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Ossona, da Cuba all’Italia, la testimonianza di una donna: “Da noi si muore di fame, dopo l’embargo la pandemia ha messo la nazione in ginocchio”

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OSSONA Arrivare in Italia, entrare in un supermercato del Magentino e rimanere senza parole dalla tanta roba esposta sugli scaffali. Se a noi sembra normale trovare la merce per chi arriva da alcuni paesi non è così. Lo testimonia Celia, una donna di circa 50 anni che ha appena lasciato l’Avana con le sue due figlie alla volta di Ossona. Ha appena terminato il periodo di quarantena ed è uscita di casa a conoscere un mondo che ha già visto, ma che paragonare a quello che ha appena lasciato è impossibile.
“Quando siamo entrate al supermercato abbiamo cominciato a riempire i carrelli a più non posso – ha detto – Quasi pensando che il giorno dopo non ci sarebbe più stato niente”. A Cuba con la pandemia la situazione è peggiorata e, dopo le proteste dell’11 luglio dello scorso anno represse dal Governo, non c’è più nulla. Non solo i beni voluttuari sono introvabili, ma anche quelli necessari per vivere. Detto in parole povere, a Cuba si sta morendo di fame. Chi può scappa, ma sono in pochi a poter lasciare il paese. “Un dentifricio lo paghi sei dollari, ma soltanto se lo trovi – racconta – il reddito medio è di 20 dollari al mese, il caffè che viene prodotto a Cuba non si trova. Lo trovi in Italia, ma non da noi. Idem per le patate che vengono importate dallo Stato. Sono due anni che non mangiamo biscotti o caramelle perché non ci sono. Anche se hai i soldi per comprare la roba non la trovi”. Pandemia e poi l’embargo stanno mettendo in ginocchio Cuba.

La ‘libreta’ fornisce i generi base per tutti, indipendentemente dal reddito. Riso, pollo e fagioli, ma non bastano. E così chi può compra al mercato nero. Inoltre, dal mese di gennaio dello scorso anno Cuba ha unificato la moneta e l’unica in circolazione è il peso cubano. Questa mossa ha fatto schizzare i prezzi verso l’alto. “Quante volte vediamo i bambini cubani guardare un negozio che vende caramelle – aggiunge – ma le devi pagare in dollari e hanno dei costi pazzeschi”.

La cosa che più ha turbato il popolo cubano è stata la reazione dello Stato di fronte alle proteste dell’11 luglio, quando la gente è scesa in strada soltanto per chiedere un allentamento delle pressioni. La Polizia ha arrestato gente, ha picchiato chi protestava pacificamente e i media nazionali hanno fatto passare quelle persone per delinquenti. Ma a protestare c’erano medici, studenti, persone per bene. Erano la conseguenza del Movimento San Isidro che, nel 2018, cominciarono a protestare contro l’aumento della censura.

Durante le manifestazioni lo Stato ha tolto internet e soltanto chi aveva la possibilità di usare la VPN è riuscito a far passare immagini e video di quello che stava accadendo. È solo grazie ai cubani se esistono ancora immagini della repressione perché i giornali e le televisioni sono controllate dallo Stato. Le proteste sono continuate in altri punti della città, ma il rischio è troppo alto perché lo Stato non le tollera.

“A Cuba la delinquenza non è mai stata un problema – continua – vedere lo Stato che non difende i suoi cittadini, ma li picchia per molti è stato terribile. Le figlie si Celia studiano farmacia e sociologia, ma per loro non c’è futuro a Cuba. “Per forza abbiamo lasciato il paese – conclude – Non puoi fare il tirocinio in ospedale. Cuba è sempre stata una nazione avanti per la ricerca in campo medico tanto da essersi autoprodotta il vaccino contro il covid che però non è valido in Italia. Ma mancano le attrezzature base. Rimarremo in Italia e non sappiamo per quanto. Forse ci trasferiremo in Spagna. Ma prima o poi torneremo a Cuba. L’abbiamo nel cuore, è la nostra Patria”. (foto eldiario.es)

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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