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Dall'archivio:

Non basta un giorno per ricordare ciò che non si scorderà per tutta la vita. Di Laura D’Orso Mainini

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 «La violenza maschile sulle donne è democratica». A parlare è Lella Palladino, presidente di D.i.Re – donne in rete contro la violenza, la prima associazione italiana a carattere nazionale di centri anti-violenza non istituzionali e gestiti da associazioni di donne.

L’ultimo report diffuso dalla Polizia di Stato “Questo non è amore”, con i dati aggiornati al 2019, parla di 88 vittime ogni giorno: una donna ogni 15 minuti. Una strage silenziosa.

Ma a che punto siamo culturalmente? Ad un paradosso. Da una parte l’orologio del tempo va avanti, dall’altra parte c’è il tentativo di rendere tutto solo “notizia” di cronaca nera.

Non basta una giornata per dire “no”, scarpette rosse nelle piazze, squadre di calcio che per un giorno ricordano, panchine pitturate di rosso. Il fenomeno deve essere ricordato tutti i santi i giorni perché continua sempre, in silenzio, viscido, trasversale, silente e si tace per vergogna.

La Giornata mondiale contro la violenza sulle donne è stata istituita dalle Nazioni Unite e si svolge ogni anno il 25 novembre. Questi atti sono considerati dall’Onu una violazione dei diritti umani.

L’analisi Istat mette in luce un elemento su tutti: l’insufficienza dell’offerta dei centri anti-violenza. La legge di ratifica della Convenzione di Istanbul del 2013, infatti, individua come obiettivo quello di avere un centro anti-violenza ogni 10 mila abitanti. Al 31 dicembre 2017 sono attivi in Italia 281 centri anti-violenza, pari a 0,05 centri per 10 mila abitanti.

A colpire, passando in rassegna i dati contenuti nel rapporto, è che la percentuale più alta rispetto alle forme di violenza subita dalle donne che si rivolgono ai centri anti-violenza è rappresentata dalla violenza psicologica sulle donne, che rappresenta il 73,6 per cento.

Ovviamente la violenza fisica è tragicamente visibile, palpabile, periodica, ma non sempre si definisce cronicizzata.

Mentre la violenza psicologica è quotidiana, fatta di denigrazione, svalutazione e umiliazioni continue, insulti, mortificazioni, spintoni, schiaffi.

Pensate che molte delle donne in quanto vittime di violenza anche fisica, sviluppano problemi psicologici più per le offese continue del partner che per uno schiaffo. (ovviamente inaccettabile).

Il problema è il potere, la sopraffazione, l’intenzione degli uomini di mettere un limite alla vita delle donne.

Nell’82% dei casi chi fa violenza su una donna ha le chiavi di casa. È quanto si legge nel rapporto diffuso dalla Polizia di Stato “Questo non è amore (2019)”Un report che parla di 88 donne vittime di atti di violenza ogni giorno: solo nel mesi di marzo di quest’anno, ogni 15 minuti è stata registrata una vittima di violenza di genere di sesso femminile. Maltrattamenti, atti di stalking, violenze sessuali, percosse, nel 60% dei casi sono commessi  dal partner o dall’ex partner.

Le vittime sono italiane in altissima percentuale, si parla dell’80,2% dei casi, con colpevoli italiani nel 74% dei casi, e, superando uno stereotipo, non esiste distinzione di latitudine: l’incidenza della violenza denunciata dalla vittime alle forze dell’ordine mostra gli stessi valori in Piemonte come in Sicilia. Inoltre, le vittime e gli aggressori appartengono a tutte le classi sociali e culturali e a tutti i ceti economici.

E possiamo indossare tutte le scarpette rosse o di cristallo che vogliamo, difficilmente, ad oggi, vedo uomini in grado di poterle fare calzare.

 

 

 

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