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“Mensa dei poveri”, il PM chiede il rinvio a giudizio per Lara Comi (FI) e altri 33 imputati

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MILANO – Lara Comi, rischia di finire sotto processo insieme agli altri imputati per il sistema di tangenti appalti truccati nomine pilotati finito al centro dell’inchiesta milanese ribatezzata “Mensa dei poveri”. I pm Luigi Furno, Silvia Bonardi e Adriano Scudieri hanno presentato 34 richieste di rinvio a giudizio che saranno valutate dal gup nel corso di un’udienza preliminare ancora da fissare in calendario.

Nella foto sopra Lara Comi ex parlamentare di FI con il “gran burattinaio” Nino Caianiello, ‘ras’ di FI a Varese e nel Varesotto

L’ex europarlamentare di Forza Italia, che era finita agli arresti domiciliari, è accusata di corruzione, emissione di false fatture e truffa all’Unione Europea. Secondo l’imputazione formulata dai magistrati milanesi, sarebbe stata lei l'”intermediaria della dazione corruttiva” servita a far ottenere un incarico pubblico in Afol, ente per il lavoro della città metropolitana milanese (il direttore generale Giuseppe Zingale è indagato) all’avvocato Maria Teresa Bergamaschi.

Quers’ultima è anche titolare della società Premium Consulting, società ligure a cui Comi avrebbe emesso false fatture per “attività professionali mai eseguite”. Sull’ex eurodeputata pende anche l’accusa di truffa all’Unione Europea per aver nominato il giornalista Andrea Aliverti come suo addetto stampa a Strasburgo con “il previo accordo di consegnare una quota del compenso” (1.500 euro mensili su un totale di 3,495 euro) all’avvocato Carmine Gorrasi e all’ex coordinatore provinciale di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, ritenuto dagli inquirenti milanesi il “grande burattinaio” del sistema di illeciti, “inducendo così in errore gli organi del Parlamento Europeo, e procurando per sé e altri un ingiusto vantaggio”.

Nell’elenco degli indagati destinatari della richiesta di rinvio a giudizio della Procura compaiono anche i nomi di altri politici: come quello di Diego Sozzani, parlamentare piemontese di Forza Italia, accusato di corruzione per gli incarichi di consulenza, dal valore complessivo di oltre 60 mila euro, che Caianiello avrebbe dirottato a favore del suo studio professionale. O come Andrea Cassani, sindaco leghista di Gallarate, comune in provincia di Varese: i magistrati lo accusano di turbativa d’asta per la nomina pilotata di due legali che avevano ricevuto dall’amministrazione comunale l’incarico di mettere a punto un parere legale. Sotto accusa anche Paolo Arrigoni, patron della catena di supermercati Tigros: avrebbe corrotto con 50 mila euro Caianiello e altri funzionari locali per “ottenere il cambio di destinazione urbanistica, da industriale a commerciale, di un immobile” sul territorio comunale di Gallarate (*fonte ASKA NEWS)

 

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