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Dall'archivio:

++Mario Mantovani (ed altri..), perché l’ennesima assoluzione NON BASTA. Adesso, cari manettari, qualcuno dovrà pagare- di F.P.

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

 

ARCONATE MILANO –  “ABBIAMO FONDATO QUESTA IMPRESA SOCIALE PERCHÉ AVEVAMO UN SOGNO: FAR VIVERE LE PERSONE ANZIANE, DEBOLE E FRAGILI, FINO ALL’ULTIMO ISTANTE DELLE LORO VITE, IN PIENA LIBERTÀ”.

L’uomo che ha pronunciato queste parole, capace di creare un gruppo di imprese sociali con oltre 1000 collaboratori, di partire dalla piccola arconate per essere prima eletto con oltre 50mila voti di preferenza, di arrivare in senato, di fare il viceministro, di risultare il consigliere regionale più votato della lombardia (“colpevole di troppo consenso”, scrisse tempo fa tiziana maiolo), ha subito la gogna mediatica e giudiziaria per sette lunghi e quasi interminabili anni.

E quindi ci pare francamente eccessivo dare in ismanie per una sentenza ancora una volta TOTALMENTE ASSOLUTORIA, senza ombra di dubbio, nei confronti di Mantovani, di Antonio Pisano, dei suoi familiari finiti obtorto collo nel frullatore del circo mediatico giudiziario. Ossia alla mercé di chi si è dilettato a scrivere, per anni, di una famiglia a metà tra la Spectre e una sorta di associazione a delinquere con l’aggravante di occuparsi di anziani, fragili, dei deboli.

Invece non c’era alcun reato. Non servivano anni di processi e decine di udienze. Bastava andarci, nelle case e nelle strutture fondate da Mantovani, dove da sempre persiste una quotidiana ‘passione per l’umano’ per le persone che in  quei posti vanno a vivere gli ultimi scampoli delle loro vite, lunghi o brevi che siano.

Se l’assoluzione in Appello è stata per certi versi inattesa ed eclatante, quella arrivata ieri è stata una sorta di secondario effetto collaterale: crollato il mastodontico castello delle accuse montate nel 2015, le presunte malversazioni su villa Clerici- già a suo tempo smontate da un magistrato della serietà di Alessandra Dolci, come emerso ieri in aula- erano davvero poca cosa.

Sufficienti però da indurre il Pubblico Ministero Giovanni Polizzi (lo stesso del processo di primo grado, la cui condanna è stata incenerita dalla Corte d’Appello) a chiedere 2 anni e 6 mesi di carcere per Mantovani e 1 anno per tutti gli altri imputati. Tutti assolti in un amen dal giudice monocratico Sandro Saba, che senza indugio e senza alcun tentennamento ha emesso un giudizio che ha sconfessato le richieste della pubblica accusa.

Quindi NON è vero che la giustizia e la magistratura NON sa esaminare nel profondo le questioni penali più delicate. Il tema è che una sparuta o sparutissima minoranza di magistrati ideologicamente schierati può produrre danni potenzialmente devastanti. 

 

Ma adesso, esattamente… chi ripagherà Mantovani e tutti gli imputati sulla graticola per sette lunghi anni? Quante articolesse sui giornali manettari e giustizialisti dovranno uscire per cercare di mettersi ‘in pari’ con la pletora, la valanga, l’odio compulsivo condensato in centinaia di pagine?
Una prima risposta a questa nostra domanda arriva dal più importante quotidiano italiano, il Corriere della Sera. Dove l’ennesima assoluzione di Mantovani finisce relegata in un trafiletto di pagina 7 dell’edizione milanese.
Noi invece ricordiamo fiumi di inchiostro, allorquando si parlava di un presunto innocente. Che la distopia tutta italiana fa diventare- come Mario Mantovani, Antonio Pisano, Giacomo Di Capua, Giorgio Scivoletto e tutti gli imputati di questa vicenda ai confini dell’assurdo- COLPEVOLI A PRESCINDERE.
Che amarezza. Pensate che basti, un’altra assoluzione? Secondo noi assolutamente NO, NON BASTA. Qualcuno, adesso, dovrà pagare. Non ci riferiamo (solo) a risarcimenti in danaro. Parliamo di COSCIENZA, posto che a lor signori ne resti anche solo un barlume.
Fabrizio Provera

Questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie e potrebbe risultare obsoleto.

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