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Manovra, addio al Totocalcio: un’altra mazzata per noi romantici del calcio che fu

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A meno di colpi di scena dell’ultima ora addio a Totogol, ‘Il 9′ e Totocalcio. Con un emendamento dei relatori alla manovra, non ancora votato in commissione Bilancio al Senato, arriva una riforma dei “concorsi pronostici sportivi”. Per rilanciare questa tipologia di gioco “che non comporta rischi connessi al disturbo da gioco d’azzardo”  – si legge nella nota dell’Ansa – si prevede, un unico prodotto, con l’aumento delle possibilità di vincita e la possibilità di farne pubblicità in deroga al decreto dignità. La promozione è affidata alla nuova Sport e Salute, la nuova Spa dello sport che sostituisce Coni Servizi. E’ questo un altro effetto del  ‘governo del cambiamento’  ma anche una mazzata, ai romantici di quel calcio anni ’80 di cui la schedina con il suo ’13’ e i suoi ’12’ – già perché si pagavano anche quelli e a volte con i sistemi capitava anche di farsi un discreto gruzzolo –  erano parte integrante. 

 Il Totocalcio nacque come concorso a premi nel 1946 grazie all’idea di un giornalista della Gazzetta dello Sport, Massimo Della Pergola. La versione originaria del concorso prevedeva di pronosticare 12 risultati di altrettante partite di calcio, fu aggiunta una tredicesima partita a partire dal concorso numero 20 della stagione 1950-1951 (da cui nacque l’espressione fare tredici al Totocalcio), mentre dal 2003 ne venne inserita una quattordicesima.Il numero di scommesse aumentò in maniera esponenziale fino al 1993, quando si registrarono numeri record. Il 7 novembre dello stesso anno furono realizzati solo tre tredici che pagavano ciascuno circa cinque miliardi di lire, mentre in una ricevitoria di Crema fu giocato un sistema che pagò 5 549 756 245 lire. 

E indubbio che gli anni Ottanta furono quelli in cui il totocalcio ebbe il maggior successo tra gli appassionati di calcio nostrani. Erano  anche gli anni dei mitici film di Diego Abantuono vedi il trittico “Eccezziunale veramente” del 1982.  Tre pellicole uno più bella dell’altra, in cui il mito della schedina che ti cambia la vita veniva descritto in uno spassosissimo episodio. Ma la schedina era anche il simbolo di un’Italia che stava bene, che vinceva e dove tutti, proprio tutti, potevano fare bingo e andare avanti. Oggi paradossalmente siamo assediati un po’ ovunque, da gioco e scommesse. Ma la sensazione è quello di una povertà estrema sociale ed economica. Alla schedina in fin dei conti, ci si giocava una volta alla settimana ed era alla portata di tutti. Era uno sfizio, non certo una malattia. Anzi ci si divertiva con le doppie e la tripla che dato che costava di più, te la giocavi proprio quando era indispensabile.  Oggi accade l’esatto contrario. Code di disperati come degli automi già prima mattina, con la neve o la pioggia, alla macchinetta a farsi fottere soldi in continuazione. Sarà ma è un modello che ci mette tanta tristezza. Con i malati del gioco a tutte le ore, che ogni giorno devono spararsi la loro dose. D’altronde non poteva che finire così.  Calcio spezzatino, partite a tutte le ore, scommesse on line, con il faccione di qualche personaggio dello spettacolo caduto in disarmo che ti incoraggia a entrare in questo grande mondo…..Bah, inevitabile allora che la vecchia Sisal dovesse soccombere. Peccato, comunque. Per noi romantici della partita alla domenica pomeriggio, della schedina e di Novantesimo minuto, è un altro punto a vantaggio del calcio moderno calcio business….pazienza

F.V.

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