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Mondi Lontanissimi – Ondas Para Elas, come in un Mercoledì da leoni… di Sabrina Carrozza

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

Continua la rubrica della nostra collega Sabrina Carrozza dalla magica isola di Capo Verde. Oggi ci addentriamo in una delle magie più evocative del mare: quella del surf. Buona lettura!

 

Nella vita arriva sempre un tempo per tutto. E a Boa Vista la pandemia ha fatto riflettere su come creare nuove connessioni, differenti, quando il turismo ha subito un’improvvisa battuta d’arresto e l’isola ha ripreso respiro, lasciandosi riscoprire dai suoi abitanti. Che, curiosamente, da molto tempo – se non da sempre – hanno lasciato la bellezza del mare ai turisti, tenendosi la fatica della pesca o poco più. Di questa mancanza si sono accorti soprattutto gli “operatori” del settore.

Il gruppo che ogni giorno apriva le scuole di sport acquatici, composto da istruttori e praticanti, ha fondato l’Associazione Francois Guy e ha ragionato su come colmare questo distacco culturale con l’Elemento fondamentale, il mare. Avvicinare la popolazione, che non sa nuotare o che, incredibile a dirsi, non lo ha mai visto, ha attivato soprattutto la componente femminile di questo gruppo. Che ha pensato alle donne, fulcro della vita capoverdiana, tanto fondamentali quanto da valorizzare.

Ondas Para Elas è nato da un’intuizione di Ginevra: Onde per loro, articolo femminile plurale. E da questo titolo perfetto si è subito sviluppato un progetto intero.

Leila, biologa marina con una grande energia, la riflessiva Kaya, esperta in mindfullness, la talentuosa surfista Joseana e Ginevra, antropologa culturale con una naturale propensione all’insegnamento: energie e storie diverse, questioni femminili che travalicano il pensiero occidentalsettentrionale/meridionale. Caratteri e caratteristiche che hanno messo sul tavolo il superamento delle paure legate all’acqua, all’ignoto, alla profondità. Senza snaturare, anzi, mettendo l’accento sulla femminilità, partendo dal confronto. Leila ha studiato a lungo all’estero, Kaya ha approfondito le tecniche di meditazione senza muoversi tantissimo e Ginevra, che come abbiamo già scritto conosce l’isola da anni, porta con sé l’osservazione di un panorama che non le è mai piaciuto. La questione femminile, spiega, è un discorso umano. Per me, che osservo la società capoverdiana da tempo e soprattutto negli ultimi quattro anni, fare progetti sociali è qualcosa che posso fare perché non devo procurarmi il cibo. È una questione di responsabilità. La donna a Boa Vista è il fulcro della famiglia, ha una forza incredibile, ma è relegata in un cantuccio a suon di paure: del mare, degli altri, della visione tradizionale. La riscoperta femminile è necessaria soprattutto in una colonia come Capo Verde: è un lavoro di liberazione, decostruzione di pregiudizi.


E allora Ondas Para Elas arriva a parlare di queste paure, in un modo del tutto nuovo. Inizialmente il lancio del corso non sembra riscuotere molto successo. Jo e Ginevra stazionano fuori dal liceo con cartelli informativi, ma a scuola sembrano invisibili. Sembrano. Perché invece scatta un passaparola che corre veloce a Sal Rei, a Rabil, a Povoação Velha ed Estância de Baixo. E il 16 Marzo, il giorno di inizio del corso, arrivano i pullmini taxi al Wind Club di Sean Guy e il numero si chiude in poche giornate, con una media di 20/25 donne a lezione, dai 13 ai 45 anni. E tutto l’imbarazzo di confrontarsi e parlare davanti ad altre donne così differenti si scioglie dopo la prima mezz’ora.

E si parte: l’idea è stata fin da subito quella di dividere l’incontro in tre parti, ogni martedì, giovedì e sabato di quattro settimane, fino a metà Aprile. Una fase intellettuale, una fisica, una spirituale. Dalle parole all’azione, per liberarci dalla “prigione” della mente.  E il surf si è dimostrato fondamentale.
Perché non siamo solo il nostro corpo e la nostra mente, ma anche Natura, una connessione che in tutta la storia dell’umanità è molto femminile. E a Boa Vista il mondo naturale è vivissimo, non è sopraffatto dall’elemento umano. Per questo l’isola conserva intatto il suo magnetismo.

 

Il corpo femminile, con i suoi tabu da smantellare, è stato lo scoglio da superare nella prima settimana: le figure di riferimento, il ciclo mestruale, la sessualità e l’individuazione degli abusi (in collaborazione con Progetto Alma di Carla Corsino).
Poi è arrivato il confronto con la Natura di Boa Vista: una guida all’educazione sulle correnti, l’ecosistema, l’impatto umano e la valorizzazione del lavoro femminile nella società capoverdiana, senza sensi di inferiorità.

 

Dopo una dimostrazione di primo soccorso in mare e fuori dall’acqua, grazie al Wind Club e ai pompieri, si è ripercorsa la storia del surf, dalle Hawaii a Capo Verde, con menzione alle pioniere di questo sport.
E il basico di surf, con la preparazione, le tecniche fondamentali, la guida di Jo, Ginevra, Ale e Wesley, ha mostrato un risultato straordinario: in punti protetti, dal basso fondale, anche le partecipanti che non avevano mai messo la testa sott’acqua hanno lasciato sulla sabbia tutte le insicurezze. Poi accompagnate lontano, dolcemente ma con fermezza, dalla meditazione di Kaya.

Ondas Para Elas ha funzionato. E’ un progetto che ha colmato un vuoto, accentuato dal momento difficile. Ha riempito quel vuoto emotivo, psicologico, culturale che Boa Vista, da sola, non colmava. Cui hanno aderito molte persone: Uli che ha sponsorizzarto le magliette, Giorgia per le foto, Juanito per il primo soccorso, Sean per le tavole e le mute, Mihaela che ha fatto conoscere l’uso della coppetta mestruale. E funzionerà ancora, già subito questa estate con una formula pensata per le bambine e le madri insieme, un aspetto già emerso in questa prima edizione; ma le declinazioni in futuro saranno varie, magari legate alla scuola. Un progetto universale, di sorellanza e consapevolezza, che non prescinde dalla straordinaria bellezza di Boa Vista.

C’è un tempo per tutto. Anche per abbandonare le proprie paure.  

 

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Fotografie con bollino di Giorgia Wollner.

A cura di Sabrina Carrozza

 

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