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Magenta, un San Rocco più raccolto, tra fede e tradizione agricola in Bullona

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MAGENTA –  Indubbiamente le nubi grigie, i tuoni in lontananza e il vento, non facevano presagire nulla di buono per questo strano San Rocco ai tempi del Coronavirus. Poi per fortuna, il vento è girato e pur con una temperatura gradevole, ha iniziato a far capolino il sole. Magenta complice il ponte del Ferragosto e la tradizionale fiera cancellata, causa Covid, si presenta pressoché deserta. O meglio chi c’è o se ne stata in casa o esce con parsimonia.

 

Eppure, iniziando a percorrere la strada Valle di Pontevecchio che conduce alla Cascina Bullona di Stefano Viganò, stamani, abbiamo iniziato a notare un intenso andirivieni di macchine, o di bici per chi ha scelto l’uscita che fa bene anche alla salute. Quando arriviamo in Bullona, Stefano ci accoglie come sempre calorosamente, anche se all’ingresso non si sgarra: termo scanner per tutti. 

“Oggi a pranzo avremo circa un’ottantina di coperti – ci dice Viganò – avremmo potuto andare oltre, ma la parola d’ordine è cautela e responsabilità. Del resto non ci possiamo lamentare anche ieri per il Ferragosto abbiamo fatto un bel numero di coperti”. Stefano d’altronde, insieme al Comitato Agricolo del Magentino, con il patrocinio di Magenta (presente in mattinata l’Assessore Luca Aloi a seguire staffetta con il Sindaco Calati), si è assunto la responsabilità e il coraggio di mantenere viva la tradizione, pur in un’annata così complicata e con i nuovi contagi di Covid che certo non promettono nulla di buono per  le prossime settimane.

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“L’abbiamo voluta fare – spiega il titolare di uno dei primi storici agriturismi della Valle del Ticino – perché è giusto così. Qui abbiamo ampi spazi e con l’aiuto di tutti potrà essere comunque una bella giornata”.  Mentre chiacchieriamo con Viganò, in quello che era l’antico fienile della Cascina, si celebra la Santa Messa con don Emiliano. Intanto, gli espositori del Comitato vendono i loro prodotti a chilometro zero, oltre naturalmente, all’immancabile ormai dolce di San Rocco, nato dalla creatività del Prevosto don Giuseppe Marinoni e dal talento pasticcere della Pasticceria Montagna.

La giornata proseguirà con il menù della tradizione, gelato artigianale per tutti nel pomeriggio e chiusura con la musica di Dj Ranzani e un aperitivo sull’aia come finale. 

Intanto, mentre la festa in Cascina prosegue, l’altro luogo immancabile della tradizione è la Chiesa dedicata al Santo Compatrono che ha riaperto le porte per l’occasione. Si offre in tutta la sua bellezza, anche se come ben ha detto don Giuseppe, anche qui i lavori da fare non mancano. Sul sagrato ci accolgono Jessica Oldani e le volontarie della riffa che in una festa che si rispetti non manca mai. Dentro i simboli della fede e della protezione per la nostra comunità e per le nostre famiglie. Oggi più che mai indispensabili.

F.V.

 

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