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Dall'archivio:

Miranda Lambert, Jack Ingram & Jon Randall – “The Marfa Tapes” (2021). By Trex Roads

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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Ci sono dischi che riconciliano con il bello. Tutto qui. Il bello della musica, della natura, dell’amicizia e dell’amore.
Il country alla fine, prima del mainstream, dei premi di Nashville e dei lustrini era un mondo semplice: qualcuno suonava e cantava per divertire gli amici o i famigliari, magari davanti ad un falò e in mezzo alla natura.

Ecco, questo disco centra proprio questo obiettivo: è tutto come dovrebbe essere, è come se tre artisti di fama nazionale avessero indetto un party privato nel loro ranch nel deserto e ti avessero detto “ehi amico! Sei invitato anche tu!”.

Le 15 canzoni che compongono questo The Marfa Tapes suonano esattamente così e arrivano al cuore di quello che dovrebbe essere un disco di country vero, niente artifici, niente sovrapproduzioni patinate, niente suoni puliti.

Devo ammetterlo, sbagliando, non avevo dato peso a questa uscita. Soprattutto perché penso che Miranda Lambert sia davvero sprecata per le luci abbaglianti di Nashville, è una grande artista, un fantastica cantautrice e ha una voce pazzesca, ma a volte ce ne dimentichiamo perché tutto viene quasi nascosto da tutto il carrozzone.

Magari dirò una bestemmia per i suoi fans, ma questo disco è il suo lavoro più riuscito e sapete perché? Perché non ci sono filtri, nessuno le ha detto cosa andava e cosa no. Ci sono solo splendide canzoni nella loro veste originale e per questo più vera e sincera.

Si è circondata di due dei suoi più cari amici, che fra parentesi sono due fra i più bravi cantautori texani, e si è abbandonata nel deserto vicino alla famosissima cittadina texana di Marfa.

Una fuga da tutto quello che è il business musicale, nel documentario che è stato trasmesso sulla registrazione del disco c’è una frase che mi ha colpito e che descrive alla perfezione il tutto: “qui fuori non hai nient’altro a cui appoggiarti…hai solo cielo, deserto ed emozione.”

Miranda Lambert è una superstar, tutti la conoscono: premi, dischi che hanno venduto milioni di copie, primati, è anche produttrice e scopritrice di talenti, ma qui assieme a Jon Randall e Jack Ingram rivela se stessa e raggiunge un livello di intensità che sarebbe impossibile raggiungere nei dischi fatti finora.

La sua fortuna poi è avere come amici due come loro: Randall è un chitarrista magnifico e un produttore di successo, non ha pubblicato molto come solista, ma ha legato il suo nome ad artisti del calibro di Emmylou Harris, Alison Krauss, Reba McEntire, Guy Clark, Pan Green e potrei continuare per due pagine. Un artista davvero sottovalutato. Ingram invece è un cantautore che nella sua quasi trentennale carriera ha scalato le classifiche ed è considerato in Texas una vera leggenda.

Questo trio di amici ci regala un disco di una sincerità e bellezza che lascia senza parole, mi è difficile infatti parlarvi di una canzone piuttosto che un’altra.

Sono tutti piccoli gioielli, diamanti grezzi che nonostante tutto brillano sotto le celebri luci della mitica città di Marfa, ormai famosa per il suo festival artistico e per la natura selvaggia e incontaminata che la circonda.

Non scherzavo all’inizio basta premere play e vi ritroverete a quella festa privata alla quale i 3 artisti texani vi hanno invitato. La produzione non ripulisce i suoni, lascia soffiare il vento sui pochi microfoni, lascia i lamenti in lontananza dei coyote, vi ritroverete a immaginarvi fra le mucche che vagano libere e la polvere che vi secca la gola, mentre il falò rischiara la notte e riscalda le membra rilassate.

Ci sono dei brani già usciti sui pluripremiati dischi della Lambert, ma qui vi sembrerà di non averli mai ascoltati, se li conoscete. Pezzi bellissimi come Tin Man o Tequila Does dove la voce intensa e calda di Miranda è accarezzata dalle pennate di chitarra dei due amici.

Ci sono pezzi scritti e registrati a Marfa in precedenti viaggi e mai pubblicate, come la stupenda Waxachie, un pezzo che vi farà sognare di essere seduti sul cassone di un pickup che sfreccia nel deserto con solo il tetto di stelle sopra di voi. Libertà ed emozione. Un quadro, non una semplice canzone.

Splendido il blues da club anni ’40 che la voce roca e sincera di Jack Ingram ci regala in We’ll Have The Blues, ma il sentire lo scoppiettare del fuoco in sottofondo, come dicevo all’inizio, riconcilia con il bello. Non serve commentare una canzone così che nella sua semplicità imperfetta, regala emozioni d’altri tempi.

Am I Right or Amarillo è un manifesto, le 3 splendide voci che si completano, che si intrecciano, le chitarre accarezzate e il folk di un pezzo meraviglioso. Non ci sono artifici, si arriva diretti al cuore senza passare dal via. Il country è tutto qui.

C’è spazio anche per un honky tonk leggero come una piuma, Homegrown Tomatoes è divertente, è solare come la splendida e spontanea risata con cui i 3 a volte ne interrompono l’esecuzione, ma anche il country dal sapore outlaw di Geraldine in cui la voce della Lambert ricama un ritornello splendido, aiutata dalla chitarra di Randall, un cantato solare e divertito che trasmette emozione a chi ascolta.

 

E che dire di Two-Step Down To Texas? Una dedica alla loro terra, divertimento e country del passato, con risate che si fondono al cantato. Bellissima.

Il disco si chiude con la meravigliosa Amazing Grace – West Texas, un pezzo che non ha bisogno di essere descritto, una ballata acustica con le tre voci che si fondono in questo viaggio nel deserto e dipingono bellezza registrandola su nastro.

Mi prenderei a sberle per aver ignorato finora questa opera d’arte, un gioiello grezzo in cui i rumori della natura e la sua presenza corroborante sono un tutt’uno con queste canzoni di una bellezza disarmante. Tre artisti che si completano, si divertono e facendolo ci ricordano come la musica è nata per allietare, divertire e raccontare, per esorcizzare le brutture della vita. Il country è questo e ve lo ricorda una delle cantanti country più influenti e di successo della storia della musica. Scusatemi se è poco.

Grazie a Miranda, Jon e Jack per averci invitato davanti al loro falò e averci resi partecipi di uno dei dischi acustici più riusciti e sinceri mai sentiti e lo diciamo sognando di alzare lo sguardo verso il tetto di stelle delle luci di Marfa, Texas.

 

 

Buon ascolto,

Claudio Trezzani by Trex Roads  www.trexroads.altervista.org

(nel blog trovate la versione inglese di questo articolo a questo link: https://trexroads.altervista.org/the-marfa-tapes-miranda-lambert-jon-randall-and-jack-ingram-2021-english/

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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