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Mino Milani e il suo fiume Ticino

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Dopo Lucio Mastronardi (1930-1979), vigevanese, di cui abbiamo detto, un altro grande scrittore Mino Milani (classe 1928) , pavese,  nei suoi molti libri per  ragazzi e romanzi fa anch’esso ampi  riferimenti all’amato suo fiume Ticino.

La sua attività di scrittore comincia di fatto, giovanissimo, con la  storia di un ragazzo che aiuta malvolentieri il nonno, noleggiatore di barche sul Ticino:  un’ ambientazione di fatto ideale per lui del posto. Anni dopo, al riguardo, intervistato da una giornalista di Repubblica ( Mariella Tanzarella 25-07-2006)  in occasione dei suoi ottant’anni, oggi ne ha novanta e scrive ancora, alla domanda  “Che ricordi ha del Ticino di prima? «Tutta la mia vita! Faccia conto che ai miei tempi non c’ era ragazzo sui 15 anni che non sapesse remare benissimo (naturalmente le barche erano tutte a remi, eh, mica a motore come adesso!). Chi non era capace, per noi era “un milanese”, giudicato con una specie di sufficienza. Sul fiume si andava a divertirsi, a sfogarsi: per noi era la palestra, l’ avventura. Era anche la garconnière, si portavano le ragazze in barca ….”

E così corrono i ricordi dello scrittore: Il Ticino di allora, mezzo secolo fa, non era quello di adesso, e non alludo al suo corso, al suo incredibile azzurro che è rimasto uguale. Mi riferisco alle sue rive, alle sue spiagge, alla sua acqua, a chi lo frequentava e a chi lo frequenta. Le rive del Ticino erano verdi di boschi, così come decenni prima lo erano state di foreste; le sue grandi spiagge erano d’una sabbia abbagliante sotto il sole, e di un intenso ma chiaro grigiore d’inverno.

Vi affondavi le mani, e dalla sabbia scaturiva quasi subito una polla d’acqua fresca e limpidissima…” 

E di recente  sempre a proposito del suo Ticino così raccontava a Gaia Curci in una  intervista per La Provincia Pavese ( 22-11-2017) «Avevo 12 anni quando è scoppiata la guerra e 17 quando è finita. Eccome se ne ho vissute, di avventure: bombardamenti, mitragliamenti. Un giorno, sull’argine del Ticino, io e un mio amico siamo stati testimoni del passaggio a cavallo di 60 soldati russi, tutti in fila indiana che ci osservavano minacciosi. Ricordo gli anni della Resistenza bruttissimi, spie ovunque.

È dall’esperienza personale, mi creda, che ho imparato a raccontare come tenere sotto controllo la paura e a diventare, ognuno a suo modo, degli eroi».
Rimandando il lettore più curioso o esigente all’ampia produzione letteraria, vedi  in particolare Fantasma d’amore e I Ladri del fiume e i vari racconti per ragazzi, riportiamo per brevità qui solo alcune righe  di riferimenti al fiume Ticino tratti  da Sognando Garibaldi.” IL. PARANÀ.  Quando Garibaldi gli disse: – Ecco il Paranà, Marco. Il ragazzo lo guardò … Di fiumi, Marco ne aveva visti, certo: per la sua città passava il Ticino e ci era andato a fare il bagno, in certi giorni d’estate. Poco lontano …” e da Garibaldi-biografia critica:”A riordinare i suoi, a dar loro riposo, ed a metter rimedio alle febbri che continuano ad infastidirlo Garibaldi decide allora di varcare il Ticino, e di portarsi a Castelletto, in Piemonte, al riparo degli austriaci.”

 

Giuseppe Gianpaolo Casarini

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