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+Morto in Svizzera l’uomo accompagnato da Marco Cappato. Pro Vita & Famiglia: uccidere non è diritto civile

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 E’ morto il signor Romano, che ieri era stato accompagnato in Svizzera da Marco Cappato per accedere al suicidio assistito. A darne la notizia è la figlia Francesca in un video messaggio dalla Svizzera. “Mio papà ha appena confermato la scelta di morire. Io sono arrivata dalla California per essere qui con lui in questi giorni.
In California, la scelta che ha fatto mio papà è legale e, nel caso di una malattia come la sua, avrebbe potuto scegliere di morire in casa, circondato dai suoi cari e dalla sua famiglia. Noi abbiamo dovuto fare questo viaggio per venire in Svizzera perché lui potesse fare questa scelta e io spero che in Italia, presto, sia possibile per le persone poter fare questa scelta a casa propria e morire a casa propria, circondate dalle persone care”, le parole della figlia Francesca. Il signor Romano era un uomo di 82 anni, di origini toscane e residente a Peschiera Borromeo, affetto da Parkinsonismo atipico dal 2020, non tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale. Ex giornalista e pubblicitario, è stato costretto a letto dalla malattia, “tra forti dolori muscolari, in una condizione irreversibile che gli impediva di leggere, scrivere e fare qualsiasi cosa in autonomia” si legge nella nota dell’associazione Luca Coscioni. “Dopo aver maturato la scelta di voler porre fine alle sue sofferenze ed essersi reso conto dell’impossibilità di procedere in Italia”, ha chiesto aiuto a Marco Cappato per raggiungere la Svizzera ed evitare conseguenze legali per i suoi familiari.

PRO VITA

«Caro Marco Cappato, uccidere non è un diritto civile, accompagnare una persona malata a porre fine alla sua vita non è un atto di civiltà. L’unico diritto inviolabile delle persone malate è quello di essere accolte, curate, assistite e avere la possibilità di accedere facilmente alle cure palliative.

Per l’ennesima volta Cappato tenta attraverso la violazione della legge italiana di far pressione sull’ordinamento italiano perché vengano riconosciuti e legalizzati il suicidio assistito e l’eutanasia, nel caso specifico addirittura ammettendo che l’uomo che ha accompagnato in Svizzera affetto da Parkinsonismo atipico non rientra nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso di Dj Fabo.

Chiediamo quindi a Governo e Parlamento di intervenire affinché siano finalmente messi in atto tutti gli aiuti necessari per sviluppare le cure palliative, le attività degli hospice e l’assistenza ai malati e ai loro familiari così come previsto dalla legge legge n. 38 del 2010». Così Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia Onlus.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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