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Orban e i poveri. Di Emanuele Torreggiani

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“Nessuno dei ragazzotti che hanno inscenato in Santa Babila la protesta, happening masturbico, contro Orban, il primo ministro ungherese che incontra il ministro Salvini a Milano, nessuno tra costoro ed i loro mentori, espressione pura del pensiero in linea piatta, s’è visto a Torino per la fiera del libro in cui, invitato di turno, è l’Iran per l’anno 2020. Nessuno dei liberi pensatori che oggi hanno inscenato la solita gazzarra. L’Iran che mette a morte poeti e scrittori, Salman Rushdie, lo scrittore di mezza tacca assurto a fama mondiale per la censura di Khomeini e la correlata condanna a morte dopo la pubblicazione dei Versetti Satanici, un libro da tremila lettori che grazie alla martirizzazione dell’autore ha venduto milioni di copie ma sempre tremila lettori. Lì a Torino bisognava esserci per dire ai cosiddetti intellettuali di giro, tutti tutti limitrofi alla partitica bypartisan, che fintanto che in Iran le libertà di espressione non saranno garantite non c’è un nessun invito, fintanto che verranno arrestati poeti, scrittori e registi non c’è un invito, che fintanto che lesbiche e culattoni vengono arrestati o impiccati lì non c’è un invito, e non solo, l’attuale governo iraniano ha incrementato la taglia sul Rashdie portandola a seicentomila dollari. Ah, che povertà questo paese provinciale. Che fintanto che l’Iran rifiuta di aiutare tutti i propri correligionari lì non c’è un invito. Che fintanto che mantiene nella sua costituzione la cancellazione dello stato di Israele lì non c’è un invito. Israele: l’unica democrazia del Medio Oriente, oltretutto con il Parlamento eletto con sistema proporzionale, il migliore per garantire la democrazia elettiva. Ma non è tres chic.

 

Orban è un boia che difende i confini della sua patria povera, che ha vissuto settant’anni sotto il tallone sovietico, e difende i suoi confini come accade in tutti i paesi del mondo salvo il nostro. Infatti l’Italia è soltanto una espressione geografica. Quanto ci aveva visto dentro il Metternich. Entrate da clandestini, senza documenti, in Iran, in Oman, in Egitto, in Svizzera, e pretendete di essere mantenuti a spasso. Ah. L’abissale miseria. Andate avanti. Applausi. Orban è un boia e Salvini la sua troia. Eccolo il vecchio slogan buono per tutte le battaglie di retroguardia sulle quali la cosiddetta sinistra extraparlamentare si è costruita una carriera rivoluzionaria. Da impiegati del parastato. Chic chic. Tres chic. La rivoluzione: a fine giornata il buono pasto è assicurato come da contratto. Gnam gnam pizza”.

Emanuele Torreggiani

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