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Dall'archivio:

Magenta verso la Battaglia. Manca un mese e guardate come siamo messi

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Attenzione: questo articolo fa parte dell'archivio di Ticino Notizie.

Potrebbe contenere informazioni obsolete o visioni da contestualizzare rispetto alla data di pubblicazione.

MAGENTA – Facciamo una premessa. Lo sappiamo bene che noi italiani riusciamo a dare il meglio nelle situazioni di emergenza. Però, francamente, non si capisce perché la Città di Magenta debba mettersi il vestito della festa – ammesso che quest’anno ci riesca – in vista delle celebrazioni del 160 esimo anniversario della Battaglia risorgimentale del 1859, salvo poi vivere nel degrado e nella trascuratezza gli altri giorni dell’anno.

C’erano una volta i parchi cittadini, fiore all’occhiello della Giunta di Luca Del Gobbo, nonché intuizione dell’allora vice Sindaco Marco Maerna, inseriti in un percorso di valorizzazione monumentale…. Da vecchi “cronisti di campagna” ci ricordiamo bene che quello era un tratto distintivo del PGT approvato da quell’Amministrazione.

Bene.  Abbiamo fatto una breve inchiesta fotografica tra il bellissimo parco di Villa Naj Oleari, l’Ossario di via Brocca per poi arrivare in Casa Giacobbe. E ci siamo trovati di fronte a situazioni piuttosto imbarazzanti. Soprattutto in considerazione del fatto che oggi è l’8 Maggio giorno del Signore e, quindi, calendario alla mano, ci troviamo ad un mese esatto dal momento clou del ‘Giugno Magentino’.

Naturalmente, la colpa non è tutta dell’Amministrazione. Manca molto senso civico, perché fari distrutti come quelli di Villa Naj Oleari, piuttosto che il pannello tra le steli dei due generali, davanti alla statua del Mac Mahon, più volte imbrattato con lo spray, sono solo alcuni esempi dei nuovi barbari all’opera e in servizio permanente distruttivo. 

Però, questo non toglie che compito dell’Amministrazione sia quello di ripristinare e rendere fruibile il più possibile questi luoghi così da renderli frequentati e, quindi, allontanare il più possibile gli incivili che, peraltro, abbondano.

Ma andiamo con ordine con il nostro ‘book fotografico’. Questo è il gioco di luci con il tricolore letteralmente “sparito” dal muro di Casa Giacobbe. 

Proseguiamo con i pannelli illustrativi (che ormai illustrano ben poco). Furono collocati all’epoca dell’Amministrazione di Giuliana Labria, poi la Giunta Invernizzi “promise” (sul ghiaccio evidentemente…) di ricollocare quello sparito in piazza Liberazione. Risultato ad oggi anche quello fuori da Casa Giacobbe è in disfacimento e tra poco difficilmente leggibile.   

I successivi scatti li dedichiamo al “capolavoro” del Parco di Casa Giacobbe. Erbaccia stile Savana, dove cresce un po’ di tutto. Qualche anno fa, erano state realizzate delle composizioni floreali che richiamavano le bandiere delle Nazioni protagoniste della Battaglia. Oggi la cosa appare assai improbabile, a meno di non utilizzare i fiori di plastica. Potrebbe essere un’idea interessante per l’Assessorato di competenza.

Chiudiamo con la questione luci. Che non fa rima solo con degrado, ma soprattutto con sicurezza. Qui sotto trovate quanto rimane del faretto di Villa Naj Oleari. Ma lista dei problemi aperti non è certo finita: nei giardini di Casa Giacobbe, a quanto ci risulta, l’impianto luci funziona al 50% da quasi tre mesi, totalmente al buio da quattro mesi quello del Parco dell’Ossario. Mentre quanto alla statua del Mac Mahon anche qui siamo al buio da più di cinque mesi.  Non sarebbe il caso di fare qualcosa?

F.V.

 

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