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Migranti e Magenta, 2: le ‘piroette’ di Silvia Minardi e di Progetto Magenta

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Dal duro comunicato del luglio 2016 alla recente ‘apertura’ all’accoglienza dopo l’incontro con Convochiamoci per la Pace

 

MAGENTA –  “Se questa è stata la posizione dell’Amministrazione – dichiara Silvia Minardi, leader di Progetto Magenta – allora non c’è da sorprendersi che la Prefettura ne voglia mandare altri. Sappiamo invece che la realtà è ben diversa, bisogna prenderne atto e cambiare immediatamente rotta, operando per un’accoglienza intelligente e limitata alle reali possibilità della città”.

Queste parole sono contenute nel comunicato di Silvia Minardi e Progetto Magenta, a luglio del 2016.

Secondo Minardi sarà molto importante anche lavorare sui canali e sulle modalità di informazione, perché la cittadinanza rischia di farsi delle idee sbagliate (cita il caso delle paure nate in relazione all’ipotesi di diffusione di malattie): è facile, specie in un momento di difficoltà come quello che stiamo vivendo, che qualcuno approfitti e, semplificando, metta i locali contro gli stranieri. La presenza dei richiedenti asilo è una delle tematiche di attenzione per la citta, ovviamente non l’unica, di cui l’amministrazione deve occuparsi. Nessuno può dire “questa cosa non mi riguarda”, ma la direzione da seguire è quella di avvicinare e non di portare a contrapporre “noi” e “loro”.

Queste, invece, le parole diffuse pochi giorni fa dopo l’incontro col gruppo Convochiamoci per la Pace.

Ravvisiamo un  brusco cambio di marcia, come d’altro canto ha fatto anche Paolo Razzano con un post ironico su Facebook. Per certi versi ci ha colto  la stessa  sorpresa che ci colse quando lo scorso anno leggemmo quelle parole così dure, per chi pur essendo portabandiera di una lista civica ha militato- e seduto sui banchi consiliari- per anni e anni sotto le insegne del centrosinistra.

La parziale retromarcia di settimana scorsa, sotto questo profilo, rimette- come si dice in gergo- le cose a posto. L’apertura all’accoglienza, e all’associazionismo di cultura progressista che difende le ragioni del sostegno ai migranti.

Appare perciò lecito chiedersi il perché di un così evidente, brusco passo indietro, unitamente alla riflessione su quale sia il posizionamento politico di Progetto Magenta, oggigiorno concetto essenziale per le dinamiche elettorali, anche in una città di medie dimensioni.

In buona sostanza, a chi guarda Progetto Magenta? Quali sono i suoi valori intrinseci di riferimento? Civismo certo, ma venato (o velato) da cosa? Non sono domande frutto di riflessioni personali. Sono domande che attengono alla riflessione sul ruolo, il peso e gli obiettivi di un movimento che punta dichiaratamente a cogliere un risultato importante alle elezioni dell’11 giugno. Per noi resta da ‘zero tituli’, ma potrebbe essere anche una valutazione azzardata. Certo che se capissimo esattamente cosa vuole Progetto Magenta, sarebbe anche più semplice una valutazione effettiva su forza e consistenza.

F.P.

 

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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