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Mario Corso il “piede sinistro di Dio” e quando l’Inter di Herrera veniva a Magenta. Di Pietro Pierrettori

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

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MILANO – Si sono svolti questa mattina a Milano i funerali di Mario Corso, scomparso all’età di 78 anni. Straordinario interprete del calcio anni ’60, simbolo della Grande Inter degli anni Sessanta, ha ricevuto l’ultimo saluto dalla ‘sua’ Milano con la cerimonia funebre celebrata nella Basilica di Sant’Ambrogio. Tanti i cittadini presenti per salutare l’ex campione nerazzurro, insieme alle autorità cittadine e ai rappresentati delle società di cui ha vestito la maglia. Anche alcuni striscioni, appesi lungo il percorso, in ricordo del ‘mito’ calcistico di ‘Mariolino’, indimenticabile artista di un calcio che fu precursore di quello moderno. “Con l’Inter nel cuore anche all’ultimo, ciao Mariolino” è il ricordo che ha voluto dedicargli la Curva Nord, la frangia più calda e appassionata del tifo interista

Qui di seguito proponiamo invece il commosso ricordo del nostro Pietro Pierrettori,  presidente della Pro Loco cittadina e grande tifoso nerazzurro. Uno spaccato davvero bello anche per comprendere che cos’era il “folbar” e soprattutto, cosa rappresentava per quei ragazzi che hanno vissuto quell’epoca indimenticabile.

“Purtroppo non ho mai visto foto (e se qualcuno ne avesse me lo faccia sapere) di quando l’Inter veniva in ritiro all’Hotel Excelsior di Magenta.
Erano gli anni 1961 e 1962. L’Hotel era stato inaugurato nel 1959 per il Centenario della Battaglia. E non veniva solo l’Inter, ma anche il Torino dei due scozzesi (pazzi e scatenati) Dennis Law e Joe Baker, l’Atalanta, l’Udinese
Casualmente, una decina di anni ora sono, su un volo per Madrid, incontrai Luisito Suarez, arrivato all’Inter dal Barcellona dopo aver vinto il “Pallone d’oro”, e gli raccontai che da ragazzino l’avevo incontrato molte volte a Magenta.
Mi disse che ricordava perfettamente quel periodo nella nostra Città.
Non esistendo ancora Appiano Gentile, all’Inter necessitava un luogo per il ritiro prima delle partite casalinghe, a San Siro.
Continuò raccontandomi che era stato l’ossonese Mario Mereghetti (detto Màgia), centrocampista nerazzurro, a trovare la soluzione Magenta.
Al venerdi e al sabato, l’Excelsior era blindato.
A noi ragazzini e ai tifosi non rimaneva che attendere la passeggiata mattutina dei giocatori.
Li ho ancora nella mente tutti i giovanissimi campioni della grande Inter.
In fila ordinata, giocatori davanti e il “Mago”, Helenio Herrera, dietro a tutti, con l’occhio del vigile controllore.
Itinerario della passeggiata era via Cattaneo, via Roma, piazza Liberazione, via 4 giugno, via Brocca e in Hotel per il pranzo.
Quanti foglietti pieni di autografi ci mettevamo in tasca…(non so più dove sono finiti).
Non ci pareva vero poter guardare, a pochi centimetri, quelli che sarebbero stati impressi nella nostra memoria con la famosa “tiritera”…Sarti, Burgnich, Facchetti…..
e ancora… Jair…Suarez Domenghini…Mazzola e Mario Corso…
E Mariolino lo saluto così, il famoso “piede sinistro di Dio”, con l’immagine nel cassetto dei miei ricordi…
A proposito..il suo autografo aveva una C allungata. Dopo prove e prove avevo imparato a rifarlo.
Il pallone “a foglia morta” l’hai messo in rete per l’ultima volta e …”luci a San Siro non ne accenderanno più”.

Pietro Pierrettori

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