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Midterm Usa, una ‘Ocasio’ per la sinistra italiana ed europea

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Sharic Davids, Deb Haaland, Rashida Tlaib, Jared Polis, Ayanna Pressley, Sylvia Garcia, Beto O’Rourke, Elizabeth Warren, Alexandria Ocasio-Cortez sono solo alcuni dei nomi di spicco di queste elezioni di midterm americane che hanno riassegnato la Camera ai Democratici, facendo mantenere il Senato ai Repubblicani. Si sono spesi fiumi di parole su chi abbia vinto, chi abbia perso o se sia finito in un pareggio, ma la cosa più importante su cui riflettere trovo sia la vittoria del cambiamento all’interno del Partito Democratico, concentrandomi proprio sull’ultima delle persone citate: Alexandria Ocasio-Cortez.

 

 

 

Giovanissima, 29 anni e persona più giovane in assoluto eletta, di origini portoricane e proveniente da una famiglia della working class. Una carriera costruita totalmente dal basso, lavorando e studiando contemporaneamente (tanto che sta ancora pagando il proprio “debito universitario). Trovo però che non sia il cv o la provenienza che abbia fatto la differenza della sua campagna elettorale, certo ne avranno temprato il carattere, ma non penso sia l’elemento determinante per sviluppare una riflessione sulla sua elezione. Politicamente è considerata l’erede di Bernie Sanders, il candidato “socialista” (così lui si definisce) che perse nelle scorse primarie contro Hillary Clinton, lei stessa intervistata dallo Jacobin Magazine si definisce “socialista democratica”, definizione che si espleta nelle parole di Julia Salazar, candidata alla Camera, sempre intervistata dallo stesso giornale americano:

“In generale, essere una socialista democratica significa avere una visione del mondo dove ci si prende cura di tutti e tutte. Combattiamo per una società in cui le persone valgano più dei profitti, in cui ciascuno abbia accesso alle cose di cui ha bisogno non solo per sopravvivere, ma per vivere bene. Nella mia campagna elettorale questo si traduce in specifiche prese di posizione su politiche a breve termine che includono un sistema sanitario pubblico e gratuito, l’allargamento a tutto lo Stato delle norme che stabilizzano gli affitti […]” (Jacobin Italia, https://jacobinitalia.it/midterm-un-voto-per-la-working-class/)

Una visione che contrasta completamente con la visione trumpiana (più in generale dei repubblicani) della società americana, ma anche molto distante dalla parte più centrista e liberale del Partito Democratico. Vedendola così sembrerebbe una sfida pressoché impossibile quella intrapresa da Alexandria, ma i fatti ci smentiscono. Con una campagna elettorale di basso profilo, andando porta-porta, perseverando nel suo pensiero “eretico” rispetto all’establishment democratico è riuscita ad essere eletta. Ecco dunque il punto focale di questa riflessione: Alexandria Ocasio-Cortez nel suo essere stata radicale e determinata può rappresentare il faro per la sinistra italiana, ma non solo. Per fare un gioco di parole rappresenta “un’ocasio” per la sinistra.

La sinistra italiana deve tornare ad avere un’identità propria, indipendente dal momento politico (ovvero eviti di costruire politiche da like), ma ben ancorata alle istanze provenienti dalla società, senza aver paura di essere riformisti in modo radicale, senza vergognarsi delle proprie posizioni, ma anzi perseverando. Spassionatamente dico che Alexandria rappresenta soprattutto per noi giovani, il sottoscritto ha 26 anni, un punto di riferimento, una persona da cui prendere spunto ed energie, pur magari non condividendo in toto il suo programma. Ciò che vale per l’Italia vale anche per l’Europa. Alla sinistra europea, in particolar modo al Partito Socialista Europeo, serve un candidato di rottura totale con la classe dirigente precedente, che sappia parlare al cuore (attenzione non alla pancia) del popolo europeo, che sappia riaccendere il sentimento verso l’Europa, senza vani giochi di retorica o citazioni erudite, ma con politiche serie di riforma radicale dell’UE, con programmi che vadano ad aggredire l’impoverimento cui sta andando incontro il nostro continente (un esempio potrebbe essere il salario minimo garantito a livello europeo), che sappia progettare un’Europa in cui tutti (non  pochi e non molti, ma TUTTI) abbiano eque opportunità di realizzarsi, attraverso un welfare europeo, eliminazione del gap salariale di genere, l’implementazione di progetti di mobilità interna europea,etc.

Vorrei chiudere questa breve riflessione ringraziando le persone citate all’inizio ed in particolare Alexandria, poichè rappresentano una speranza importante, il segnale che non tutto è perduto, ma che esiste una nuova generazione politica con la possibilità di cambiare lo status quo e rimeterre in moto ciò che negli ultimi anni andava spegnendosi: una visione e la partecipazione.

Fabio Baroni, PD Abbiategrasso

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