad oggi appartenenti all’Opus Dei, ove in passato fu aperta la Colonia Dignidad (ora Villa Baviera; usata durante il regime di Pinochet come centro di tortura), enclave nazista, di profughi SS, che ospitò Josef Mengele, il tristemente famoso ‘Angelo della Morte’.

Alle proteste dei Mapuche si aggiungo quelle contro i preti pedofili. La questione pedofilia è molto sentita nel paese. Bergoglio, infatti, ha commesso qualche errore, durante i primi anni di pontificato: ha promosso il vescovo cileno Juan Barros Madrid e l’arcivescovo di Santiago del Cile, Ricardo Ezzati e il suo predecessore Francisco Javier Errazuriz. Tutti e tre accusati di aver coperto le gesta (alle quali avrebbero anche assistito) del sacerdote Fernando Karadima: violentatore seriale. Denunciato nel 2010, fu costretto alle dimissioni, dal Vaticano, nel 2011.

Marco Crestani

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