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Milano, il Tribunale del Riesame ha deciso: i trapper “Baby Gang” e “Simba La Rue” restano dietro le sbarre

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MILANO – “La rissa ha costituito un modo per gli indagati di riaffermare la propria forza di gruppo compatto, che si muove in una logica di banda, con l’intento di farsi giustizia da sé per rispondere ai ritenuti torti subiti”.
Lo scrive il Tribunale del Riesame di Milano nelle motivazioni del provvedimento con cui a fine ottobre ha deciso di confermare il carcere per Zaccaria Mouhib, 21enne trapper noto come Baby Gang, arrestato lo scorso 7 ottobre assieme all’altro giovane trapper Simba La Rue e ad altri 7 maggiorenni e due minorenni per la sparatoria avvenuta tra il 2 e il 3 luglio scorso in via di Tocqueville, zona della movida milanese, durante la quale due senegalesi sono stati gambizzati.

I giudici parlano di un contesto, quello dei trapper coinvolti in più inchieste negli ultimi mesi condotte da polizia e carabinieri e coordinate a Milano dal pm Francesca Crupi, fatto di “‘spedizioni punitive’ nei confronti di soggetti ritenuti rivali”.”Non si sapeva chi era con noi, chi era contro di noi”, ha raccontato Baby Gang, difeso dal legale Niccolò Vecchioni.
Difesa che davanti al Riesame ha contestato soprattutto l’accusa di rapina (non la rissa e la detenzione dell’arma) che sarebbe consistita nell’aver portato via un borsello a uno dei due senegalesi.

 

I giudici sostengono che i trapper e gli altri “hanno aderito al comune intento di dare una lezione” ai due senegalesi “per aver affrontato Mouhib e i suoi” e da qui anche “l’appropriazione dei beni dell’aggredito” come “sviluppo logico prevedibile”. Non una violenza finalizzata alla presunta rapina, fa notare la difesa, per quale, poi, dai filmati emerge come i due senegalesi per primi avrebbero aggredito il gruppo “minacciandoli con ben due pistole”, una scacciacani e una “a spray urticante, esplodendo diversi colpi”.

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