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Dall'archivio:

“Milano e la Mala. Storia criminale della città, dalla rapina di via Osoppo a Vallanzasca”

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Ticino Notizie si arricchisce di una nuova rubrica: ‘A spasso per voi’. Settimanalmente, vi consiglieremo, eventi e luoghi del nostro territorio che meritano di essere visti. In questa prima puntata, vi portiamo a Milano per raccontarvi di una mostra molto speciale

MILANO – La storia di Milano è da sempre legata nell’immaginario collettivo al progresso economico ed industriale che hanno caratterizzato la città dal dopoguerra in poi, facendole guadagnare il titolo di “capitale italiana del lavoro”. Gli interventi urbanistici e la crescita del tessuto industriale trasformarono il capoluogo lombardo nel giro di qualche decennio da quella che era una grossa borgata ad una metropoli, non molto lontana da quella che noi oggi conosciamo, sullo sfondo dei memorabili anni del boom economico italiano. Esiste eppure un altro lato, non sempre noto, che ha caratterizzato altrettanto fortemente la storia della città meneghina proprio durante gli anni che l’hanno resa grande: la comparsa e l’affermazione di svariate bande criminose che terrorizzarono i milanesi, le cui vicende riempirono le pagine dei principali quotidiani.


È proprio ripercorrendo i fatti di cronaca nera dalla prima metà del ventesimo secolo fino agli anni 80’ che la mostra “Milano e la Mala. Storia criminale della città, dalla rapina di via Osoppo a Vallanzasca” propone di svelare ai suoi visitatori una differente prospettiva sulla storia che si è vissuta all’ombra della Madonnina in quel periodo.

A supporto visivo della narrazione, vengono utilizzate più di 170 fotografie e titoli di testate giornalistiche d’epoca, oltre ad una raccolta di “ferri del mestiere” e oggetti legati al mondo malavitoso milanese come la custodia di violino dove il bandito Luciano Lutring nascondeva il suo mitra, abitudine che gli valse appunto il soprannome di “il solista del mitra”. Interessante, è anche la lista esposta del “Gergo della Mala”, dove vengono riportate espressioni dialettali comuni ai malviventi, che sono tutt’ora in uso nel linguaggio corrente.
Il percorso espositivo si sviluppa cronologicamente partendo dal primo dopoguerra,con la nascita della “Ligera”:una tipica forma di microcriminalità milanese, che come suggerisce il termine stesso fa riferimento a bande criminali di scarso livello che si associano tra loro solo all’occorrenza.

Gli anni d’oro della “Ligera”culmineranno con la celeberrima rapina di via Osoppo, che venne ribattezzata dai giornali“il colpo del secolo”,durante la quale sette uomini assaltarono un portavalori trafugando un bottino di oltre 614 milioni di lire senza esplodere un colpo. In contrapposizione a questa criminalità che molto di rado fu violenta,si assisterà alla comparsa negli anni avvenire di vere e proprie organizzazioni malavitose sanguinarie, spesso frutto della penetrazione delle mafie del sud nelle proprie fila.

Queste organizzazioni oltre alle rapine saranno dedite alla gestione di traffici illeciti quali droga, bische e prostituzione.Saranno gli anni di boss quali Francis Turatello, Angelo Epaminonda e Frank Coppola. La sezione dedicata a questi anni si occupa oltre che dei personaggi anche dei “luoghi” legati al crimine milanese: le bische, i club, i quartieri vissuti della mala come il Giambellino o il Ticinese. Lo scorrere della narrazione non può che guidarci in seguito ad una sezione dedicata a quello che sicuramente è stato il bandito più famoso della malavita Milanese: il boss della comasina Renato Vallanzasca, altrimenti conosciuto come il bel Renè che non fece impazzire solo i gendarmi milanesi, ma anche le donne, stregate dal suo fascino e dall’eco delle sue rocambolesche imprese.

Il nostro percorso termina con una panoramica su un nuovo triste business che interesserà la criminalità milanese tra gli anni 80’ e gli anni 90’: i rapimenti di ricchi industriali locali per ottenere un riscatto dalle famiglie, casi questi che si risolsero anche con la morte degli ostaggi a volte.
Importante è sottolineare che l’esposizione non presta voce e volto però ai soli criminali: di pari passo allo sviluppo della malavita milanese vengono documentate anche le mosse e contromosse della nostra polizia, fatta di uomini talvolta straordinari come il commissario Nardone o il questore Achille Serra, che molto hanno dato nella battaglia contro l’illegalità che attanagliava Milano in quegli anni e che si sono guadagnati di diritto un posto nella memoria dei cittadini.

(qui di lato una bella immagine di Federica Goi, che settimanalmente curerà su Ticino Notizie la rubrica ‘A spasso per voi’)

 

Visitare questa mostra è sicuramente consigliabile, non solo perché ci porta a conoscere delle vicende facenti parte della nostra storia recente che molto spesso non sappiamo o che conosciamo solo marginalmente, ma anche perché attraverso le fotografie esposte si può godere di un bellissimo scorcio su di una Milano degli anni passati, attraverso un’insolita prospettiva, quella appunto della cronaca nera. Interessante, è anche notare come l’accaduto di quegli anni abbia avuto un’influenza sulla cultura direttamente contemporanea, dando vita ad un filone di film polizieschi che traevano ispirazione proprio da quelle vicende, di cui la mostra offre testimonianza nell’ultima sala, esponendo diverse locandine originali.

La mostra sarà in programma fino a questo 11 Febbraio a Palazzo Morando | Costume Moda |Immagine in via Sant’Andrea 6 a Milano, è promossa dal settore Cultura del Comune di Milano ed è organizzata dall’Associazione Spirale d’Idee con il patrocinio della Polizia di Stato, della Regione Lombardia e della Città metropolitana di Milano. Per informazioni su Orari e costo dei biglietti si può consultare il sito: mostramalamilano.it

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