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Dall'archivio:

Mondi Lontanissimi- Nel favoloso mondo di Tith Ramos, di Sabrina Carrozza

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Continuiamo a pubblicare le storie che Sabrina Carrozza ha scoperto (e ci sta offrendo perché siano conosciute, scoperte e valorizzate) nella magica isola di Capo Verde. Oggi la nostra collega ci parla della vita piena di passioni di Tith Ramos. Buona lettura.

 

Tith Ramos è un’istituzione, a Boa Vista. Lo si incontra facilmente per strada: ovunque ci sia qualcosa, lui c’è. Pronto a fotografare. In questo momento storico, Tith è il testimone più attivo e continuativo di ciò che accade. Un documentarista che osserva e poi immortala, cogliendo il lato positivo delle cose, sempre, anche in questo momento di motore al minimo, in attesa che la Repubblica inizi a pensare a come ridare di gas e riaprire al turismo in maniera organica.

 

Oggi lo vediamo così, a spasso per le strade di Sal Rei, con la sua coppola e questi occhi incredibilmente azzurri. Ma la sua storia è ricca, animata da un sentimento in particolare: la curiosità. Per questo, è difficile andare con ordine, con lui. È più facile procedere per immagini, perché quelle che racconta sono pennellate piene di colore.

La sua famiglia ha origini ebraiche. E’ riuscito a recuperare le foto del bisnonno, parla del trisavolo, di una famiglia ebrea fuggita dalle persecuzioni in Marocco verso Capo Verde che, insieme alla Canarie, sono difficilmente raggiungibili e permettevano di trovare un po’ di pace. Deve moltissimo al nonno, Tith: un uomo, dice, dalla grandissima intelligenza, fuori dal suo tempo, che gli ha insegnato prima di tutto educazione e portamento. E l’umiltà: per questo non gli piacciono i prepotenti. Li considera arroganti, poco intelligenti. Dal nonno ha imparato a osservare bene chi e cosa gli sta intorno. E per esprimersi, Tith ha scelto i pennelli, da solo. Non ha ricevuto alcuna formazione, per questo. Da solo ha imparato volumi e colore, e una volta si è trovato ad aiutare un insegnante di arte, che non ammise poi mai di aver chiesto la mano a un autodidatta.


La pittura lo ha portato ovunque, a Sal Rei: sulla facciata posteriore della chiesa di Santa Isabel, sul grande muro del Centro di Arte e Cultura, il CAC, per cui ha scelto un soggetto astratto per poter lavorare in pace, senza interferenze. Negli hotel (come il Decameron) e nei locali, come quello di Bia. Ma lui è davvero parte di Boa Vista. E spesso ha viaggiato sulle altre isole dell’arcipelago, dove paradossalmente ha riscontrato un riconoscimento migliore. Nessuno è profeta in patria, forse. O forse, a Boa Vista non c’è molta considerazione, molta sensibilità. Scherza con me, Tith, dicendo che São Vicente e Sal gli chiedono di vedere la mano d’artista. A Sal, una volta, gli misero a disposizione una macchina per fare 200 metri di strada. Nel 2017, a un forum mondiale a Praia, fece copertura fotografica là dove altri furono bloccati.

 

La sua curiosità lo ha spinto ad essere uno dei primi ad avere un computer. Nel 2005, poche persone ne possedevano uno in tutto l’arcipelago, e Tith era uno di questi. E ha imparato a usarlo solo provando e riprovando. Così è accaduto con il cellulare: ha semplicemente chiesto a una ragazza di mostrargli i fondamentali. E poi ha provato e riprovato. La scoperta della fotografia è avvenuta anch’essa per gradi. Una volta è andato fino all’Odjo d’Mar con una macchina appena acquistata da un fotografo italiano e non è riuscito ad utilizzarla, solo perché non sapeva come togliere una sicura.


Su Facebook, Tith ha un profilo professionale molto attivo e molto seguito. Su questo social è presente solo da tre anni, ma ha compreso in fretta come utilizzarlo. Tutto grazie a questa umile curiosità, che lo riempie di orgoglio. Il talento, mi dice, è quello che una persona vuole seguire naturalmente. Sbagliando molto, imparando dagli errori, lavorando tantissimoE sapendo di avere un dono. Se non sei abbastanza forte non puoi lavorare, perché le persone hanno la tendenza a smontare le tue motivazioni. Opinare in cose che non si conoscono. E, ammette, anche insegnare è difficile, in questo clima di diffidenza diffuso anche nelle istituzioni: non c’è un riconoscimento economico e il materiale è a suo carico. E anche le foto non vengono considerate di sua creazione: il furto delle immagini è all’ordine del giorno, non solo da privati.

Ma Tith conserva sempre il suo limpido sguardo azzurro e si scrolla via tutto, guardando avanti. E cosa c’è nel futuro? Un libro, già pronto, cui manca solo una sponsorizzazione. Uno è stato già pubblicato, “A Lente Magica”, che è stato editato grazie a una coppia di Italiani.

E uno studio-laboratorio, anche per le stampe di fototessere per i documenti istituzionali, in attesa che la pandemia passi. E una curiosità che non si spegne mai.

https://www.facebook.com/tith.ramosproducoes

 

di Sabrina Carrozza, https://trueboavista.blogspot.com/

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