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Mariano Rumor, il leader silenzioso

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Il 22 gennaio ricorre l’anniversario della morte (1990) di uno dei padri della Democrazia Cristiana. Eletto nell’Assemblea Costituente, consecutivamente sino al 1976.
 

Promotore della corrente DC, Iniziativa Democratica, lontana dagli integralismi religiosi e sostenitore di una sussidiarietà ante litteram: “Lo Stato –ebbe a dire- dev’essere promotore e regolatore di un’azione di solidarietà tra le classi e all’interno delle classi”. Nonché di una terza via in ambito economico: “Sono favorevole ad un intervento pubblico dello Stato in ambito economico. L’economia dev’essere riferita all’uomo ed al suo essere componente della società. Delle esigenze d’ordine e di libertà dell’uomo, delle condizioni permanenti della sua esistenza e del suo operare, del suo articolarsi in sfere di autonomia individuale e sociale ed in necessari apparati di autorità e di potere, è forma necessaria lo Stato, ordinamento giuridico che si pone come l’organizzazione fondamentale e sovrana della comunità”.

 

Sostenitore del Patto Atlantico (firmato nel 1949, diede poi origine alla Nato e vede l’Italia tra i 12 paesi fondatori), è stato presidente dell’Unione Mondiale (ed Europea) dei Democratici Cristiani. Nata nel 1961, per collegare il movimento democristiano in Europa a quello in Sud America, vide l’Italia leader tra i partiti europei componenti e Mariano Rumor presidente fino agli anni’80. In tale ruolo ha mantenuto contatti con i vertici della DC cilena, aiutando finanziariamente il partito locale. Già nel 1957, come vice-segretario della DC italiana, a San Paolo del Brasile, inaugura il dialogo interoceanico tra i partiti, di matrice cattolica, europei e sud-americani. In seguito visiterà Argentina, Uruguay e Cile. Con l’elezione di J.F.Kennedy a presidente USA (1960) inizia la collaborazione triangolare, USA-Cile-Italia, portando nel paese sud americano aiuti finanziari per il contenimento del comunismo.

Marco Crestani

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