― pubblicità ―

Dall'archivio:

Paolo Razzano contro il taglio dei parlamentari. Posizione coraggiosa e del tutto condivisibile

+ Segui Ticino Notizie

Ricevi le notizie prima di tutti e rimani aggiornato su quello che offre il territorio in cui vivi.

Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

 

MAGENTA –  1 deputato ogni ogni 151.210 abitanti

La riforma costituzionale approvata oggi (ieri, nda) rende la Camera il parlamento europeo con la rappresentanza popolare più bassa. Tagliare il numero di parlamentari è un errore, raccontare che viene fatto per risparmiare soldi pubblici è una beffa. Vogliamo un Parlamento più efficiente? Anziché allontanare i parlamentari dalle cittadine e dai cittadini, spingiamoli a rendicontare il proprio lavoro: rafforziamo il loro rapporto con il territorio e facciamo sì che portino avanti le istanze dei cittadini che li hanno eletti, con collegi piccoli e una nuova legge elettorale. Solo così (e non con qualche milione di euro risparmiato) potremo migliorare la vita degli italiani. È questa, la vera battaglia.

C’è poco da girarci intorno. Condividiamo alla virgola quanto sostiene su Facebook, coraggiosamente perché in dissenso rispetto al suo partito, il PD (che sotto il ricatto politico dei 5 Stelle ha votato un provvedimento contro cui si era battuto fino all’altro ieri), il dirigente metropolitano dei Dem ed ex vicesindaco di Magenta,  Paolo Razzano.

Razzano

Alle parole di Razzano fanno da eco quelle di un altro giovane vicino al Pd, ossia Paolo Salvaggio, anch’esse lucide e coraggiose.

“Il taglio dei parlamentari, appena votato in via definitiva alla Camera, “ammazza”, definitivamente, la rappresentanza politica.
È l’inizio del declino delle istituzioni, un precedente pesante perché ora vorranno ancora di più, fino ad arrivare al sindaco e al consigliere comunale del comunello più sperduto della Penisola. Una bomba ad orologeria piazzata nel nostro sistema democratico, l’unico possibile.
Spero nel referendum (se ci sarà) ma la vedo molto dura.
È successo perché abbiamo una classe politica che asseconda l’elettorato invece che orientarlo sulle scelte che, davvero, necessitano al Paese. Era il compromesso per la formazione di questo governo, lo capisco, ma è lecito domandarsi “cosa accadrà ora?”.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

■ Prima Pagina di Oggi