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Milano. Il pestaggio fuori dal ‘Baretto’ del Meazza prima di Inter Liverpool: emerge un’altra verità. “La vittima era un truffatore, intervenuti a difesa di un ragazzo disabile”

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Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 
MILANO – “Un violento pestaggio fuori dallo stadio di San Siro, prima dell’ottavo di Champions League Inter-Liverpool, lo scorso 16 febbraio. Calci e pugni contro un ambulante, per di più asmatico, che vende fotografie di calciatori e altri gadget sportivi fuori dal Meazza. Un’aggressione di cinque persone – due non sono state mai identificate – che porta ai domiciliari Andrea Beretta, 47 anni, storico leader della curva Nord interista, già gravato da numerosi Daspo per disordini durante le partite”.
E’ questa la ricostruzione apparsa qualche giorno fa di una vicenda da stadio apparsa su un noto quotidiano nazionale (*notoriamente, va detto, non troppo tenero con la curva nord nerazzurra).

Il fatto così come riportato inizialmente non darebbe spazio a molti alibi, nè tanto meno dubbi su come sarebbero andate le cose. Tanto che per Beretta scatta a catena un pesante attacco mediatico. Anche perché procura all’ambulante la rottura del perone, dopo avergli sferrato un calcio violento. Di più per lui si aggiunge anche l’aggravante di “aver agito per futili motivi”  e, soprattutto, la finalità della “discriminazione etnica, razziale e religiosa”. 

 

Insomma, un quadro pessimo, soprattutto perchè Beretta ha precedenti legati sempre ai cosiddetti ‘reati da stadio’.

Ma col trascorrere dei giorni lo scenario  dentro quale è venuto a svilupparsi l’accaduto prende tutt’altra piega.
E’ quanto emerge anche nella Nota ufficiale vergata in queste ore dal Direttivo della Curva Nord Milano 69 e giunta anche alla nostra redazione.  Ma soprattutto confermato anche dalle risultanze di chi si occupa della vicenda giudiziaria.
 

“A seguito dell’interrogatorio di ieri, martedì 26 luglio 2022, il giudice ha accolto in toto l’istanza dell’avvocato difensore di Beretta Mirko Perlino che mirava a chiarire la posizione del suo assistito. In particolare, anche attraverso la testimonianza di un soggetto terzo ed estraneo alla rissa, il legale ha dimostrato come l’aggressione non sia avvenuta per odio razziale o per motivi discriminatori, ma era legata a un regolamento di conti tra il leader della curva e l’ambulante che, a detta della difesa, si era reso protagonista di episodi di intimidazione nei confronti di un giovanissimo tifoso che bazzicava la curva.
A seguito dell’interrogatorio il Giudice ha rivalutato le esigenze cautelari essendo emerso un quadro indiziario differente rispetto a quello inizialmente prospettato. Beretta è intervenuto solo ed esclusivamente a difesa di un ragazzo “fragile” e non per motivi razziali. Solo dopo una provocazione della persona offesa, lo avrebbe colpito fratturandogli il perone. Il giudice ha pertanto accolto le osservazioni difensive e sostituito gli arresti domiciliari con l’obbligo di firma.” E’ quanto apparso in un recente lancio della ADN KRONOS,  nota agenzia di stampa nazionale.
E veniamo appunto a quanto scrive il direttivo della Nord interista:
“In riferimento ad alcuni articoli apparsi nei giorni scorsi riguardo un noto esponente della Nord, la Curva stessa vuole precisare che la dinamica e l’origine dell’accaduto è profondamente diversa da quanto narrato dai media.
Ci riferiamo alla notizia rimbalzata su alcune testate giornalistiche in riferimento ad una presunta “aggressione gratuita” ad un ambulante di origine napoletana fuori da San Siro in occasione di Inter-Liverpool del 16 febbraio scorso.
Il nostro esponente citato negli articoli è intervenuto per fermare l’azione di quello che viene definito un “povero ambulante” ma che in realtà era “una persona intenta e truffare e derubare i passanti in maniera continuativa nei pressi di San Siro in occasione delle partite dell’Inter. Oltretutto si presentava come “uno della Curva che raccoglie soldi per la Nord”.
Nel caso specifico era stata accolta la richiesta d’aiuto di un ragazzo “diversamente abile” che era caduto vittima per l’ennesima volta di tale raggiro.
Tale fatto è stato poi verificato e confermato dal Giudice stesso delineando un quadro indiziario diverso, molto ridimensionato e meno grave rispetto a quello inizialmente ravvisato”.

Come sempre al nostro quotidiano on line, non piace (e soprattutto non compete) dare la ‘patente’ di buoni o cattivi a qualcuno.

Ma secondo uno spirito garantista (la presunzione d’innocenza fino a prova contraria dovrebbe essere un tassello portante del nostro sistema costituzionale…) cerchiamo di concorrere alla “ri-costruzione” della verità.
Nella fattispecie, pur non giustificando mai la violenza fine a se stessa, siamo passati dalla descrizione di una situazione che assomigliava ad un brutale pestaggio, ad una dinamica dei fatti, decisamente differente, in cui chi è intervenuto (senz’altro in modo risoluto) lo ha fatto per bloccare una reiterata forma di truffa, nel caso specifico poi, perpetrata nei confronti di un soggetto fragile (si parla non a caso di ragazzo diversamente abile vittima dell’ambulante), cosa – consentitecelo di dire – davvero riprovevole. 
Se la Giustizia ora farà il suo corso – lo auspichiamo – in modo equilibrato, altrettanto dovrebbero fare gli organi d’informazione (senza negare gli eccessi che a volte certamente vedono protagoniste alcune e circoscritte frange del tifo organizzato) cercando di trattare queste vicende con la dovuta cautela e, non come spesso accade, a senso unico.

Perché indubbiamente sbattere il mostro in prima pagina, a volte, è davvero troppo, troppo facile (ma non certamente corretto). 

F.V.

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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