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Dall'archivio:

Mario Mantovani è tornato (e ha precorso i tempi dell’esodo azzurro)

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ARCONATE – Titolo del quotidiano Libero di oggi, 5 febbraio: ‘Meloni e Fratelli d’Italia fanno il pieno in Lombardia’.

E’ passato quasi esattamente 1 anno da quando- dopo l’inelegante benservito del suo ormai ex partito, Forza Italia, che a 24 ore dalla chiusura delle liste negò a uno dei fondatori azzurri l’ingresso in Parlamento dopo 24 anni ininterrotti di militanza, e 19 anni nelle istituzioni- Mario Mantovani sbatté la porta aderendo, non senza la sorpresa di molti dei suoi fedelissimi pasdaran, a Fratelli d’Italia.

A distanza di 1 anno, la strada intrapresa dall’ex Vicepresidente di Regione Lombardia, da Noi Repubblicani e Daniela Santanché è stata oggetto di emulazione da una pletora di ex esponenti di Forza Italia e di altri movimenti: dall’eurodeputato Stefano Maullu a Francesco Storace, dai sovranisti di Alemanno al movimento Basta Tasse.

Checché ne dicano quelli che 1 anno fa, su queste medesime colonne, definimmo ‘cacicchi rancorosi’, l’intuizione di Mantovani era ed è fondata: Forza Italia è condannata ad una lenta e progressiva erosione, non avendo in alcun modo colto lo spirito ed il vento del tempo. Basterebbe leggere quanto predica, inascoltato da 1 anno, il governatore ligure Giovanni Toti.

Forza Italia è ormai ridotta a un coacervo di cacicchi che, se prima stavano comodi in una stanza, ora sono contenibili da una cabina telefonica. Agevolmente.

Del resto non hanno alcuna scusante: bastava capire, non  che ci volesse molto, che nonostante la durissima battaglia giudiziaria- che Mantovani sta combattendo con la forza di un leone, e nel pieno rispetto dell’autonomia della Magistratura- l’ex sindaco di Arconate (per rimanere in tema..) è uno degli ultimi animali politici e da consenso rimasti in circolazione.

Mario Mantovani

Bastava osservarlo venerdì sera, alla cena di Busto Arsizio con Giorgia Meloni e i 1500 commensali, mentre sorrideva, stringeva mani, circolava per i tavoli dove le sue truppe si stanno rigenerando in numero e forza alla velocità della luce.

Una leadership carismatica, forse anomala, di certo fondata sulla summa della lezione politica dei padri repubblicani, che non hanno mai tralasciato l’essenzialità del rapporto umano e personale come pre condizione di quello politico ed elettorale.

Ed in questo specifico campo, va da sè, Mario Mantovani è un fuoriclasse. E che considerando due fattori- al tempo attuale, dominato dal nanismo politico diffuso, Mantovani è come un giocatore da Champions League chiamato ad evoluire attorno a comprimari da Promozione; se i cacicchi rancorosi dovessero organizzare una cena con i propri fedelissimi, inoltre, basterebbe loro un tavolo dello storico autogrill di Novara- appare chiaro che il sole, sull’impero politico di Mario Mantovani, è ben lungi dal tramontare.

Con buona pace di forcaioli, manettari, giustizialisti e convertiti dal garantismo liberale alla pratica della caccia alle streghe. Ma d’altro canto, se lorsignori dovessero fare a meno di seggi ed emolumenti, forse dovrebbero trovare un lavoro. Sono problemi, sapete com’è..

Il Veleno di Dragonera

 

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